Guerra Sud Sudan: paradossi antichi e nuovi

Pubblicato il 2 Maggio 2014 alle 13:18 Autore: Raffaele Masto

Oltre 9000 bambini combattono tra le fila dei due schieramenti in campo che si affrontano da metà dicembre in Sud Sudan: lo ha detto oggi a Juba l’Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, che ha anche denunciato atti, nel Paese, che costituiscono crimini di guerra. 9000 bambini sono tanti, eppure la cifra e senz’altro sottostimata. I minori impegnati nella guerra in Sud Sudan potrebbero addirittura essere moltiplicati per tre, per quattro, per cinque. La vita media in Sud Sudan è di 46 anni.

Ciò significa che a trenta si è già vecchi. La maggioranza dei combattenti, di conseguenza, ha meno di venti anni. Le somme sull’età di questi combattenti, dunque, può tirarle chiunque. Quello dei bambini soldato del resto è un corollario ormai obbligato di ogni guerra moderna. Si, perché la guerra del Sud Sudan è un paradosso, è la classica guerra moderna, sebbene si combatta con armi tradizionali, obsolete, addirittura antiche, ataviche come i machete e le lance.

sudan mashar

Le guerre moderne infatti hanno delle caratteristiche: vengono combattute da bambini, le vittime sono civili e non combattenti, e profughi e rifugiati sono una variabile del conflitto, in sostanza un arma in mano ai signori della guerra. Impressionano le dichiarazioni della rappresentante dell’Onu per i diritti Umani, Navy Pillay, che ha incontrato il presidente Salva Kiir e il suo rivale ed ex presidente Riek Machar.

Cito testualmente: “entrambi sono indifferenti al rischio carestia che minaccia il loro paese. Questa indifferenza fa inorridire. La prospettiva di infliggere la fame e la malnutrizione su larga scala a centinaia di migliaia di loro concittadini non sembra toccarli minimamente”. Così stanno le cose, dunque. Figuriamoci se questi personaggi possono essere impressionati da qualche migliaio di bambini armati.

sudan kiir

Caratteristica ineliminabile, come abbiamo detto, di una guerra che, come tutte le guerre, non si preoccupa, come vorrebbero alcuni politici, delle convenzioni di Ginevra, delle dichiarazioni per i diritti umani, delle condanne per gli stupri come arma dei conflitti. Condanne, convenzioni, documenti firmati nelle stanze della diplomazia con aria condizionata e segretarie inappuntabili ma ben lontano dalle guerre. Le giuste denunce di Navy Pillay sono un motivo in più per mettere sotto accusa, senza esitazioni, Salva Kiir e Riek Machar per crimini di guerra e contro l’umanità.

Raffaele Masto

L'autore: Raffaele Masto

Giornalista di Radio Popolare-Popolare Network. E' stato inviato in Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa dove ha seguito le crisi politiche e i conflitti degli ultimi 25 anni. Per Sperling e Kupfer ha scritto "In Africa", "L'Africa del Tesoro". Sempre per Sperling e Kupfer ha scritto "Io Safiya" la storia di una donna nigeriana condannata alla lapidazione per adulterio. Questo libro è stato tradotto in sedici paesi. L'ultimo suo libro è uscito per per Mondadori: "Buongiorno Africa" (2011). E' inoltre autore del blog Buongiornoafrica.it
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