Sondaggi politici TP: Sì a aumento spesa per Difesa (ma non fino al 5% del PIL)

Pubblicato il 27 Giugno 2025 alle 18:54 Autore: Alessandro Faggiano
Sondaggi politici elettorali TP 27 giugno 2025, l'aumento della spesa per la Difesa

Sondaggi politici TP: Sì a aumento spesa per Difesa (ma non fino al 5% del PIL)

Bentornati con il nostro sondaggio settimanale, il primo di questa estate 2025. Il focus rimane anche per questa settimana sulla politica estera e, in particolare, al conflitto tra Iran e Israele e alla richiesta di Trump di alzare la spesa per la difesa al 5% del PIL. Vediamo cosa ne pensano gli italiani.

Sondaggi politici TP: di chi è la responsabilità della guerra tra Israele e Iran e che ruolo ha giocato Donald Trump

Partiamo dalle responsabilità di quella che è stata rinominata, giornalisticamente, “la guerra dei 12 giorni”. Per metà del campione, la colpa principale è da attribuire a Israele (27,1%) o al governo Netanyahu (25,5%). Per i primi, Israele “ha disegni egemonici su tutto il Medio Oriente e nessuna considerazione per il diritto internazionale e la vita umana”. Per l’altro quarto di campione la responsabilità è “Soprattutto di Netanyahu, che scatena guerre per rimanere al potere e non finire in carcere per i vari reati di cui è colpevole”.

Poco più di un rispondente su tre, invece, sostiene che la colpa principale sia “Dell’Iran, che cerca di ottenere l’atomica, da decenni minaccia Israele di distruzione e destabilizza il Medio Oriente in modo diretto e indiretto”.

Infine, la risposta meno gettonata è quella che vuole, nella genesi del conflitto, la responsabilità principale “di Trump, che ha cancellato gli accordi fatti tra Obama e l’Iran, sabotando così una risoluzione diplomatica della questione”. Solo il 9,2% sceglie questa opzione.

Sondaggi politici elettorali TP 27 giugno 2025, la responsabilità della guerra tra Iran e Israele
Sondaggi politici elettorali TP 27 giugno 2025, la responsabilità della guerra tra Iran e Israele

E proprio riguardo all’atteggiamento di Trump nel conflitto tra Israele e Iran, una maggioranza (non tanto netta) degli italiani giudica negativamente il suo operato. Per il 33,9% si comporta “Molto male, ha appoggiato l’aggressione israeliana e la violazione del diritto internazionale, confermando il supporto americano ai crimini di Tel Aviv”. E per il 22,9%, invece, il giudizio è negativo In quanto starebbe operando “in modo caotico e irrazionale, senza una direzione precisa. Così facendo gli USA perdono autorevolezza e favoriscono altre guerre future”.

Tra coloro che sostengono in maniera più o meno decisa l’operato di Trump, c’è un 20,1% che ha un giudizio molto positivo: “Molto bene, ha favorito la distruzione delle capacità nucleari iraniane e poi si è mosso per raggiungere la pace”. Poi, per una persona su dieci (10%) “È positivo che stia cercando di spingere per una pace nella regione, anche se non avrebbe dovuto appoggiare Israele all’inizio e non bombardare l’Iran”. Per un altro 10,3%, infine, “Ha fatto bene ad appoggiare Israele e bombardare l’Iran, ma dovrebbe completare il lavoro, non lasciare il regime iraniano libero di ritentare la strada del nucleare”.

Sono in pochi a non avere una opinione precisa e non rispondere (2,8%).

Sondaggi politici elettorali TP 27 giugno 2025, il ruolo di Trump nella guerra tra Iran e Israele
Sondaggi politici elettorali TP 27 giugno 2025, il ruolo di Trump nella guerra tra Iran e Israele

La posizione italiana nel conflitto Israele-Iran: una spaccatura (con tendenza negativa)

Per chiudere il trittico di domande sul conflitto Israele-Iran, abbiamo chiesto come giudica la posizione del governo italiano sulla guerra. La risposta maggioritaria è “Negativamente, è stato troppo servile verso Israele, avrebbe dovuto opporsi ai suoi attacchi”, opzione scelta dal 42,5% dei rispondenti. C’è anche un 5,9% che, giudica l’operato italiano in modo negativo ma per ragioni opposte a quelle della risposta maggioritaria del campione: “è stato esitante e passivo, non si è schierata con Israele in modo deciso come avrebbe dovuto”.

Segue, dall’altro lato, il 35,9% che considera la posizione italiana in maniera positiva con il Governo che “non si è fatto coinvolgere eccessivamente e si è mosso con equilibrio”.

Infine, per il 14,3%, “Da molto tempo l’Italia conta poco in politica estera, quindi non era possibile fare nulla”.

Sondaggi politici elettorali TP 27 giugno 2025, la posizione italiana sui conflitti in Medio Oriente
Sondaggi politici elettorali TP 27 giugno 2025, la posizione italiana sui conflitti in Medio Oriente

Sondaggi politici: Sì a incremento spesa per la Difesa, ma non fino al 5%

Rimanendo in tema di conflitti, c’è anche quello interno all’Occidente e al blocco Atlantico sulle spese per la difesa. Abbiamo chiesto se sia giusto che i Paesi NATO raggiungano una spesa per la difesa pari al 5% del Pil entro il 2035, così come chiesto dal presidente Trump. La risposta che va per la maggiore è quella di un rifiuto rotondo: il 40,8% crede che “le spese militari non vanno alzate e se possibile vanno diminuite, si tratta di risorse tolte al welfare e favoriscono lo scoppio di conflitti”.

Andando a sommare, però, le risposte di chi approva un aumento della dedicazione per la Difesa, si arriva a una percentuale di maggioranza. Per il 17,9% è giusto un aumento dopo anni di spesa molto bassa, ma il 5% del Pil è troppo, persino gli Usa non arrivano a questo livello”. Un altro 20,6% afferma che sia giusto se “nel 5% sono incluse, come appare, spese per sicurezza interna e infrastrutture che prescindono dagli armamenti”. E infine, c’è un 18,9% del campione che sposa completamente la linea trumpiana asserendo di sì, che “in 10 anni è fattibile e necessario, i Paesi europei e l’Italia si sono appoggiati troppo agli Usa, è giusto siano maggiormente responsabili della propria difesa”.

Sondaggi politici elettorali TP 27 giugno 2025, l'aumento della spesa per la Difesa
Sondaggi politici elettorali TP 27 giugno 2025, l’aumento della spesa per la Difesa

Sondaggi elettorali TP 27 giugno 2025 e fiducia in Giorgia Meloni

Chiudiamo con le intenzioni di voto aggiornate al 27 giugno 2025. Rispetto alla scorsa settimana, sia FdI che PD perdono due decimi. Il partito di Giorgia Meloni scende al 29,5% e il PD ritorna al 22,1%. Sale il M5S, al 12,2%. Rilevante la reazione della Lega, che si riporta in scia dei forzisti che, ora, distano solo un decimo. Va detto che proprio tra le due forze politiche minori della coalizione di governo c’è un costante movimento a fisarmonica e nessuna delle due che riesce a staccare definitivamente l’altra. Si rifà sotto AVS che risale al 6,5% e conferma una leggera ripresa. Come succede ormai da svariate settimane, nessun altro partito raggiunge la fatidica soglia di sbarramento del 3%, con Calenda che ci va vicino (2,8%). Seguono Italia Viva (2,3%) e +Europa (2,0%). Tutte le altre formazioni sondate sono al di sotto dei due punti.

Chiudiamo, infine, con la fiducia nella premier. Per la seconda settimana di seguito, il dato di chi non ha la minima fiducia in Meloni supera il 50%. C’è però una ripresa nel dato aggregato di chi ha molta+abbastanza fiducia: la leader di FdI risale oltre la soglia psicologica del 40% e si attesta al 40,5%.

Sondaggi politici elettorali TP 27 giugno 2025, fiducia in Giorgia Meloni
Sondaggi politici elettorali TP 27 giugno 2025, fiducia in Giorgia Meloni

Nota metodologica: sondaggio realizzato con metodo CAWI, 2.800 interviste raccolte tra il 24 e 27 giugno 2025

QUI, IL NOSTRO ULTIMO SONDAGGIO – chi è il maggior pericolo per la pace nel mondo

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L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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