Diaz, Orfini: “Vergognoso che De Gennaro sia a capo di Finmeccanica”

Pubblicato il 8 Aprile 2015 alle 16:25 Autore: Giacomo Salvini
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L’indomani è più confuso dell’oggi. La sentenza della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo che ha condannato l’Italia per i fatti del 21 luglio 2001 in occasione del G8 di Genova, ha riaperto il dibattito su una questione troppo spesso dimenticata dalla politica e dalla grande editoria nostrana. L’irruzione dei poliziotti nella scuola Diaz dove dormivano i no global contrari alla manifestazione dei “grandi della terra”, fu condita da episodi di “tortura” vera e propria. Molti feriti, tanti percossi, gratuitamente. E poi anche un morto: Carlo Giuliani, “armato” di estintore e raggiunto dalla pallottola del carabiniere Mario Placanica, prosciolto nel 2003 per legittima difesa e uso legittimo delle armi. La corte europea, sulla base del ricorso presentato dall’allora 62enne e vittima della Diaz Arnaldo Cestaro, ha condannato anche l’Italia per un vuoto normativo in materia di tortura. Domani la Camera potrebbe dare il via libera al ddl arrivato in Parlamento quasi due anni fa, per poi tornare al Senato per l’approvazione definitiva. Ma le resistenze sono ancora molte.

Diaz, i fatti e processi

Ieri la Corte ha qualificato le aberrazioni delle forze dell’ordine di quel 21 luglio 2001, come “tortura”. Un bilancio drammatico, da “macelleria messicana” come la definì il vice dirigente del reparto mobile di Roma Michelangelo Fournier: 63 feriti, 93 arrestati illegalmente. Ma l’indagine aperta dai pm di Genova Enrico Zucca e Francesco Albini Carona per violenza privata, lesioni, abuso d’ufficio, falso e calunnia, è finita quasi tutta nel nulla. In primo grado (13 novembre 2008) sono 13 le condanne (su 28 richieste dall’accusa) e 16 le assoluzioni. Due anni dopo, la Corte d’Appello di Genova ribalta tutto: 25 condannati su 28, tra cui i vertici della catena di comando della Polizia (Vincenzo Canterini, Francesco Gratteri, Giovanni Luperi, Spartaco Mortola, Gilberto Caldarrozzi). In Cassazione però solo 17 funzionari vengono condannati con l’accusa di falso aggravato: le altre accuse sono cadute in prescrizione. E molti di loro hanno avuto addirittura delle promozioni in carriera: Gilberto Caldarrozzi, all’epoca capo del Servizio centrale operativo (Sco), per esempio ha iniziato a lavorare come “consulente per la sicurezza” di Finmeccanica oppure Filippo Ferri, ai tempi capo della mobile di La Spezia, è stato assunto dal Milan come tutor di Mario Balotelli. Da ultimo, Gianni De Gennaro, attuale Presidente di Finmeccanica e ai tempi capo della Polizia. Proprio la sentenza di Strasburgo ha riaperto le polemiche sulla nomina di De Gennaro a capo della grande azienda statale risalente al luglio 2013 (governo Letta-Saccomanni). Matteo Orfini cinguetta meritoriamente: “Lo dissi quando fu nominato e lo ripeto oggi dopo la sentenza. Trovo vergognoso che De Gennaro sia presidente di Finmeccanica”.

Diaz, ddl tortura

Da ben 27 anni l’Italia si è impegnata con le Nazioni Unite a coprire il vuoto normativo in ambito di pene e trattamenti contro i diritti umani. Si sono succeduti 19 governi e niente è ancora avvenuto. Ma questa, dicono, è “la volta buona”. Domani la Camera infatti potrebbe dare il via libera al ddl “Introduzione del delitto di tortura nell’ordinamento italiano” presentato da Maurizio Buccarella (M5S) e approvato il 5 marzo 2014 a Palazzo Madama da una maggioranza trasversale che va da Fratelli d’Italia fino al Partito Democratico. Poi il ddl dovrebbe tornare al Senato per l’approvazione definitiva.

Diaz, Buonanno: “Polizia ha fatto bene, io avrei dato più botte”

Molti commenti, poca lucidità. In un’intervista al Mattino di Napoli, l’allora vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini ammette: “fummo subito convinti che l’ordine pubblico ci sfuggì di mano” ma “non è mai emerso nulla e io non conosco alcuna direttiva politica” sull’irruzione della polizia alla Diaz. Il pm Enrico Zucca intanto invita la politica italiana a prendere atto che “la tortura” è un “reato commesso da uomini dello Stato” e che “la Corte europea lancia all’Italia un messaggio preciso: ‘Dovete spaventare i torturatori’”. Ma, conclude, “il Parlamento” sta facendo “tutto il contrario”. Infine non poteva certo mancare la puntuale castroneria di Gianluca Buonanno alla Zanzara: “la polizia ha fatto bene, io avrei dato più botte”.

 

Giacomo Salvini

L'autore: Giacomo Salvini

Studente di Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze. 20 anni, nato a Livorno. Mi occupo di politica e tutto ciò che ci gira intorno. Collaboro con Termometro Politico dal 2013. Su Twitter @salvini_giacomo
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