Risultati Elezioni Polonia: sarà ballottaggio tra Duda e Komorowski

Pubblicato il 10 Maggio 2015 alle 21:56 Autore: Piotr Zygulski
Duda Komorowski

Risultati Elezioni Polonia: il presidente uscente Komorowski sfidato da Duda, ma i giovani preferiscono l’outsider Kukiz e Korwin-Mikke, che scavalcherebbero la bionda Ogórek.

Domenica 10 maggio i cittadini polacchi sono stati chiamati alle urne per scegliere il Presidente della Repubblica. Dai sondaggi sembrava favorito il presidente uscente Bronisław Komorowski, ma dagli exit poll risulta solamente secondo, dietro allo sfidante Duda; prima di cantar vittoria, i candidati dovranno attendere l’esito del ballottaggio che si terrà il 24 maggio.

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Il ruolo del Presidente della Polonia

La Polonia è una Repubblica Parlamentare, quindi il governo dipende solo dalla fiducia del Parlamento, ma il Presidente della Repubblica è eletto ogni cinque anni a suffragio universale, e proprio in virtù di tale investitura ha un ruolo politico più incisivo rispetto a quello italiano. Il Presidente polacco ha diritto di iniziativa legislativa, può utilizzare una forma di diritto di veto, può chiedere la verifica di costituzionalità di una legge rivolgendosi al Tribunale costituzionale prima di promulgarla, ratifica e revoca i trattati internazionali e ha potere di grazia. Inoltre è capo delle forze armate e nomina i comandanti di tutti i reparti di servizio.

Le ultime vicende

Per un minimo di contestualizzazione, Bronisław Komorowski, del partito di centrodestra Platforma Obywatelska (Piattaforma Cittadina, aderente al gruppo europeo dei popolari) è stato eletto cinque anni fa dopo la catastrofe di Smoleńsk, in cui precipitò l’aereo presidenziale causando la morte del presidente allora in carica Lech Kaczyński con la moglie Maria e alti esponenti del mondo politico e religioso. Sull’onda emotiva di quell’evento, i polacchi scelsero di accordare la fiducia a Komorowski, presidente ad interim, anziché al fratello gemello Jarosław Kaczyński, già primo ministro per il partito Prawo i Sprawiedliwość (Diritto e Giustizia, membro dei conservatori europei), che aveva impostato una campagna elettorale incentrata sulla memoria del fratello, con “complottismi” e sospetti verso la Russia, e ostilità anche nei confronti della Germania. Tradizionalmente l’elettorato polacco si divide territorialmente: il partito PO è maggioritario nelle regioni che si affacciano sul Mar Baltico e in quelle che confinano con Germania e Repubblica Ceca, PiS, invece tende ad essere il primo partito nelle zone sud-orientali confinanti con Bielorussia, Ucraina e Slovacchia. Vi è quindi un sostanziale duopolio, scalfito solo durante le elezioni amministrative, durante le quali l’elettorato locale di alcune regioni è maggiormente disposto a votare il partito centrista PSL, che attualmente fa parte del governo PO attualmente guidato Ewa Kopacz, che ha assunto l’incarico lo scorso autunno dopo la nomina di Donald Tusk alla presidenza del Consiglio Europeo.

Elezioni Polonia, i partiti di maggioranza relativa nei risultati delle elezioni europee 2014

La tradizionale divisione dell’elettorato polacco emerge anche nelle ultime elezioni europee (fonte: Wikipedia)

I candidati alla presidenza

Veniamo dunque ai candidati; sono ben undici in lizza per la presidenza, ma l’aria che tirava prima del voto è che l’esito fosse già scontato.

Elezioni Polonia, il presidente uscente Bronisław Komorowski

Il presidente uscente Bronisław Komorowski

Il presidente uscente Bronisław Komorowski, 62 anni, propone di dare continuità al suo mandato, questa volta presentandosi formalmente come indipendente, ma sempre sostenuto da PO. È un nome che a molti sembra garantire sicurezza, moderazione e imparzialità, come ha affermato la premier Kopacz, pensiero che sembra condiviso da una fetta dell’elettorato, quello che maggiormente ha beneficiato dell’attuale situazione socioeconomica polacca. Komorowski punta quindi sulla pacatezza e sul compromesso, anche per la gestione del conflitto ucraino, che vorrebbe affrontare con diplomazia e sanzioni. Komorowski è determinato a portare avanti il progetto di integrazione nell’Unione Europea, che dovrebbe comportare l’adozione dell’Euro – non gli dispiace mostrarsi accanto alla cancelliera tedesca Merkel – e rivendica l’appartenenza all’alleanza NATO. Propone agevolazioni fiscali a seconda del numero di componenti della famiglia, però vuole mantenere l’IVA al 23% e il nuovo sistema che ha innalzato l’età pensionabile dai 60 anni per le donne e 65 per gli uomini ai 67 per ambo i sessi, creando problematiche simili a quelle dei nostri “esodati”.  Favorevole alla fecondazione in vitro, si mostra contrario al riconoscimento di unioni civili e considera buono l’attuale compromesso sull’aborto, legale solamente in circostanze eccezionali.

Lo sfidante Andrzej Duda, giurista ed eurodeputato quarantaduenne, si presenta come candidato ufficiale del partito PiS, che gode tradizionalmente del sostegno, talvolta pure esplicito, di molti membri del clero polacco. Duda rappresenta un volto giovane per evitare l’errore commesso in passato di giocare tutto sui sentimenti commemorativi del presidente Kaczyński. Il fatto che Duda non sia intervenuto alla manifestazione annuale del partito per l’anniversario della catastrofe di Smoleńsk segna appunto una discontinuità rispetto alla linea più oltranzista del suo partito che continua a pretendere chiarezza e nuove indagini sulla vicenda per venire a capo di quello che sarebbe stato un “complotto” orchestrato dai russi. Duda, più cauto, ha spostato l’attenzione sulle questioni economiche, ponendosi con una proposta di riforma e di riparazione per un paese che sarebbe stato ripetutamente ingannato: puntando sul ritorno al precedente sistema pensionistico, invoca una più ampia spesa sociale e una migliore progressività dell’imposizione fiscale, anche con un innalzamento della no tax area.

Elezioni Polonia, il candidato Andrzej Duda

Il candidato Andrzej Duda (PiS)

Scettico sull’integrazione europea, Duda è anche contrario all’euro, almeno fino a quando i redditi polacchi non saranno dello stesso tenore di quelli degli altri paesi dell’eurozona, ritenendo invece la moneta nazionale come un buon stabilizzatore della crisi che ha coinvolto l’economia europea. Si mostra, inoltre, molto favorevole alla NATO e al rafforzamento della collaborazione tra USA e Polonia, mentre invoca nei confronti della Russia una maggiore determinazione, esigendo un dialogo alla pari e ponendo come priorità europea il contenimento delle mire espansionistiche russe in Ucraina, che vorrebbe tutelare nella sua integrità territoriale contro i secessionismi delle regioni orientali. Tuttavia è cauto sull’invio dell’esercito polacco per soccorrere il governo di Kiev, operazione che a suo avviso andrebbe organizzata dalla NATO; con una posizione meno accondiscendente, a detta di Duda, la Russia non sarebbe riuscita ad annettere la Crimea. L’elettorato cui si rivolge Duda è quindi piuttosto insoddisfatto e desideroso di cambiamenti, anche se non eccessivamente drastici.

I due candidati che si sfideranno al ballottaggio tra due settimane sono incalzati dall’outsider principale di questa tornata, il cantante punk Paweł Kukiz, 51 anni, che può essere considerato il “Lindo Ferretti” polacco. Nelle ultime settimane la sua corsa è stata inarrestabile, senza però raggiungere i consensi di Duda per poter sfidare al ballottaggio Komorowski.

Elezioni Polonia, il candidato Pawel Kukiz

L’outsider Paweł Kukiz

Kukiz, presentatosi come indipendente, pone come priorità la lotta alla partitocrazia ed è il candidato che riscuote maggiori consensi tra l’elettorato giovane. Lo strumento per combattere lo strapotere dei pariti, secondo lui, dovrebbe essere una nuova legge elettorale sul modello britannico, con collegi uninominali che possano instaurare un vero controllo tra elettore e rappresentante; al contempo chiede una riduzione del numero dei parlamentari e delle funzioni del Senato. In materia di età pensionabile propone una consultazione con le rappresentanze sindacali per decidere le misure più opportune, cosa che a suo avviso avrebbe dovuto fare il presidente uscente; si mostra assolutamente contrario all’aborto e alle adozioni per le coppie omosessuali. Circa il conflitto in Ucraina, si mostra contrario alla fornitura di armi perché rischierebbe di gettare benzina sul fuoco e rischierebbe di accentuare il conflitto con la Russia. Favorevole alla permanenza nell’Unione Europea, è però assolutamente contrario all’adozione dell’Euro, che a suo avviso costituirebbe una vera tragedia.

Giacca e papillon sempre elegante, l’altro candidato “anti-partitocrazia” è il paleolibertarian Janusz Korwin-Mikke – exploit 7,2% alle europee dello scorso anno – che potrebbe ricordare un po’ il nostro Oscar Giannino, l’inglese Nigel Farage o l’americano Ron Paul. In questo caso però siamo di fronte ad un campione nazionale di bridge, nonché del più acerrimo nemico dell’intervento pubblico in economia e al contempo tradizionalista dal punto di vista sociale. Settantatré anni, le sue uscite estemporanee ne offrono il ritratto di un nemico aperto della democrazia – il “governo dei più stupidi” – ma anche contrario al voto femminile, perché le donne sarebbero “scialacquatrici”: vorrebbero sempre “più welfare” e quello statalismo che lui vuole avversare in ogni modo, e per fare ciò Korwin-Mikke propone, tra le altre cose, le privatizzazioni delle foreste. Se gli vengono mosse accuse di sessismo, controbatte prontamente: “Quante donne fanno parte della classifica dei campioni mondiali di scacchi?” Contrario all’Euro – “un’idiozia, che questi ladri della BCE fanno svalutare sempre di più” – e grande nemico dell’ “Unione Socialista Europea”, propone riforme radicali, come quella dell’abolizione dell’equivalente dell’IRPEF, per cambiare strutturalmente il sistema economico polacco, a suo avviso ancora troppo legato al modello socialista, nonostante le ampie liberalizzazioni. Korwin-Mikke è per un’IVA al 15%, il minimo possibile nelle attuale condizioni all’interno dell’UE. Si oppone a qualsiasi tipo di sostegno sociale o di spesa pubblica; ad esempio, l’età pensionabile non andrebbe solamente ripristinata ai livelli precedenti, ma nella sua ottica non dovrebbe neppure esistere, perché ognuno dovrebbe avere il diritto di scegliere se e quanti soldi mettere da parte per una pensione, e se e quando andare in pensione.

Elezioni Polonia, il candidato Janusz Korwin-Mikke

Il candidato Janusz Korwin-Mikke

Uno dei punti principali del programma di Korwin-Mikke è l’assoluta neutralità di fronte alle tensioni in Ucraina: secondo lui, gli Stati Uniti d’America avrebbero intenzione di accendere una Guerra Mondiale proprio a partire dall’Ucraina, pertanto esclude categoricamente qualsiasi tipo di intervento per non rendersi responsabile dello scoppio di un conflitto internazionale dalle conseguenze catastrofiche, ipotesi che a suo avviso potrebbe concretizzarsi qualora diventassero presidenti Komorowski o Duda. È la quinta volta consecutiva che Korwin-Mikke si presenta come candidato alla Presidenza della Repubblica di Polonia, ma forse questa volta potrebbe battere il suo record personale del 2,5% raccolto cinque anni fa. Con oltre 600.000 fan su facebook, sul web straccia tutti gli altri candidati, nessuno dei quali supera quota 150.000 seguaci.

L’unica candidata di centrosinistra Magdalena Ogórek, 36 anni, che si presenta con l’Alleanza della Sinistra Democratica (SLD), sembra non essere riuscita a sfondare, perlomeno nei sondaggi. Attrice televisiva ma con un dottorato di ricerca in storia e esperienze ministeriali, avrebbe dovuto rappresentare una ventata d’aria fresca per i socialdemocratici polacchi, che si muovono su posizioni europeiste e propendono per un approccio diplomatico nei confronti della vicenda ucraina. Propone una riforma radicale del sistema fiscale, con un’innalzamento significativo della no tax area, ma scommette molto anche sulla carta della femminilità: “Voglio mostrare che anche le donne possono contare”.

Elezioni Polonia, la candidata Magdalena Ogórek

La candidata Magdalena Ogórek (SLD)

Gli altri candidati in lizza sono il ruralista Adam Jarubas del partito governativo ruralista PSL, il “radicale” Janusz Palikot favorevole all’aborto, alla legalizzazione delle droghe e al riconoscimento dei matrimoni omosessuali, il nazionalista Marian Kowalski, il regista Grzegorz Braun, anch’egli su posizioni nazionalistiche ma con qualche paranoia in più antiebraica, Paweł Tanajno – che si batte per la democrazia diretta, con una prospettiva fortemente europeista – e Jacek Wilk, economista conservatore che propone uno “stato minimo” e una tassazione proporzionale leggera.

Sondaggio Elezioni Polonia, un sondaggio mostra che Kukiz è il più votato nella fascia dei giovani

Secondo il sondaggio Millward Brown, Kukiz sarebbe il candidato che tra i giovani riscuote maggiori consensi, seguito da Korwin-Mikke

Conclusioni

Il consenso personale di cui gode Komorowski supera quello del partito PO che lo appoggia, una forza politica che numericamente conta quanto PiS; ma, anche se persino alcuni iscritti a PiS ritengono probabile la vittoria di Komorowski perlomeno al secondo turno, quasi tutti credono che queste presidenziali siano solo l’anticipo di un’altra sfida più importante: quella delle elezioni politiche, che si terranno in autunno. E lì il risultato è ancora tutto da decidere.

L'autore: Piotr Zygulski

Piotr Zygulski (Genova, 1993) è giornalista pubblicista. È autore di monografie sui pensatori post-marxisti Costanzo Preve e Gianfranco La Grassa, oltre a pubblicazioni in ambito teologico. Nel 2016 si è laureato in Economia e Commercio presso l'Università di Genova, proseguendo gli studi magistrali in Filosofia all'Università di Perugia e all'Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), discutendo una tesi su una lettura trinitaria dell'attualismo di Giovanni Gentile. Attualmente è dottorando all'Istituto Universitario Sophia in Escatologia, con uno sguardo sulla teologia islamica sciita, in collaborazione con il Risalat Institute di Qom, in Iran. Dal 2016 dirige la rivista di dibattito ecclesiale Nipoti di Maritain. Interessato da sempre alla politica e ai suoi rapporti con l’economia e con la filosofia, fa parte di Termometro Politico dal 2014, specializzandosi in sistemi elettorali, modellizzazione dello spazio politico e analisi sondaggi.
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