Siria: Palmyra verrà distrutta

Pubblicato il 22 Maggio 2015 alle 13:43 Autore: Guglielmo Sano

Siria: lo Stato Islamico ha conquistato Palmira. L’Isis controlla la metà del territorio siriano.

Siria: cosa è Palmyra?

Una città in mezzo alla Siria, in pieno deserto, che, secoli fa, era la capitale di un regno indipendente governato dalla regina Zenobia (tra le poche donne di potere che abbiano avuto un ruolo rilevante all’epoca dell’Impero Romano).

Palmyra, però, sembra avere una storia ancora più antica. I riscontri degli storici ne confermano l’esistenza già nell’undicesimo secolo a.C.: aveva il nome di Tadmor, lo stesso della città costruita ai giorni nostri vicino alle rovine, ed era un importante snodo dei traffici commerciali tra Siria e Mesopotamia. Nel 323 a.C. passò sotto il controllo dei Seleucidi e divenne un regno indipendente; l’indipendenza venne mantenuta anche sotto il dominio romano.

Gli edifici più importanti di Palmyra vennero costruiti proprio nel periodo romano, tra il primo e il terzo secolo dopo Cristo. Dopo i romani arrivarono gli arabi nel 634: fu l’inizio della fine, Palmyra perse la sua importanza e inesorabilmente cadde in rovina.

Siria: la battaglia contro la barbarie

Possiamo avere idee diverse ma dobbiamo tutelare le incredibili vestigia della storia umana” ha detto Irina Bokova, direttore dell’Unesco, intervistata da Reuters poco prima che la città cadesse nelle mani dello Stato Islamico. L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani ha reso noto che già ieri i combattenti Isis hanno preso il controllo delle rovine di Palmyra, tuttavia, non sembra vi siano state devastazioni.

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Il ministro dei Beni Culturali siriano Mamoun Abdulkarim ha commentato la caduta di Palmyra dicendo che: “è caduta la civiltà umana, la società civile ha perso la sua lotta contro la barbarie”. Uno dei centri studio più importanti del mondo islamico, l’egiziano Al Azhar, ha esortato tutto il mondo alla difesa del patrimonio di Palmyra ricordando che l’Islam ha vietato la distruzione delle antichità.

Siria: Palmyra e la guerra civile

Attorno a Palmyra si combatteva da giorni: la vittoria riportata contro l’esercito siriano a Tadmor, città in prossimità delle rovine, consegna all’Isis la metà del territorio siriano (95mila Km quadrati). I combattenti islamisti, infatti, hanno preso il controllo dell’ultimo valico tra la provincia irachena di Anbar e la provincia di Homs rimasto nelle mani del governo di Damasco.

Sulla sconfitta, però, non pesa solo l’importanza dell’offensiva dell’Isis: come riportato, anche dal New York Times, i soldati siriani non si sentivano al sicuro in città. Tadmor è una città sunnita, mentre il governo di Damasco è alauita (sciiti): nelle prime fasi della guerra, Assad ha fatto persino bombardare la città in seguito a una ribellione determinando la fine dell’afflusso turistico e dunque gravi perdite economiche per la città.

Se Palmyra verrà distrutta d’altra parte non sarà solo colpa dell’Isis ma anche di 4 anni di cruenta guerra civile. Già nell’aprile 2013, Reuters aveva dato notizia di intensi scontri tra esercito (immagini satellitari confermerebbero l’uso del sito come base) e ribelli nei pressi delle rovine. L’Unesco, non è in grado di visitare il sito sin dal 2011, già in un rapporto del 2014, riportando i dati del ministero siriano dei Beni Culturali, parlava di fori di proiettile sulla pareti del tempio, crollo di colonne, evidenti segni di esplosioni.

L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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