Cernobbio tra fiscalità e ragione: un’analisi del forum Ambrosetti

Pubblicato il 7 Settembre 2015 alle 13:06 Autore: Riccardo Piazza
crescita economica cernobbio padoan un passo avanti al premier renzi

Come ogni anno si è tenuto a Cernobbio, sulle sponde del lago di Como, l’importante vertice economico e del mondo imprenditoriale cui hanno partecipato i principali esponenti del Governo italiano, della politica e della finanza internazionale.

Presente, oltre a diversi ministri di peso, Boschi, Poletti, Giannini, anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi il quale, forte degli ultimi dati snocciolati dall’Istat sul tasso di disoccupazione, 12 per cento all’interno della rilevazione di luglio 2015 ai livelli più bassi dal 2013, e sul Pil, crescita stimata nel primo trimestre 2015 +0,3 per cento e +0,7 su base annua, ha sottolineato con forza la definitiva uscita dell’Italia dal ciclo della recessione tenendosi sulla stessa linea di quanto affermato dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco al recente vertice del G20 di Ankara.

visco cernobbio

Cernobbio: L’abbattimento della pressione fiscale, il fulcro della leva

Una solenne aura di curiosità e attenzione ha accompagnato l’intervento del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Il titolare di via XX settembre si è soffermato sull’importanza dell’abbattimento della pressione fiscale, della contribuzione netta, sia per i cittadini che per le imprese, e dell’interesse composito.

La Rivoluzione copernicana promessa da Renzi sul fisco sarebbe, nelle parole del ministro, il fulcro della leva per la ripresa economica da legare imprescindibilmente al raggiungimento di alcuni obiettivi di medio termine: “Tutto si tiene solo se il risanamento della finanza pubblica procede: noi siamo sotto il 3 per cento e l’indebitamento continuerà a scendere”. Tuttavia la leva rischia seriamente di perdere il punto d’equilibrio se non ben bilanciata.

Il dilemma delle clausole di salvaguardia

Secondo i piani del Governo, definiti nel Documento di Economia e Finanza (Def), il taglio delle tasse sulla casa, il mantenimento della decontribuzione Irpef alle imprese e sulle assunzioni con contratto a tutele crescenti, l’aumento di 80 euro per alcune categorie salariali, il promesso taglio dell’Irap e la sterilizzazione delle cosiddette clausole di salvaguardia, dovranno essere coperti da almeno 16 miliardi di euro che potrebbero anche aumentare qualora palazzo Chigi non dovesse riuscire a strappare qualche unità di margine alla vituperata soglia europea deficit/Pil del 3 per cento.

Imu e Tasi

Soltanto l’eliminazione di Imu e Tasi costerebbe, secondo una rilevazione effettuata qualche tempo fa dal “Messaggero” e dal “Sole 24 Ore”, dai 4 ai 5 miliardi, da reperire con un oculato lavoro di cesello portato avanti attualmente dal Commissario per la revisione della spesa Yoram Gutgeld, in vista della prossima legge di Stabilità e prima del possibile avvio delle temute sopracitate clausole.

Non è chiaro se il Governo abbia già contabilizzato o meno tali possibili aumenti, i quali riguarderebbero la tassazione Iva e le accise sui carburanti. Al forum Ambrosetti di Cernobbio, tuttavia, non c’è spazio per la paura e la platea degli imprenditori ha, per la quasi totalità, apprezzato il memorandum economico portato avanti dall’Esecutivo.

Il peso della tassazione immobiliare in Italia

Eppure il peso della tassazione immobiliare in Italia non è fra i più gravosi. Secondo uno studio dell’Agenzia delle entrate esso corrisponde al 2,6 per cento del Pil. USA, Canada, Belgio, Regno Unito e Francia hanno una incidenza ben maggiore. Analizzando tali dati qualche dubbio di merito e di metodo circa l’impostazione generale del taglio delle tasse per una ripresa definitiva del ciclo economico sovviene. Il cuneo fiscale inerente il costo del lavoro, ad esempio, oggi, ha una incidenza sul Pil superiore a quella immobiliare, ma meno “sentita” dalla classe media italiana rispetto all’annosa questione, a volte meramente propagandistica, delle tasse sulla casa. Insomma la tanto sbandierata eliminazione dell’imposta sugli immobili abitativi potrebbe essere, per l’ancora cagionevole salute del tessuto economico italiano, un falso problema, o meglio, un inefficace placebo.

 

Riccardo Piazza

L'autore: Riccardo Piazza

Nasce a Palermo nel 1987 e si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione presso l’Università del capoluogo siciliano nel 2010. Prosegue i suoi studi specialistici in Scienze filosofiche all’Università di Milano dove consegue il Diploma di laurea Magistrale nel 2013. Scrive per alcune riviste telematiche di letteratura e collabora, quale giornalista, per diverse testate d’informazione occupandosi di cronaca parlamentare, costume e società. Si dedica attivamente allo studio dell'economia e del pensiero politico contemporaneo ed è docente di storia e filosofia. Gestisce un blog: http://www.lindividuo.wordpress.com Su twitter è @Riccardo_Piazza
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