Prezzo petrolio, OPEC e geopolitica: ecco perché la guerra di nervi continua

Pubblicato il 11 Novembre 2015 alle 11:27 Autore: Emanuele Vena
prezzo petrolio trivellazioni

Continua la guerra di nervi sul prezzo del petrolio, nonostante il timido ottimismo mostrato nelle ultime settimane dall’OPEC, l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio. Le ultime notizie infatti evidenziano una persistenza di un basso livello di prezzi che, coniugato con l’attuale quadro geopolitico, sembra destinato a perdurare ancora per un bel po’.

Non più tardi di un mese fa, i vertici dell’OPEC avevano mostrato un discreto ottimismo sul medio termine, evidenziando come nel 2016 la richiesta di greggio dovrebbe subire un rialzo. Nello specifico, per l’Organizzazione l’aumento dovrebbe spingere la richiesta sino a 30,8 milioni di barili al giorno, innalzando la stima di oltre mezzo milione di barili rispetto alle previsioni precedenti. A ciò dovrebbe contribuire anche una riduzione dell’offerta proveniente dai produttori non-OPEC, il cui calo è stimato dall’Organizzazione in 130 mila barili in meno al giorno.

Sulla stessa lunghezza d’onda si era mostrato negli stessi giorni anche Mohammed Al Sada, ministro dell’Energia del Qatar – Paese membro OPEC, con una produzione di oltre 2 miliardi di barili al giorno – che pronosticava un 2016 caratterizzato da un “sano” rialzo dei prezzi, anche in virtù di una maggiore richiesta dalle economie emergenti.

prezzo petrolio

Prezzo petrolio: ecco perché resta basso

Le ultime notizie continuano invece a dipingere un quadro di prezzi molto bassi, con un’OPEC che probabilmente resterà in attesa di un naturale assestamento dell’equilibrio tra domanda ed offerta, nonostante le previsioni sul lato della richiesta – in particolar modo sul versante asiatico – sembrano essere meno ottimistiche.

Ma se sul fronte della domanda l’ottimismo è in calo, problemi notevoli permangono anche sul versante dell’offerta. Evidente è infatti la guerra di nervi tra l’OPEC e gli altri grandi produttori – come Stati Uniti e Russia – che spinge l’Organizzazione a non ridurre la produzione in modo da difendere le proprie quote di mercato. Una situazione che – con uno squilibrio sul versante dell’offerta – non può che perpetuare un basso livello di prezzi. Senza dimenticare l’ingresso nel mercato di altri competitor “inaspettati” come l’ISIS, che da oltre un anno produce e raffina il proprio petrolio, commerciandolo attraverso snodi cruciali come la Turchia.

Prezzo petrolio e geopolitica

Ma oltre a ciò, c’è anche un discorso di leadership da preservare, e che riguarda in particolar modo l’Arabia Saudita. Sul versante geopolitico, infatti, il regno si trova a dover fronteggiare in particolar modo l’offensiva della Russia, che si propone come un agguerrito competitor in mercati vasti come quello cinese.

A ciò si aggiunge l’Iran che, con l’accordo sul nucleare ed il progressivo stop alle sanzioni, è in attesa di “invadere” il mondo con il proprio oro nero, con un aumento di introiti stimato in oltre 1 miliardo e mezzo di dollari al mese. Un particolare che non solo porterà ad un’inevitabile aumento dell’offerta di greggio – anche all’interno della stessa OPEC, di cui anche Teheran fa parte e in cui peraltro dovrebbe rientrare a breve anche l’Indonesia, aumentando ulteriormente il livello di offerta dell’Organizzazione – ma che potrebbe mettere seriamente in discussione la leadership saudita nello scenario mediorientale.

Ecco perché Riyad non sembra intenzionata a mollare, continuando a trivellare e sostenere il livello dell’offerta. In una guerra di nervi che rischia di mettere a serio rischio le finanze stesse del regno ma che – secondo le parole di Khalid Al-Falih, CEO della compagnia petrolifera Saudi Aramco – è necessaria, nonostante un impatto negativo immediato superiore alle aspettative.

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L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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