L’IDeA di Quagliariello, alternativa al centrosinistra: ecco simbolo e sito del movimento

Pubblicato il 26 Novembre 2015 alle 13:22 Autore: Gabriele Maestri
Idea_quagliariello_identita_e_azione, immagine della home page del sito del movimento del soggetto politico da gaetano quagliariello

“… e poi, e poi / che idea… Ma quale idea?”. Non avrebbe dubbi Gaetano Quagliariello a rispondere alla domanda contenuta nel classico di Pino D’Angiò: quale idea? La “mia” idea, anzi, IDeA. Ove la parola diventa l’acronimo di Identità e Azione. Il sito – www.movimentoidea.it – è già nato, anche se di pagine da riempire ce ne sono ancora varie; la “squadra” per dare corpo alla nuova IDeA invece c’è già.

 

Idea, Quagliariello, Identita e Azione, simbolo del movimento fondato da Gaetano Quagliariello

Quagliariello spiega il senso di IdeA

La spiegazione del nome, come vi abbiamo già raccontato in questo nostro articolo, in fondo, sul sito c’è già: nella trasformazione del mondo e dell’Italia politica “persino le idee, le identità sembrano essersi smarrite, o appaiono inservibili e invecchiate”, mentre per Quagliariello e colleghi le idee “nascono non solo dalla mente ma dal cuore. E perché senza di esse fare politica non vale la pena: si riduce a gestione asfittica del potere”. Trasformazioni e sconvolgimenti, in ogni caso, “hanno terremotato il sistema politico. E il vecchio centrodestra, che era stato il baricentro di una lunga stagione imperniata sul conflitto tra berlusconismo e antiberlusconismo, ne ha pagato il prezzo più alto“: lo stesso Nuovo Centrodestra, pur avendo evitato al paese derive greche, sembra potersi ritenere “conclusa”, come si legge anche sull’Occidentale). E’ duramente realista Quagliariello nel riconoscere che “a disgregarci siamo stati tutti bravissimi”, mentre ora bisogna riuscire ad aggregare, mettendo in campo “idee nuove per riscoprire identità antiche”: “serve un’Identità – si legge sempre nel sito – che si traduca in Azione. Serve un’Idea”.

Ma, appunto, quale idea? E, prima ancora, cos’è IDeA? Tiene a precisare Quagliariello che IDeA non è “l’ennesimo partitino”, che peraltro non serve: si tratta piuttosto di un movimento, perché ciò che è vincente e realmente utile è “mettersi in Movimento” (nessun riferimento, ovviamente, al M5S), con la consapevolezza che “tutto ciò che fin qui ha resistito nel campo alternativo alla sinistra non può essere guardato con atteggiamenti di immotivata superiorità, ma sapendo anche che non è sufficiente”. Morale, niente liste di proscrizione per i partiti, ma nessuno può dettare legge nella (ri)costruzione del centrodestra, che dovrà finanziarsi “con la partecipazione e con l’iniziativa” e potrebbe unire “storie e mondi diversi” anche consentendo la doppia appartenenza (motivo di più, probabilmente, per non qualificare IDeA come un partito).

Dea

Ciò si dovrebbe tradurre in un emblema che, su fondo bianco-grigio sfumato “a spilletta”, inserisce l’acronimo e la denominazione del movimento per esteso. Il nome di certo è piuttosto nuovo (in politica l’aveva usato il Movimento idea sociale di Rauti), come anche il riferimento all’identità (l’azione si è già vista, più a destra che a sinistra). Non si è di fronte a un simbolo vero e proprio: non ci sono elementi grafici degni di nota, tutto si regge sul lettering in carattere bastone. Unica particolarità, la “e” minuscola, riportata nella sigla e nel nome completo ad altezza delle maiuscole. Anche quell’idea, però, non è affatto nuova, anzi ricorda qualcosa di già visto: la “e” minuscola tra la “D” e la “A” maiuscole, infatti, è da anni il marchio abbreviato della De Agostini editore. Ovviamente non si pone alcun problema legale sui segni distintivi (IDeA è diverso da DeA, nel significato, nei colori e in parte nella grafica), ma colpisce che Quagliariello abbia lasciato un partito – il Nuovo centrodestra – il cui primo logo, quello rettangolare, richiamava piuttosto l’emblema di uno studio professionale o di un farmaco, per costituire un movimento che involontariamente richiama il marchio di un editore.

Tondo com’è, il simbolo potrebbe anche essere presentato alle elezioni, ma è tutt’altro che scontato: se il prossimo Parlamento – almeno per quanto riguarda la Camera – quasi certamente sarà eletto con l’Italicum, le corse “solitarie” saranno scoraggiate, a vantaggio delle federazioni di vari soggetti politici. Difficile quindi che IDeA finisca sulle schede: può essere che ci finiscano i suoi aderenti, magari sotto altre insegne politiche.

Pubblicato sul sito I simboli della discordia

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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