Prescrizione, perché la riforma è bloccata al Senato

Pubblicato il 14 Aprile 2016 alle 13:02 Autore: Giacomo Salvini
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“In Basilicata le inchieste sul petrolio si fanno ogni 4 anni, come le Olimpiadi. Non si è mai arrivati a sentenza. Se qualcuno ha rubato va messo in galera ma non si blocca l’opera. Chiedo alla magistratura di procedere velocemente e andare a sentenza”. Parlando dell’indagine su Tempa Rossa in direzione Pd il Presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva spronato i giudici a concludere i processi e non tirarla troppo per le lunghe fomentando così il circolo mediatico che si innesta quando viene avviata un’indagine su un personaggio pubblico. Facile a dirsi, difficile a farsi.

A stretto giro infatti gli ha risposto il neo Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm) Piercamillo Davigo. “Ci sono molte inchieste e poche sentenze? Certo, perché c’é la prescrizione – ha dichiarato lunedì l’ex pm di Mani Pulite – la prescrizione è indispensabile fino al processo. Ma, acquisite le prove, non si capisce perché deve continuare a decorrere”.

Sulla scia del caso Eternit la Camera ha approvato il 25 marzo scorso una legge che ridefinisce (e allunga) i termini di prescrizione ma il testo è bloccato da un anno in Commissione al Senato.

Cos’è la prescrizione

L’istituto della prescrizione del reato è previsto nel nostro ordinamento dal codice penale (articolo 157) e serve per stabilire un termine temporale entro il quale lo Stato può perseguire un determinato reato. Questo istituto si spiega con l’idea che, a distanza di molti anni dalla commissione di un reato, lo Stato non abbia più l’interesse a punirne l’autore o a reinserirlo nella società.

La prescrizione si calcola a partire dal giorno della commissione del reato e varia a seconda di esso. L’articolo 157 del codice penale è stato modificato con la legge n.251 del 2005 (detta “ex Cirielli”) che ha modificato i termini della prescrizione: se prima essi venivano stabiliti a scaglioni oggi un reato si estingue in un numero di anni “pari al massimo della pena edittale” (ma mai inferiore ai 6).

La “ex Cirielli” è stata da molti definita come una legge ad personam del governo Berlusconi perché ha contribuito a salvare Cesare Previti accusato di corruzione nel processo Imi-Sir e lo stesso Berlusconi nel processo Mills. In Italia, rispetto a molti altri paesi, durante un procedimento giudiziario la prescrizione non si ferma mai e quindi un reato si può estinguere anche dopo sentenze di primo e secondo grado.

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Prescrizione, 132 mila processi al macero nel 2014

Secondo il dossier pubblicato da Repubblica nel gennaio scorso così, per effetto della “ex Cirielli”, dal 2005 ad oggi 1.486.220 processi sono finiti in prescrizione. Se nel 2012 si è assistito al numero minimo di prescrizioni annue (113.671), dal 2013 in poi il trend è tornato a peggiorare fino alle 132.296 del 2014 (ultimo dato disponibile). Ma il dato che più preoccupa il Ministero della Giustizia è quello riguardante il numero di prescrizioni durante le indagini preliminari (ovvero, prima di andare a processo): circa 80 mila. Molti più dei 23.740 in primo grado, o dei 24.304 in appello o dei 930 in Cassazione.

Differenze evidenti si rilevano anche a livello territoriale. Il rapporto tra prescrizioni e processi fotografa una situazione molto eterogenea: se Bolzano si posiziona al primo posto come efficienza con lo 0,4% di prescrizioni annue, Torino è la pecora nera dei tribunali con il 34,3%. Solo 5 città comunque si posizionano sotto l’1%: Pordenone, Chieti, Rovereto e Trento (oltre a Bolzano). Lo stesso ministro Andrea Orlando, all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Palermo, si è “preoccupato” per questi dati auspicando un cambio di passo nell’approvazione della nuova legge.

 

ministro orlando e renzi affianco

Prescrizione, cosa prevede la nuova legge

Il ddl sulla prescrizione è stato approvato dalla Camera lo scorso 24 marzo 2015 e oggi è ancora fermo in Commissione Giustizia al Senato. Se molti – soprattutto dal mondo della magistratura – avevano chiesto che la prescrizione si fermasse con il rinvio a giudizio, il Parlamento ha deciso di legiferare in maniera diversa: il decorrere della prescrizione viene sospeso per due anni dopo la sentenza di primo grado e un anno dopo quella di appello (ma solo se conforme).

Sospensione di 6 mesi anche in caso di rogatorie internazionali e 3 mesi per le perizie richieste dall’imputato. Inoltre con la nuova legge vengono aumentati i termini di prescrizione per la corruzione: da 8 anni si passa a 12 entro i quali si dovrà arrivare a sentenza. Secondo molti il ddl approvato alla Camera è stato molto annacquato ed è il frutto di una mediazione estenuante con il Nuovo Centro Destra che, nonostante questo, ha deciso di astenersi spaccando così la maggioranza.

Ddl Prescrizione, lo stallo al Senato

Proprio i veleni della votazione finale alla Camera si riflettono oggi sui lavori in commissione al Senato. Oggi il ddl è bloccato a causa dell’ostruzionismo di Ncd che sulle leggi in materia di giustizia si è trovato spesso in disaccordo con il governo. Lo stallo è causato dalla volontà del governo di aumentare la prescrizione per particolari categorie di reato. Così facendo il reato di corruzione si potrebbe estinguere in circa 20 anni. E questo non sta bene al partitino di Alfano che in Commissione Giustizia è rappresentato dal Presidente Nino D’Ascola e nel governo da Enrico Costa, ex viceministro della Giustizia e oggi titolare del dicastero degli Affari Regionali. Questi due di prescrizione non vogliono nemmeno sentirne parlare. E chissà quanti altri casi Parmalat, Thyssen o Eternit dovremmo vivere per poter avere una nuova legge sulla prescrizione.

Giacomo Salvini

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L'autore: Giacomo Salvini

Studente di Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze. 20 anni, nato a Livorno. Mi occupo di politica e tutto ciò che ci gira intorno. Collaboro con Termometro Politico dal 2013. Su Twitter @salvini_giacomo
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