Comunali, ma davvero il Pd ha preso il 40% quasi ovunque?

Pubblicato il 6 Giugno 2016 alle 22:22 Autore: Giacomo Salvini
Renzi ha commentato le comunali in conferenza stampa

Nel mare magnum delle analisi post-voto si sente davvero di tutto. Vinti, vincitori, trombati, ras delle preferenze. Tutti insieme appassionatamente si ergono a politologi del giorno dopo, sviscerano nel profondo le preferenze lista per lista, si appigliano ad ogni punto percentuale in più o in meno per trarne anche un minimo vantaggio. Sono le elezioni, bellezza! Però in questi casi un po’ di sano fact-checking può tornare utile. Prendiamo, ad esempio, quello che ha detto oggi in conferenza stampa il Presidente del Consiglio Matteo Renzi commentando il voto delle comunali:

Occhio ai numeri: quasi dappertutto i nostri candidati stanno sopra il 40%

Con questa dichiarazione il premier ha voluto mettere in evidenza un dato: nonostante i deludenti risultati del Pd nelle grandi città, i candidati dem superano quasi ovunque la soglia stabilita dalla legge elettorale Italicum per evitare il ballottaggio a livello nazionale, prendersi direttamente il premio di maggioranza alla Camera e governare.

Ora, è vero ciò che dice Renzi? Vediamo.

Un po’ di dati, innanzitutto. A questo turno di amministrative si votava in 1.342 comuni di cui 25 di essi sono capoluoghi di provincia (7 quelli di Regione). Per verificare la veridicità dell’affermazione del Presidente del Consiglio prenderemo in considerazione solo questi ultimi sia perché coprono l’intero territorio nazionale sia perché rappresentano il 55% di tutti gli elettori interessati (e anche perché sarebbe un po’ complicato monitorare tutti i 1.342 comuni al voto).

Sui 25 capoluoghi di provincia in cui si è votato alle comunali, solo in 7 di essi i candidati del Partito Democratico hanno superato il 40% dei consensi, ovvero il 28%. Questi sono:

Caserta – Carlo Marino (45,1 %)

Ravenna – Michele De Pascale (46,5%)

Rimini – Andrea Gnassi (57%)

Milano – Giuseppe Sala (41,6%)

Varese – Davide Galimberti (42%)

Torino – Piero Fassino (41,8%)

Cagliari – Massimo Zedda (50,9%)

Come si può notare, a Rimini e a Cagliari il Pd è riuscito a far rieleggere i sindaci uscenti Andrea Gnassi e Massimo Zedda (non proprio un renziano). Negli altri cinque casi, i candidati dem hanno un vantaggio cospicuo sul secondo arrivato a Caserta, Ravenna e Torino mentre a Milano lo scarto tra Sala e Parisi è minimo e, a Varese, il candidato della Lega Nord Paolo Orrigoni non ha vinto al primo turno per un soffio. Negli altri 18 capoluoghi di provincia, il Pd non si presentava né a Salerno né a Villacidro e in 4 sui restanti 16 il candidato del centrosinistra non è arrivato neppure al ballottaggio (16%).

In conclusione, Renzi dice il vero quando sostiene che “quasi dappertutto” i candidati del Pd sono sopra il 40%? No, questo è avvenuto solo nel 28% dei casi (ovvero uno su tre) rispetto alle elezioni nei capoluoghi di provincia.

 Giacomo Salvini

Twitter @salvini_giacomo

 

L'autore: Giacomo Salvini

Studente di Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze. 20 anni, nato a Livorno. Mi occupo di politica e tutto ciò che ci gira intorno. Collaboro con Termometro Politico dal 2013. Su Twitter @salvini_giacomo
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