Immigrati in Italia, sorpresa, vanno più al Sud che al Nord adesso

Pubblicato il 20 Giugno 2016 alle 08:00 Autore: Gianni Balduzzi
immigrati in Italia, istogrammi con percentuali

Immigrati in Italia, sorpresa, vanno più al Sud che al Nord adesso

Gli ultimi dati dell’ISTAT sulla demografia italiana hanno fatto molto parlare: per la prima volta da decenni gli italiani calano. Non era successo neanche durante la guerra, e invece nel 2015 sono stati persi 130 mila abitanti, un calo dello 0,21% della popolazione, concentrata tra l’altro al Sud, -0,28% e ancora più nelle Isole, -0,34%.

Cosa è successo? Si tratta ancora una volta degli effetti del calo delle nascite, che hanno raggiunto livelli minimi, associato all’aumento nel 2015 dei morti. Il risultato è stato un calo di quasi 162 mila abitanti, -2,7% il tasso di crescita naturale, concentrato al Centro e al Nord, dove si va oltre il -3%

immigrati in Italia, curve di nati e morti

E sarebbe stato ancora peggio se non ci fosse stato l’aumento di nascite di figli di stranieri, +65600 mila persone.

Si vede l’influsso dell’immigrazione nella mappa del tasso di natalità per lo scorso anno.

Oltre alle aree del Sud in cui tradizionalmente si fanno più figli, in Sicilia, nel napoletano, emergono le province del Nord in cui non si immaginerebbe un grande numero di nascite se non fosse per la grande quantità di stranieri, non a caso presenti più che altrove proprio nel bresciano, bergamasco, milanese, in Emilia, nel veronese.

E’ stridente il contrasto con aree molto abitate da anziani e con pochi immigrati come il Piemonte orientale, la Liguria e la Sardegna.

immigrati in Italia, mappe della penisola

Immigrati in Italia, in Sicilia e Campania più arrivi di stranieri che in Veneto o Emilia romagna

Quello che ha frenato il calo demografico come gli altri anni è stata l’immigrazione, appunto, ma a differenza che in passato non è bastata a invertire il segno da meno a più. Perchè anche questa è molto diminuita.

Nel 2015 ufficialmente sono arrivati dall’estero 280 mila persone, di cui 250 mila stranieri e 30 mila italiani. Decisamente meno degli altri anni, circa il 50% in meno rispetto al 2007, dopo di cui l’immigrazione è costantemente scesa nel nostro Paese, anche per colpa della crisi, come è facile immaginare.

Dal punto di vista dell’emigrazione dall’Italia sono uscite 147 mila persone, di cui 44700 stranieri e 102 mila italiani, che sono un record per il nostro Paese.

Di fatto l’afflusso dall’estero nel 2015 è stato di 133 mila persone, che sarebbe stato di 205 mila se non ci fossero i 72 mila italiani persi. E tuttavia l’ISTAT stima anche un ulteriore saldo negativo di 86 mila persone tra gli stranieri, considerando i tanti che sono scomparsi, che hanno avuto il permesso di soggiorno scaduto e che sono andati informalmente in altri Paesi d’Europa.

Così il saldo positivo di arrivi da fuori è minore di 47 mila persone, assolutamente non sufficiente a rovesciare i numeri negativi del saldo naturale.

E tuttavia questo trend era piuttosto previsto, quello che non lo era è la distribuzione regionale di questo calo degli arrivi di immigrati, il fatto che il Nord abbia perso il primato attrattivo.

Come vediamo di seguito in metà regioni, tutte del Centro-nord, la quota di stranieri sul totale degli stranieri residenti è diminuita.

Certo, il 22,9% degli stranieri è in Lombardia, e rimane la quota maggiore, così come tra Nord Ovest e Nordest si sfiora il 60%, ma aumenta il peso delle regioni meridionali.

Nel 2015, se prendiamo il saldo stimato in Campania c’è stato un aumento di immigrati di 16 mila persone, di 11 mila in Sicilia e in Lazio contro un incremento di solo 4 mila in Veneto e in Piemonte, di 10 mila in Emilia Romagna. Cose mai accadute.

Naturalmente i piccoli numeri influiscono, ma il trend è chiaro.

A cosa è dovuto? Uno spostamento provocato dagli sbarchi al meridione? E dal trasferimento all’estero di molti immigrati che al Nord sostavano solamente ma sognavano di andare in Francia e Germania come poi hanno fatto?

Può essere, non ci sono molte altre spiegazioni, il divario economico tra Nord e Sud non accenna a diminuire, anzi. Ed è difficile che una spiegazione sia con il maggior numero di attività a economiche a basso valore aggiunto e alta intensità di lavoro nel Mezzogiorno.

Ci si deve aspettare, se questa tendenza continua, che si riequilibrino i dati sull’incidenza degli stranieri sulla popolazione, oppure sui nati stranieri sul totale, che vedono sempre il Centro-Nord nettamente davanti al meridione, con Emilia Romagna, Veneto, Lombardia in testa, anche se per l’incidenza anche il Lazio rientra nei primi posti

In futuro del resto conterà sempre meno l’afflusso di stranieri dall’estero, ma i loro trasferimenti interni, come per gli italiani, e le dinamiche demografiche, le nascite e le morti.

Per adesso gli immigrati fanno più figli degli italiani, il saldo naturale è positivo, ma ancora per quanto?

Integrazione vuol dire anche assorbire il comportamento della popolazione autoctona, e anche tra gli stranieri già si vede un adattamento, con un calo dei figli per donna e un invecchiamento della popolazione.

L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
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