Proteste Venezuela: cosa è cambiato rispetto a quelle del 2014

Pubblicato il 23 Maggio 2017 alle 15:35 Autore: Beniamino Valeriano
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Proteste Venezuela: cosa è cambiato rispetto a quelle del 2014

Poco più di un morto al giorno. È questo il bilancio delle proteste che stanno infiammando il Venezuela da 50 giorni. Con la morte di un paramedico, salgono a 51 le vittime ufficiali della repressione del governo di Nicolás Maduro. Lo scorso mercoledì, invece, avevano perso la vita un ragazzo di 15 anni e un uomo di 30. Entrambi sono stati uccisi da colpi di arma da fuoco esplosi nel corso di un corteo.

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Proteste Venezuela: opposizione senza passaporto

Il leader dell’opposizione Henrique Capriles ha dichiarato di non poter viaggiare all’estero. Le autorità governative gli avrebbero sequestrato il passaporto. Venerdì scorso, lo stesso Capriles non ha potuto lasciare il Paese per assistere a una riunione dell’Alto Commissariato dell’Onu a New York.

“Il governo mi ha rubato il passaporto “. Così ha infatti dichiarato in un video postato su Twitter mentre si trovava all’aeroporto di Caracas. Nei giorni scorsi aveva annunciato il viaggio che aveva come obiettivo quello di presentare “tutti i casi dei caduti, feriti e detenuti” durante le proteste contro Maduro.

Duro il commento di Zeid bin Ra’ad Zeid al-Hussein, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. “Spero che non sia una rappresaglia” ha detto.  Maduro, invece, continua ad accusare l’opposizione di spingere per un intervento straniero nel Paese.

Proteste Venezuela: le differenze rispetto al 2014

Già nel 2014 il Venezuela era stato colpito da un’onda di protesta antigovernativa che ha visto in totale 43 morti in circa tre mesi. Le nuove proteste hanno provocato un numero superiore di vittime in un tempo molto più breve. Un bilancio che potrebbe presto salire dopo le proteste degli ultimi cinque giorni. Stando a stime non ufficiali, infatti, i morti potrebbero essere in realtà 61. Ma il numero delle vittime non è l’unica differenza rispetto a tre anni fa.

ESTENSIONE GEOGRAFICA 

Se nel 2014 le proteste si concentrarono soprattutto nella capitale e nello stato di Táchira; questa volta sono coinvolti anche i cittadini degli stati di Zulia, Carabobo e Bolívar.

LA CRISI ECONOMICA

Innanzitutto la crisi economica che sta colpendo il paese sudamericano è decisamente più pesante rispetto a quella di tre anni fa. A causa della caduta del prezzo del petrolio, la maggior parte della popolazione non riesce a conseguire beni di prima necessità. La crisi ha contribuito al crescente clima di sfiducia verso il presidente Maduro, oggi ai minimi storici di popolarità.

REPRESSIONE 

Come hanno osservato molti esperti, la repressione di questi ultimi giorni è stata decisamente più violenta. Molti manifestanti hanno denunciato delle “vere e proprie imboscate” da parte degli agenti. Alcuni hanno poi parlato di lacrimogeni lanciati dentro le case e dagli elicotteri. Tutte le accuse sono state smentite dal governo.

OPPOSIZIONE 

Nel 2014 la protesta (soprannominata “La Salida”, letteralmente “l’uscita”) era promossa solamente dai settori più radicali dell’opposizione. Il movimento era coordinato da Leopoldo López e della ex deputata María Corina Machado, ma non aveva avuto l’appoggio di leader moderati come Capriles. La decisione del governo di vietare a quest’ultimo l’elezione ad incarichi pubblici per i prossimi 15 anni ha contribuito a rendere più unite le opposizioni di governo.

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L'autore: Beniamino Valeriano

Mi sono laureato in Lettere Moderne all'Università degli Studi di Siena. Ho passato un anno a Madrid, ma poi è iniziata la crisi. Tornato in patria, sono ripartito per il Cile e ho (finalmente) capito di voler vivere e lavorare in Italia. Al momento frequento il master della Business School del Sole24Ore in "Giornalismo economico-politico e informazione multimediale". Sono appassionato di geopolitica, America Latina e musica. Speaker per gioco. twitter: @BenValeriano
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