La BCE porta i tassi al minimo storico, ma crescono i timori per la crescita

Pubblicato il 9 Luglio 2012 alle 15:08 Autore: Giovanni De Mizio
Ad un passo dal baratro

La BCE porta i tassi al minimo storico, ma crescono i timori per la crescita

 

Borse generalmente in territorio negativo nel corso dell’ottava conclusasi venerdì con una giornata di forti ribassi a seguito del dato sulla disoccupazione USA che ha deluso le attese degli analisti: il mercato del lavoro USA continua a produrre troppo pochi occupati e non sembra essere ancora in grado di assorbire la disoccupazione prodottasi negli ultimi anni di crisi. Il dato ha sorpreso negativamente, ma neppure troppo: già da diverso tempo, infatti, il tasso di disoccupazione continua sì a scendere, ma non grazie ai posti di lavoro creati, bensì soprattutto per l’uscita dalle statistiche di potenziali lavoratori che hanno smesso di cercarlo perché scoraggiati.

Non c’è crescita senza lavoro, conviene ricordarlo, e per questo le prospettive per il futuro sono tutto fuorché buone: per quanto riguarda l’Europa, abbiamo visto mosse di alleggerimento da parte delle banche centrali, sia con mezzi convenzionali (la BCE ha ridotto i tassi dall’1% allo 0,75%) sia non convenzionali (la Bank of England ha ampliato il suo programma di alleggerimento quantitativo). Il problema è che nel contesto attuale si tratta di una toppa volta solo a galleggiare ancora un po’: l’economia europea rischia ancora di essere strozzata dalle manovre di austerità introdotte o da introdurre in troppi Paesi contemporaneamente. La logica è evidente: se troppi Paesi smettono di spendere insieme e/o iniziano a tassare, molti di tali Paesi finiranno per vedere la propria crisi aggravarsi a causa sia di export mancato (i Paesi UE sono molto interdipendenti fra loro) sia di consumi interni depressi dall’erosione del debito disponibile. E se calano export, consumi e spesa pubblica, e se gli investimenti restano depressi (molto probabile in un contesto di prevedibile aumento della pressione fiscale), non appare per nulla chiaro come il PIL (che è la somma degli elementi precedenti) possa crescere. Il risultato, lo dice sempre la logica, sono aziende che falliscono e lavoratori lasciati a spasso.

La mossa delle banche centrali, della BCE soprattutto, va comunque nella direzione giusta e sono conseguenza delle decisioni di principio prese nel corso del consiglio europeo del 29 giugno, tuttavia l’incertezza circa la loro attuazione (troppi Paesi già manifestano mal di pancia), la loro evidente insufficienza e la stretta sui bilanci rischiano di rendere il taglio dei tassi un mero salvagente contro il ricadere in recessione. Decisamente troppo poco per le sempre più folte coorti di persone in difficoltà.

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