Uganda: si chiama Land grabbing, bellezza

Pubblicato il 27 Settembre 2013 alle 11:13 Autore: Raffaele Masto

Il  ministro dell’Agricoltura ugandese ha detto di non vedere nessun problema nel caso rappresentanti del governo o dell’industria cinese chiedano di poter prendere in affitto delle terre agricole in Uganda e qui coltivare cibo destinato al mercato cinese.

La dichiarazione del ministro è pubblicata dal quotidiano filo-governativo ‘New Vision’ che riporta, virgolettate, le ulteriori dichiarazioni.

“L’Uganda sta presentando agli investitori una politica delle porte aperte. Qui esistono molte terre, in particolare nel nord del paese, e molte di queste pur essendo fertili non sono ancora coltivate”. Il ministro ha poi sottolineato che la terra appartiene alle comunità locali, di conseguenza si potrebbero creare delle partnership con i legittimi proprietari per contribuire allo sviluppo delle regioni rurali.

Fin qui la notizia e le riflessioni del ministro che avvengono proprio nel momento in cui la Cina sta affannosamente cercando terre. Gli esperti della pianificazione infatti hanno stabilito che Pechino avrà bisogno di importare per i prossimi trent’anni cento milioni di tonnellate di cibo all’anno per evitare l’insufficienza alimentare della propria popolazione.

land grabbing

Come si può capire per la Cina, cibo, energia e acqua sono un imperativo sociale totalizzante. Se non arriveranno nessuno sarà in grado di gestire la situazione sociale in un paese in cui il popolo ha risposto a tutti gli appelli dei dirigenti negli ultimi venti anni. Hanno lavorato duro, hanno fatto della Cina una grande potenza, ora si aspettano il benessere.

Un benessere come quello occidentale, né più né meno. I cinesi sono un miliardo e trecento milioni, in gran parte sono giovani e se qualcuno negherà loro questo benessere non avrà lunga vita politica.

Le dichiarazioni del ministro ugandese prendono atto di questo bisogno e mettono il proprio paese sul mercato. Vien da dire come ai tempi del colonialismo quando Francia e Gran Bretagna specializzarono le proprie colonie nella produzione di prodotti agricoli che servivano alla madre patria: cotone, caffè, arachidi, cacao, tralasciando i bisogni delle popolazioni locali.

Il ministro ugandese dice esattamente questo: “Vi affittiamo le nostre terre per coltivare cibo per il mercato cinese”, tralasciando i bisogni locali. Si, perché spesso poi le popolazioni locali non godono nemmeno di quella auto sufficienza alimentare che farebbe diventare tollerante l’affitto delle terre. Non godono di autosufficienza alimentare anche per la crisi economica che fa lievitare i prezzi dei prodotti di prima necessità perché la domanda è alta e l’offerta bassa. Ecco, tutto questo si chiama Land Grabbing.

L'autore: Raffaele Masto

Giornalista di Radio Popolare-Popolare Network. E' stato inviato in Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa dove ha seguito le crisi politiche e i conflitti degli ultimi 25 anni. Per Sperling e Kupfer ha scritto "In Africa", "L'Africa del Tesoro". Sempre per Sperling e Kupfer ha scritto "Io Safiya" la storia di una donna nigeriana condannata alla lapidazione per adulterio. Questo libro è stato tradotto in sedici paesi. L'ultimo suo libro è uscito per per Mondadori: "Buongiorno Africa" (2011). E' inoltre autore del blog Buongiornoafrica.it
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