La petizione di Change.org contro lo spot “Glassing” che utilizza le parole di Peppino Impastato

Pubblicato il 21 Gennaio 2014 alle 17:08 Autore: Nadia Ruggiero

La petizione di Change.org contro lo spot “Glassing” che utilizza le parole di Peppino Impastato

Poco più di 12.000 firme. Tanto manca a Change.org, nota piattaforma di petizioni online, per raggiungere l’obiettivo delle 75.000 adesioni necessarie per richiedere il ritiro dello spot “Glassing”, casa produttrice di occhiali da sole. L’azienda comasca è accusata di essersi appropriata delle parole di Peppino Impastato per lanciare la nuova linea del marchio.

Spot 'Glassing' da un'esortazione alla bellezza di Peppino Impastato

Lo spot, dal momento della sua messa in onda, ha suscitato una grande polemica per l’uso che fa delle parole dell’attivista siciliano trucidato da Cosa Nostra nel maggio del 1978. Nel video si vede un attore che si aggira tra costruzioni fatiscenti, recitando un “libero riadattamento” del pensiero di Impastato:

Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la paura, l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi ci si abitua. Ogni cosa pare che debba essere così da sempre e per sempre. Insegniamo la bellezza alla gente, così non avremo più abitudine, rassegnazione, ma sempre vivi curiosità, stupore”.

Quindi in sovrimpressione compare il riferimento alla fonte, mentre l’attore indossa un paio di occhiali e una voce fuori campo annuncia sul finale lo slogan del marchio.

Secondo Giovanni Impastato, fratello e portavoce della famiglia di Peppino, si tratta di uno spot che “offende il concetto di bellezza che Peppino voleva esprimere quando faceva le sue battaglie contro la speculazione edilizia che stava distruggendo il suo paese, Cinisi”. Inoltre “Peppino non può essere utilizzato per una pubblicità, come testimonial che invita ad acquistare qualcosa. Lui era contro il consumismo, l’avrei detto chiaramente agli autori di questa iniziativa se mi avessero contattato”. La famiglia Impastato si è rivolta all’avvocato Vincenzo Gervasi affinché lo spot venga ritirato.

La morte di Giuseppe Impastato, all’epoca del suo brutale assassinio, fu in parte oscurata dal parallelo ritrovamento, lo stesso giorno, del corpo senza vita dell’allora presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, sequestrato dalle Brigate Rosse circa due mesi prima. Così la vicenda di Impastato, che per tutta la vita si era battuto contro l’assuefazione al potere mafioso arrivando a prendersene gioco attraverso i microfoni di “Radio Aut”, passò in secondo piano.

Il tempo ha reso giustizia a Peppino, con la condanna dei mandanti del suo delitto inizialmente fatto passare per atto terroristico suicida, e numerose iniziative hanno contribuito a diffonderne il pensiero. Tra i contributi più noti, il film “I cento passi” – quanti erano quelli che separavano la sua casa dall’abitazione del boss Tano Badalamenti – di Marco Tullio Giordana e la canzone omonima dei Modena City Ramblers.

A luglio dello scorso anno è stato inaugurato il Museo “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato”, come ricorda lo stesso Giovanni Impastato commentando lo spot: “La bellezza a cui pensava Peppino era fatta di spontaneità e non di marketing. Era impegno civile e non mercificazione. Per questo la famiglia Impastato ha deciso di donare la casa di Peppino alla società civile, quella casa è oggi patrimonio di tutti. Peppino è di tutti, nessuno può appropriarsi del suo nome”.

La petizione contro lo spot “Glassing”, lanciata da Ivan Vadori, regista del film documentario “La Voce di Impastato”, non è la prima promossa su Change.org che vede protagonista Peppino Impastato. Una, ancora in corso, è stata lanciata da Rete 100 passi ed è indirizzata al Presidente della Regione Sicilia Crocetta affinché “Il casolare dove fu assassinato Peppino Impastato venga consegnato alla collettività”. Un’altra, lanciata dalla stessa associazione e chiusa con successo, ha ottenuto l’oscuramento del sito di un locale viennese chiamato “Don Panino”, in cui Impastato – insieme al giudice Falcone – era ridotto a panino del menù con il nome di “Don Peppino” e con la terrificante descrizione: “Siciliano dalla bocca larga fu cotto in una bomba come un pollo nel barbecue”.

Ancora una volta la società civile non ci sta e si mobilita per impedire che la memoria di chi si è battuto contro la mafia possa essere offesa o usata a scopi commerciali. E se la “Special team”, agenzia che ha realizzato la pubblicità per  la “Glassing”, si difende asserendo che lo spot voleva essere un modo per  rilanciare il pensiero di Impastato, viene però da chiedersi se il pensiero di Peppino i promotori dello spot lo conoscessero davvero.

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L'autore: Nadia Ruggiero

Di origini campane, si è specializzata in Mass Media e Comunicazione presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II e ha conseguito il master Social Media Marketing & Digital Communication alla IULM di Milano. Giornalista pubblicista iscritta all'Albo, per la testata online Termometro Politico ha inaugurato le rubriche culturali e contribuito alla redazione di numerosi articoli. Come addetta stampa ha curato una campagna di comunicazione per il lancio di un progetto musicale basato sul crowdfunding. Vive e lavora a Bologna.
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