La Cina ha eliminato la povertà estrema in tutto il Paese

Pubblicato il 6 Dicembre 2020 alle 16:34 Autore: Andrea Miotti

La Cina e l’eliminazione della povertà

La Cina ha dichiarato di aver raggiunto l’obiettivo di non avere cittadini sotto la soglia di povertà.  Questo obiettivo, con scadenza fine 2020, era fortemente voluto dal presidente Xi Jinping. Nel 2013, 832 contee, una ogni tre del Paese, si trovavano sotto la soglia di povertà, ovvero un reddito medio inferiore a 1,63 dollari al giorno, circa 600 dollari all’anno. La scorsa settimana le ultime nove contee, tutte nella provincia di Guizhou, hanno superato la soglia di povertà, raggiungendo l’obiettivo con un mese di anticipo. L’eliminazione della povertà è diventata una priorità nazionale a partire dal diciottesimo Congresso del Partito Comunista Cinese nel 2012. Collocare tutta la popolazione oltre la soglia di povertà ha il molteplice effetto di ridurre le tensioni sociali nel Paese, accelerare lo sviluppo economico nelle province dell’entroterra e rafforzare il supporto per il Partito fra le masse rurali.

La povertà in Cina e il piano di Xi

La Cina non è nuova a grandi successi nella riduzione della povertà. In poco più di quarant’anni, grazie al periodo delle riforme ed apertura del Paese, circa 850 milioni di cinesi hanno superato la soglia di povertà. Nel 1981, il 90% della popolazione viveva in povertà, nel 2019 meno dell’1%. Questo balzo costituisce tre quarti dell’intera riduzione di povertà mondiale negli ultimi quattro decenni.

La campagna di alleviamento della povertà terminata la settimana scorsa, parte del tredicesimo Piano Quinquennale, è costata oltre 90 miliardi di dollari. La spesa principale è stata quella per costruire circa 35mila nuove aree abitative, 5000 urbani e 30000 rurali. Gran parte dei cittadini in povertà vivevano infatti in villaggi remoti nelle montagne, foreste e deserti delle province interne cinesi.

I problemi dei nuovi centri abitativi

In queste località spesso non vi è accesso ad acqua corrente, elettricità, strade, rendendo impossibili attività educative e lavorative moderne. 9,2 milioni di persone che vivevano in queste località remote sono state ricollocate, gratuitamente, nei nuovi centri costruiti ad hoc, ottenendo per la prima volta accesso a servizi basilari e possibilità di spostarsi per commerciare e lavorare. Il resto dei fondi sono serviti a costruire ospedali, scuole, centri per il lavoro e filiali di aziende statali per dare impiego ai nuovi residenti.

Una vittoria a metà

Il successo della campagna è una grande vittoria politica per Xi, e per il Partito, in vista del centesimo anniversario del Partito Comunista Cinese. Ma mentre Xi si prepara a festeggiare, altri esponenti del governo rimangono cauti e puntano il dito verso nuovi problemi. Recentemente il premier Li Keqiang ha fatto notare che 600 milioni di persone in Cina guadagnano solo 150 dollari al mese. 150 dollari, 1000 yuan, non bastano nemmeno ad affittare una camera in una città cinese di medie dimensioni.

Oltre la povertà estrema, il problema della povertà relativa

La prossima sfida sarà quella di continuare un’espansione economica che includa anche le classi con i redditi più bassi. Trasformare un vasto numero di lavoratori a basso reddito in forza lavoro con salari medi è forse più difficile che eliminare la povertà estrema. Non basta infatti costruire case popolari e fornire sussidi, ma serve migliorare la qualità della forza lavoro e creare posti di lavoro ad alta produttività. Nel 2015, solo un lavoratore cinese su tre aveva completato le scuole superiori, e le diseguaglianze fra campagna e città rimangono estremamente alte. Il prossimo ostacolo nello sviluppo cinese sarà trasformare le classi meno abbienti in una forza lavoro moderna e produttiva, o altrimenti il Paese rischia di restare bloccato nella trappola del reddito medio.