Quando le Province diventano “Consorzi”: il caso siciliano

Pubblicato il 13 Marzo 2014 alle 18:00 Autore: Daniele Errera
crocetta sicilia

L’Ars ha deciso: le province sono abolite. 62 voti a favore su 90. Un grande risultato dopo un anno dall’annuncio e tre mesi di discussione al Consiglio Regionale. Ma come sono state cancellate, adesso rischiano di risorgere sotto un altro nome: consorzi.

Già. Le nove province siciliane saranno sostituite da nove “Liberi consorzi dei comuni”. Ma vanno costituiti in fretta: sei mesi. Tra i requisiti vi è la necessità di una popolazione pari a 180.000 abitanti e “quelli coincidenti con i comuni soppressi non abbiano una popolazione inferiore a 150 abitanti”. Vi sono anche alcune novità: anzitutto l’abolizione del voto diretto. Gli organismi saranno votati dalle assemblee dei consorzi. Sulle funzioni, invece, ancora non si sa bene nello specifico quali saranno: la legge sulle competenze di questi nuovi enti è stata, infatti, rinviata a data da destinarsi.

crocetta sicilia

Un risultato difficile quello ottenuto da Crocetta. Dopo aver annunciato ormai un anno fa le dismissioni delle province, ha dovuto mediare a lungo tra i partiti che sorreggono la sua poltrona di Presidente della Giunta Regionale. Ed anche con l’opposizione del Movimento 5 Stelle. La legge che porta il nome di Antonello Cracolici (Partito Democratico) è stata salutata dal diretto interessato in modo estremamente positivo: “questa legge non azzera le Province, ma le supera”. Il capo dell’opposizione, Nello Musomeci, attualmente presidente della Commissione Antimafia Regionale, bacchetta Crocetta e i suoi: “dove sta il risparmio se tutto viene trasferito dalle province ai liberi consorzi, dal personale ai debiti? Come si fa a parlare di risparmio, dove sta la convenienza? Questo mostro giuridico è figlio di molti padri e di consulenti ‘quaquaraqua’ del diritto. Dopo le tv locali Crocetta dirà le stesse cose nello studio romano di Giletti su Rai 1: questa non è una riforma per i cittadini ma per i giornali”.

Ma anche chi l’ha votata non è sicuro dell’innovazione. Parla Calogero Firetto (Udc): “questa non è la riforma che io avrei voluto, ma è appunto il frutto di una sintesi vasta”. Gli fa eco Francesco Cappello, capogruppo M5S: “il rischio è che le mediazioni tra i partiti ritardino il completamento della riforma che senza di noi non sarebbe mai stata nemmeno approdata a questo punto d’inizio”. Insomma, una legge che non soddisfa pienamente i deputati dell’Assemblea Regionale Siciliana. A breve si dovrà votare le competenze, per poi passare alla creazione delle tre aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Lì, lo si può già intuire, vi sarà una forte spaccatura dentro e fuori l’Ars.

Daniele Errera

 

L'autore: Daniele Errera

Nato a Roma classe 1989. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali con la tesi "Dal Pds al Pd: evoluzione dell'organizzazione interna". Appassionato di politica, ha ricoperto vari ruoli nel Partito Democratico e nei Giovani Democratici. E' attivo nell'associazionismo territoriale.
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