Francia: Manuel Valls, l’uomo nuovo di Hollande per un “Governo da combattimento”

Pubblicato il 31 Marzo 2014 alle 22:08 Autore: Niccolò Inches

Francia: era nell’aria da qualche ora (se non qualche settimana), ora è ufficiale: il Presidente François Hollande ha “silurato” il suo Primo Ministro Jean-Marc Ayrault, nominando al suo posto il ministro dell’Interno Manuel Valls. Dopo la débacle elettorale delle Municipali di domenica scorsa, che hanno salutato un successo schiacciante dell’opposizione di destra dell’UMP in gran parte delle amministrazioni comunali, Hollande si è espresso sul voto tramite un atteso messaggio al popolo francese, il cui passaggio chiave non poteva che essere il nome del successore di Ayrault: il nuovo inquilino di Palazzo Matignon sarà dunque l'(unico) uomo forte dell’esecutivo. Il “Remaniement”, rimpasto di governo alla francese, è così servito.

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Il capo dell’Eliseo, pur ringraziando il suo ormai ex braccio destro, ha specificato la necessità di rendere l’esecutivo più “Coerente” e “omogeneo”, ribadendo l’attenzione al “Rigore, competitività e giustizia sociale (…) la disoccupazione resta il primo dei mali”. Hollande ha poi posto l’accento sulla “Transizione ecologica evitare la dipendenza energetica da petrolio e nucleare”, ma ha soprattutto ha tenuto la barra dritta sul cosiddetto Patto di Responsabilità con le imprese: “Meno oneri per i produttori, ma più investimenti e assunzioni”. Nel suo discorso ai compatrioti, l’erede di François Mitterand alla guida della Francia socialista ha confermato, di fatto, la virata “social-liberale” impressa negli ultimi mesi del suo travagliato quinquennato.

La scelta di Manuel Valls quale nuovo leader del governo sembrerebbe andare nella medesima direzione. Valls, 52 anni, è il più popolare ministro attualmente in carica: nei più recenti sondaggi di opinione relativi all’imminente cambio di “timoniere”, l’uomo nativo di Barcellona (il caso ha voluto che Hollande scegliesse un esponente di origini ispaniche, proprio come la Anne Hidalgo neo-sindaco di Parigi) sopravanzava gli “Eléphant” del partito (Laurent Fabius e Martine Aubry in testa) con il 31%. Il suo pugno di ferro sulla questione delle espulsioni dei nomadi e la fermezza sul caso Leonarda (giovanissima Rom prelevata durante una gita scolastica) lo ha reso apprezzabile anche da alcuni settori dell’elettorato di destra, tanto da creare non pochi malumori in seno allo stesso Partito Socialista.

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Valls, infatti, è universalmente riconosciuto come l’elemento principale dell’ala destra del PS. Nel corso della (breve) vita del governo Ayrault, il titolare dell’Interno si è spesso scontrato con altri colleghi, in primis con la Garde des Sceaux (Ministro della Giustizia) Christiane Taubira, promotrice del Mariage Pour Tous ma da sempre attivista dei diritti civili; non sono mancate anche frizioni con la responsabile dell’Ambiente Cécile Duflot, rappresentante dei Verdi nell’esecutivo. Non a caso, le due ministre sono tra le maggiori indiziate a lasciare l’incarico: a sfavore della donna politica di colore, inoltre, gioca il recente scandalo delle intercettazioni giudiziarie a carico dell’ex presidente Nicolas Sarkozy, sulle quali si è resa protagonista di gaffe e reticenze davanti ai media. Dovrebbero invece restare al loro posto i ministri economici Pierre Moscovici (Finanze) e Michel Sapin (Lavoro, nonostante le previsioni sbagliate sui dati dell’occupazione), i più fedeli alla linea del capo dello Stato. Tra le new entries si parla addirittura del gran ritorno di Ségolène Royale, ex compagna di François, per la quale potrebbe venir concepito un dicastero ad hoc detto dell’”Intelligenza”, che ricomprenda Educazione, Università e Cultura.

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Di certo, l’investitura di Manuel Valls rappresenta una soluzione di discontinuità che dovrebbe conferire maggiore forza e peso all’iniziativa governativa: lo stesso Presidente ha usato la formula del “Governo da combattimento”, in controtendenza con la “Presidenza Normale” sbandierata in campagna elettorale nel 2012. Avversari in occasione delle Primarie socialiste del 2011/2012, i due si sono poi “ricongiunti” dopo il successo di Hollande, che avrebbe poi trovato nel vecchio rivale il suo principale endorser. A dispetto delle voci maligne sul presunto logoramento di Hollande “pilotato” dal suo ministro, che molti osservatori hanno paragonato al rapporto burrascoso tra il Sarkozy (anch’egli ministro dell’Interno del 2005) e l’ancien Président Jacques ChiracValls ha sempre dimostrato fedeltà al suo Presidente e parrebbe l’uomo giusto per rilanciarne un programma fortemente orientato alla crescita. L’annunciato taglio delle tasse entro il 2017, altro punto fondamentale del messaggio presidenziale (ma considerato una chimera per via dei 50 miliardi di tagli da intraprendere nei prossimi 3 anni), sarà d’ora in avanti la patata bollente per il Matteo Renzi d’Oltralpe.

 Niccolò Inches (Twitter: @Niccolink)

 

 

L'autore: Niccolò Inches

Laureato in Scienze Politiche, ho frequentato il Master in Comunicazione e Media nelle Relazioni Internazionali presso la S.I.O.I di Roma. Scrivo per Termometro Politico da Parigi, con un occhio (e anche l'altro) sulla politica dei cugini d'Oltralpe. Su Twitter sono @niccolink
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