Giustizia, Sabelli: riforma tutta slogan e slide

Pubblicato il 13 Settembre 2014 alle 12:55 Autore: Gabriele Maestri

Giustizia, parla il presidente dell’Associazione nazionale magistratiRenzi contro i giudici? “Non giudico la persona, ma le scelte sono sbagliate. Più fatti e meno slogan”. Lo dichiara a Repubblica il presidente dell’Anm Rodolfo Maria Sabelli.”Non c’è mai stato, né potrebbe esserci – sottolinea – un rapporto preferenziale tra i giudici e un partito politico” e sul fatto che Renzi ha detto che è lui, e non altri, a decidere i candidati del Pd, commenta: “In sé può essere un’affermazione di autonomia. Va però respinta l’idea, che qualcuno ha evocato, di una giustizia ad orologeria”.

 riforma giustizia

Sulla firma da parte del presidente Napolitano del decreto sul civile, a cui è seguita la comparsa della scritta sul sito di palazzo Chigi “Meno ferie ai magistrati: giustizia più veloce”, Sabelli osserva: “Ho trovato quella scritta una provocazione gratuita, uno slogan che esplicita l’offesa che l’Anm aveva già denunciato con il documento del 9 settembre. Francamente mi delude una riforma della giustizia fatta a colpi di slide, slogan e battute a effetto. Gli slogan non mi piacciono, ma se proprio devo lanciarne uno allora dico “più fatti e meno slogan”. “Mi irrita – conclude Sabelli – l’idea falsa, per cui la giustizia sia lenta perchè i magistrati sono dei fannulloni e lavorano poco. Che è, insieme, un insulto e una falsità”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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