Gli Usa e la strategia contro l’Isis, tra incertezze e contrasti

Pubblicato il 17 Settembre 2014 alle 10:23 Autore: Antonio Scafati

Il settimanale tedesco Der Spiegel lo scriveva giusto poche ore fa: la strategia militare con cui Obama intende combattere l’Isis “è piena di incertezze e l’obiettivo finale dell’America non è chiaro”. Tanti punti interrogativi: la Siria, il ruolo degli alleati, chi combatterà a terra. Perché qualcuno sul terreno ci dovrà combattere. Ecco perché le parole del capo di stato maggiore americano Martin Dempsey hanno sollevato un polverone a Washington: “Se raggiungeremo il punto che credo, i nostri consiglieri militari dovrebbero affiancare le truppe irachene nella lotta a Isis. Lo consiglierò al presidente”. Più che abbastanza per sollevare qualche perplessità sulla coesione tra vertici militari e l’amministrazione.

Le parole di Martin Dempsey, che parla della possibilità di truppe americane coinvolte nei combattimenti a terra, hanno messo a nudo quella che la CNN ha definito una ‘disconnection’, uno scollegamento tra i reparti che hanno responsabilità (politica e militare) nell’elaborazione della strategia da opporre all’Isis. E se c’è una cosa che gli americani vogliono, quella cosa è chiarezza e decisione da parte del loro comandante in capo.

Obama (che oggi incontra i generali per mettere a punto l’attacco contro l’Isis) resta ferma sulla propria posizione. Josh Earnest, portavoce della Casa Bianca, ha dichiarato che “è responsabilità dei consiglieri militari del presidente considerare una vasta gamma di opzioni”, ma non è nell’interesse della nazione schierare truppe sul terreno per combattere l’Isis. Per Earnest, lo scenario dipinto dal generale Dempsey è solamente “ipotetico”: i militari americani potranno in futuro assumere ruoli più attivi in Iraq, ma Obama valuterà caso per caso.

Secondo il Washington Post, ‘caso per caso’ potrebbe essere necessario valutare già quando si tratterà di dover liberare dalla morsa dell’Isis i grandi centri abitati come Mosul, dove i curdi e l’esercito iracheno potrebbero non essere in grado di ottenere risultati efficaci in breve tempo.

Obama

Photo by The US ArmyCC BY 2.0

Nelle ultime ore i velivoli statunitensi hanno condotto raid contro l’Isis nei pressi di Baghdad: le operazioni si stanno intensificando, hanno spiegato dal dipartimento della Difesa. Ma è la presenza di quei ‘boots on the ground’ a far spendere inchiostro alla stampa americana. Attraverso un duro editoriale, il New York Times ha scritto che il contrasto emerso nelle ultime ore “non può non essere letto come un cambiamento nell’impegno di Obama di non far cadere il paese in un’altra infinita guerra sul terreno del Medio Oriente”. Il quotidiano si chiede cosa sia cambiato nell’ultima settimana per spingere Dempsey a pronunciare parole che non è credibile essere state dette a titolo personale, né in maniera ipotetica: l’intelligence ha fornito nuovi dettagli sull’Isis? Gli Usa non sono riusciti a coinvolgere come speravano gli alleati arabi? Le parole del capo di stato maggiore americano iniettano una “incertezza allarmante” nella strategia di Obama.

La dichiarazione di Dempsey ha spinto alcuni senatori a chiedere chiarimenti per fugare ogni dubbio: i consiglieri militari spediti in Iraq dalla Casa Bianca sono già coinvolti negli scontri? Ma Dempsey ha finito anche per incrinare l’unica certezza del piano di Obama: niente statunitensi a combattere a terra. Tre quarti degli americani è a favore dei bombardamenti aerei contro l’Isis, ma la maggioranza del paese non vuole mandare soldati in Iraq.

Altro punto interrogativo nella strategia d’attacco di Obama è quello legato alla Siria. “Colpiremo i santuari dell’Isis in Siria come i centri di comando e quelli logistici, oltre alle infrastrutture” ha detto ieri il capo del Pentagono, Chuck Hagel. La Casa Bianca continua a escludere un coordinamento delle operazioni con Damasco: più probabile che alcuni accordi verranno presi dietro le quinte. “Personale diplomatico occidentale e uomini dell’intelligence nel sud della Turchia sostengono che gli Usa stanno conducendo segretamente negoziati con Damasco per ottenere il via libera a raid aerei sul suolo siriano” ha scritto il Der Spiegel. Il Pentagono ha assicurato che non sarà colpito il regime di Assad.

Immagine in evidenza: photo by The US ArmyCC BY 2.0

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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