Hong Kong come piazza Tienanmen?

Pubblicato il 2 Ottobre 2014 alle 10:34 Autore: Antonio Scafati

Qualche giorno fa, il settimanale Newsweek scriveva così: “La somiglianza è incontestabile: migliaia di studenti cinesi che protestano e chiedono democrazia; migliaia di poliziotti in assetto antisommossa come risposta, che lanciano gas lacrimogeni con l’unica conseguenza di vedere ritornare i dimostranti. Il caos che sta animando le strade di Hong Kong evoca istantaneamente le immagini di piazza Tienanmen”.

Newsweek non è il solo a pensarla in questo modo: da quando la protesta a Hong Kong si è fatta più dura, da quando i dimostranti hanno fatto capire che non intendono cedere, lo spettro di piazza Tienanmen ha cominciato ad aleggiare. Tante le somiglianze, vero, ma quasi certamente l’epilogo non sarà altrettanto cruento.

Anche la CNN ha sottolineato le similitudini tra la protesta di Hong Kong e quella di piazza Tienanmen: la richiesta di maggiore democrazia, le forti critiche al governo centrale di Pechino, i tanti giovani e i tanti studenti ad animare le manifestazioni. Nel 1989 finì con l’immagine simbolo di un ragazzo di fronte a un carro armato, ma soprattutto con una repressione ferocissima che costò la vita a un numero imprecisato di persone: tra le centinaia e le migliaia. Stavolta è improbabile che scorra del sangue.

Hong Kong

Photo by Pasu Au YeungCC BY 2.0

“Migliaia di ragazzi di Hong Kong sono come me ed esprimono le loro idee. È questo l’incubo del potere di Pechino, abituato alla dittatura individuale e al pensiero unico” ha detto in un’intervista a Repubblica Joshua Wong, diciassette anni, tra i leader della protesta. “Anche nel 1989, a Pechino, si mossero gli studenti. Ci volle oltre un mese per far scendere in piazza Tienanmen pure adulti: solo la violenza salvò il regime, ma la giustizia sopravvive al tempo”

Per il governo di Pechino, cedere a compromessi con la protesta di Hong Kong potrebbe essere rischioso: simili manifestazioni potrebbero sorgere in altre parti del paese: Taiwan, ad esempio. Inoltre rappresenterebbe una innegabile sconfitta politica. Una crepa nella granitica inflessibilità cinese, insomma. Sia Pechino sia i manifestanti sono pronti al muro contro muro, gli spazi di manovra per il compromesso sono molto stretti.

Xi Jinping, Presidente della Repubblica popolare cinese, non può passare come un leader incapace di gestire la protesta di un gruppo di studenti. Ma non può neanche semplicemente reprimere la piazza col pugno duro.

Fino a oggi la polizia a Hong Kong ha risposto con le cariche, i manganelli, i lacrimogeni, gli arresti. Ma nulla di tutto ciò ha scoraggiato i manifestanti che hanno continuato a riempire il centro della città.

Da Pechino arrivano messaggi chiari: il governo centrale sta perdendo la pazienza. Le autorità cinesi potrebbero decidere di alzare il livello dello scontro schierando per le strade di Hong Kong una presenza ancor più massiccia di polizia, affiancandovi anche esercito e blindati: ma si tratterebbe di una mossa pensata per spaventare i manifestanti, sostiene Willy Lam docente all’università di Hong Kong. Come ha scritto l’agenzia Reuters, ciò che accadde nel 1989 è uno “snervante promemoria per i leader cinesi”.

Immagine in evidenza: photo by Photo by Brandon CarsonCC BY 2.0

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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