Deposizione Napolitano, tutti i particolari “Bombe erano ricatto di Cosa Nostra”

Pubblicato il 29 Ottobre 2014 alle 11:11 Autore: Felice Tommasino
deposizione napolitano

Se qualcuno si aspettava che Giorgio Napolitano si sarebbe celato dietro la facoltà di non rispondere, è rimasto senz’altro deluso. Il Capo dello Stato ha infatti fornito una deposizione andando anche al di là di quelli che potevano essere i confini posti dalla Corte di Assise di Palermo.

Napolitano, né i pm saliti al Colle, hanno pronunciato la parola “trattativa”. Le prime domande al Capo dello Stato sono state fatte dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi. Napolitano, invitato a parlare dei suoi rapporti con D’Ambrosio, ha riconosciuto nell’ex consigliere un “fedele servitore dello Stato”. Ha poi aggiunto “Ci davamo del Lei, il nostro era un rapporto di lavoro”. Sull’eventualità di aver appreso da D’Ambrosio di accordi poco leciti, il Presidente della Repubblica ha dato una secca smentita.

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DEPOSIZIONE NAPOLITANO: LE BOMBE

Hanno fondamentale nell’impianto accusatorio è senz’altro il 1993. Era il periodo delle bombe alle basiliche di Roma, dell’attentato in via Palestro a Milano e del lungo black out a Palazzo Chigi. Furono proprio quelle intimidazioni, secondo la procura, a portare i vertici dello Stato a scendere a compromessi con i boss mafiosi: 300 provvedimenti di 41 bis per i capi mafia revocati. La ricostruzione di Napolitano è stata lucida. Il Capo dello Stato ha ricordato di quanto in merito alle bombe gli aveva confidato l’allora presidente del Consiglio Ciampi e del suo timore di subire un golpe. Era sensazione comune che la strategia di Cosa Nostra avrebbe portato ad un aut aut nei confronti dello Stato. Un vero e proprio “ricatto di Cosa Nostra” verso le istituzioni, paventato dal pm Di Matteo e confermato da Napolitano nel corso della sua deposizione.

A chiudere l’interrogatorio sono state le domande dei legali di Nicola Mancino e del boss Totò Riina. Il difensore di quest’ultimo ha puntato il dito verso il trattamento particolare riservato a Napolitano: “Ha potuto consultare le carte. A un teste qualunque non è consentito”.

L'autore: Felice Tommasino

Classe 1991, cilentano. Laureando in Editoria e Pubblicistica all'Università degli Studi di Salerno. Su Twitter @felicetommasino
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