Libia nel caos tra governi paralleli e milizie armate

Pubblicato il 7 Novembre 2014 alle 10:25 Autore: Antonio Scafati
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La Libia assomiglia sempre più a un paese che non riesce a uscire dal caos. Governi paralleli, gruppi armati e assemblee legislative si contendono il controllo di una nazione spaccata in più parti.

La Corte Suprema libica nelle scorse ore ha sciolto il Parlamento di Tobruk. Il Congresso Nazionale Generale (l’ex parlamento libico a maggioranza islamista con sede a Tripoli) ha annunciato di aver assunto le funzioni.

La sentenza

L’Alta corte ha giudicato incostituzionale la Camera dei Rappresentanti di Tobruk, che non si è insediata a Tripoli e non si è riunita a Bengasi così come prevede la Costituzione del paese. È stato così accolto il ricorso dei deputati islamici di Tripoli. La maggioranza emersa dalle elezioni di giugno si era trasferito a Tobruk per fuggire alla guerra civile che sta insanguinando il paese. A Tripoli era rimasto un governo parallelo instaurato dagli islamisti nonostante la sconfitta elettorale.

Da Tobruk, un parlamentare ha riferito all’Associated Press che i deputati non riconoscono ciò che esce dalla Corte Costituzionale, considerando la decisione dettata da ragioni “politiche” e presa sotto la minaccia delle armi. A Tripoli hanno invece salutato la sentenza come una “vittoria per la nazione”.

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Le reazioni della comunità internazionale

Gli sviluppi delle ultime ore complicano i passi anche per la comunità internazionale che ha riconosciuto il parlamento di Tobruk: il mosaico politico che emerge mostra una situazione politica incerta. L’Onu ha annunciato che studierà la decisione della Corte costituzionale libica confrontandosi con i legislatori del paese, aggiungendo che continuerà a collaborare “per aiutare la Libia a superare l’attuale crisi politica e di sicurezza”. Negli scontri armati delle ultime settimane tra le fazioni libiche si sono contati centinaia di morti.

Pinotti: “C’è il pericolo che in Libia il conflitto si aggravi”

Il ministro della Difesa italiano Roberta Pinotti ha espresso un timore condiviso da diverse cancellerie occidentali: “Percepiamo distintamente il pericolo che in Libia il conflitto si aggravi e che entrino nelle sue dinamiche ulteriori elementi perturbatori, in particolare il radicamento di componenti fondamentaliste con la capacità di proiettare le loro azioni terroristiche anche verso i paesi europei”.

Le vie d’uscita dal caos della Libia

Una via d’uscita nel quadro di uno sviluppo pacifico e democratico passerebbe per elezioni anticipate, ma il rischio è che le fazioni in campo non riescano a trovare un accordo considerate le profonde divisioni che spaccano la Libia.

La Commissione centrale per le elezioni municipali nel frattempo ha fissato la data per il voto amministrativo: urne aperte il 29 novembre in quattro regioni, il 6 dicembre in altre sette regioni e il 13 dicembre in altre tre.

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L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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