Immigrazione: la tragedia di Lampedusa è ancora viva

Pubblicato il 13 Novembre 2014 alle 12:30 Autore: Mediterranean Affairs
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(In collaborazione con Mediterranean Affairs)

Il 3 ottobre 2013, a Lampedusa, affondò una barca libica utilizzata per il trasporto di migranti provocando centinaia di dispersi e la morte di 366 persone. Per far fronte a quest’avvenimento il governo italiano, guidato allora da Enrico Letta, avviò l’operazione “Mare Nostrum”.

Immigrazione: da Mare Nostrum a Triton

Fu una missione militare e umanitaria con lo scopo di assistere i clandestini, prima che avvenissero nuove situazioni tragiche. Circa un anno dopo l’accaduto, precisamente il 31 ottobre 2014, gli attuali ministri dell’Interno e della Difesa, Angelino Alfano e Roberta Pinotti, hanno annunciato la fine dell’operazione “Mare Nostrum”. Infatti, è stata sostituita da novembre con un nuovo programma dell’Unione Europea, denominato “Triton”, con lo scopo di effettuare un controllo sulle frontiere.

Gli immigrati aumentano

Le due date sopraccitate, sebbene distanti, hanno come fattore comune aver stravolto la vita di milioni di migranti. È trascorso più di un anno e la situazione non sembra essere migliorata: secondo l’UNHCR, attualmente si sta affrontando un preoccupante aumento di migranti che si spostano verso gli stati europei, in particolare Germania e Italia. A loro è richiesta una grande somma di denaro per abbandonare i propri Paesi viaggiando (in condizioni terribili e disumane) alla ricerca di una vita migliore.

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Photo by Noborder NetworkCC BY 2.0

I limiti dell’operazione Triton

In uno scenario così critico, è opportuno evidenziare che l’operazione “Mare Nostrum” non è uscita del tutto di scena: infatti, proseguirà ancora fino a terminarsi entro la fine dell’anno. Nel frattempo, l’operazione “Triton” ha evidenziato già i suoi limiti, come testimoniato dal rifiuto a supportarla da parte del Regno Unito: quindi, la gestione europea dei flussi migratori rischia di perdere maggiore affidabilità, dando spazio a grandi e infinite incertezze.

I centri di accoglienza

Invece, possibili certezze sono garantite da alcuni centri diurni di accoglienza per gli immigrati, e uno tra questi è “Civico Zero”, a Roma. Si tratta di un progetto finanziato da Save the Children – Italia per fornire e garantire sostegno, orientamento e tutela a minori stranieri in condizioni di marginalità sociale e a rischio di devianza, abuso, e sfruttamento.

Secondo Amnesty International, migliaia di migranti e rifugiati sono spesso bloccati in “centri di detenzione” sovraffollati e insufficientemente finanziati: sono stati molti i casi di percosse, frustate e altre forme di torture o maltrattamenti, perfino nei confronti di donne e bambini.

L’Europa, gli immigrati e i diritti umani

La gestione europea dell’immigrazione non è stata eccelsa anche in ambito sanitario: infatti, l’Unione Europea ha fallito un’adeguata attenzione alle politiche sanitarie rivolte agli immigrati, mancando così il proprio impegno a tutelare i diritti umani. Sebbene l’immigrazione sia stata spesso messa in discussione come una delle principali cause di diffusione di svariate epidemie, va rilevato che la maggior parte dei migranti ha un limitato accesso alle cure sanitarie.

L’attuale situazione, quindi, è segnata da una profonda mancanza di capacità, ma anche volontà, da parte dei Paesi dell’Unione Europea di affrontare adeguatamente tutte le problematiche relative in ambiti sociali, economici e sanitari, che condizionano migliaia migranti in cerca di un futuro migliore.

Beatrice Casella
(Mediterranean Affairs – Contributing editor)

Immagine in evidenza: photo by Noborder NetworkCC BY 2.0

L'autore: Mediterranean Affairs

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