Chi ha paura dei robot killer? Corsa contro il tempo per metterli al bando

Pubblicato il 17 Novembre 2014 alle 10:08 Autore: Ilaria De Bonis
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Ci si aspettava un meeting internazionale in sede Onu per ampliare il fronte del no alle “armi incendiarie” (come quelle al fosforo bianco), ampiamente utilizzate nelle guerre contemporanee. È stata invece l’occasione per accelerare i colloqui sulla messa al bando dei robot killer. O quantomeno per discutere della loro esistenza.

Armi non comandate dall’uomo

Il meeting di Ginevra tra i 118 Stati parte alla Convenzione CCW sulle armi convenzionali (Convention on Conventional Weapons), ha ribadito i timori per la produzione di armi non comandate dall’uomo. Si tratta di veri e propri robot autonomi nella scelta dei target, guidati soltanto da software che ne definiscono i parametri. A breve – la progettazione procede velocissima – si andrà oltre l’idea dei cartoons giapponesi: se jeeg robot d’acciaio aveva uomo nascosto nella testa, i cosiddetti robot killer sono programmati per uccidere senza alcun input.

Si muovono e sparano in autonomia. E spaventano (Spagna in primis) alcuni Stati più di quanto non facciano le armi convenzionali “incendiarie” o gli ordigni inesplosi. Tant’è che i 118 Stati membri (dal 10 al 14 novembre scorso a Ginevra) si sono dati appuntamento nuovamente nella capitale della Svizzera tra il 13 e il 17 aprile del 2015 per proseguire i colloqui.

Le armi incendiarie

Le altre, le armi incendiarie (all’apparenza simili a ‘fuochi d’artificio’, stando alle denunce dei civili che le hanno viste cadere a Luhanskoe, in Ucraina orientale),  bruciano chimicamente la pelle ed esalano fumi chimici letali per i polmoni. Ma almeno ad azionarle sono dei militari. La ong britannica Human Rights Watch aveva appena pubblicato un memorandum per raccomandare agli Stati membri della CCW di dare più consistenza al Protocollo III, quello che riguarda le armi incendiarie, appunto.

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Photo by DVIDSHUBCC BY 2.0

Robot di ultima generazione

Al centro del vertice di Ginevra invece sono finiti questi temuti robot di ultimissima generazione, finora sviluppati – non ancora in vendita – da Gran Bretagna, Israele e Norvegia. Congegnati per distruggere postazioni nemiche in serie. Sono in grado di scegliere il target in base a valutazioni virtuali: una sorta di drone che opera sul terreno.

“È già in corso una vera e propria gara per la costruzione di armi autonome, che agiscono più velocemente, sono più efficienti e meno prevedibili”, aveva messo in guardia Steve Omohundro, fisico ed esperto di intelligenze artificiali di Self-Aware Systems. E in effetti i grandi produttori d’armi si danno un gran da fare per arrivare primi al ‘robot perfetto’. Mentre una campagna internazionale che raggruppa diverse ong tra cui HRW e Pax Christi, vuole metterli al bando . E’ una lotta contro il tempo.

Colpire senza il controllo dell’uomo

I leader britannici hanno già detto sì ai cosiddetti missili Brimstone “Fire and forget”, che puntano tutti i tank che si trovano in una stessa area, escludendo dal raggio d’azione le automobili d’uso civile. La Norvegia invece possiede il pericolosissimo Joint Strike Missile che identifica dei target senza il controllo dell’occhio umano. Progettato dal Kongsberg Gruppen questo sistema missilistico noto come JSM è stato pensato per “prendere la decisione d’uccidere senza l’interferenza umana”. Il Pentagono ha allo studio un sistema della Lockheed Martin che vola da solo senza controllo. Ma non è chiaro se possa anche attaccare a discrezione della macchina.

Corsa contro il tempo

Il Trattato CCW, detto anche “Convenzione sulle armi disumane”, firmato la prima volta nel 1980 e poi emendato diverse volte fino alla stesura del 2003, è composto da cinque differenti Protocolli. L’obiettivo della Convenzione, vi si legge, “è vietare o restringere l’uso di specifici tipi di armi considerate causa di sofferenze non necessarie o ingiustificate per chi combatte, oppure armi che colpiscono i civili in modo indiscriminato”.

Il Protocollo IV è quello che riguarda più da vicino i robot killer. Ma non ne fa esplicitamente menzione: o meglio si riferisce ai “laser ciechi”, sistemi laser non controllati dall’uomo. I Paesi parte possono firmare o ratificare uno dei Protocolli e non aderire agli altri. Il terzo e il quinto rimangono tra i più controversi e i meno gettonati. Il nuovo appuntamento è in primavera, nel frattempo la campagna internazionale lavora con la base per sensibilizzare l’opinione pubblica. Con la speranza che stavolta il no parta dal basso.

Immagine in evidenza: photo by Rennett StoweCC BY 2.0