La Somalia introduce le quote rosa in Parlamento

Pubblicato il 25 Gennaio 2021 alle 11:46 Autore: Tommaso Rossotti

In vista delle elezioni parlamentari dell’8 Febbraio, il Primo Ministro somalo Mohamed Hussein Roble ha annunciato una riforma alla struttura del Parlamento nazionale. Dalla prossima legislatura, infatti, il 30% dei seggi sarà riservato a deputate e senatrici, cercando di favorire la parità di genere all’interno delle istituzioni somale. Oggi infatti solo il 24% dei parlamentari somali sono donne. Nel resto del Corno d’Africa, l’Etiopia ha aumentato drasticamente il numero di donne parlamentari (oggi sono il 38%) e anche l’Eritrea ha introdotto un sistema di quote.

Il sistema politico

Il sistema politico di Mogadiscio è particolarmente complesso e delicato. Il Paese è infatti estremamente variegato dal punto di vista etnico-linguistico ed è diviso in centinaia di clan. Questa atomizzazione della società somala ha portato ad un’instabilità diffusa fin dall’indipendenza del Paese dall’Italia nel 1960. In particolare, dal 1991 in poi la Somalia è dilaniato da una guerra civile che continua quasi senza sosta. L’attuale sistema politico è il risultato di un compromesso raggiunto nel 2012. Questo accordo ha portato alla nascita di un parlamento bicamerale, formato dalla Camera del Popolo (con 275 membri) e dal Senato (con 54 membri). I due rami del Parlamento poi eleggono il Presidente della Repubblica.

 

Il sistema elettorale

Le elezioni somale si svolgono con un sistema complicato. Infatti, prima di ogni elezione la legge elettorale viene di fatto concordata dal Presidente della Repubblica e dai Presidenti degli Stati federali. Inoltre, la Somalia è uno dei pochi paesi al mondo in cui non ci sono elezioni dirette: con l’esclusione delle elezioni del 1961, infatti, tutte le elezioni sono avvenute tramite nomine da parte dei clan. Per questa tornata elettorale, l’accordo è stato raggiunto nell’ottobre 2020, e prevede che i clan nominino 101 responsabili che dovranno poi selezionare i membri del Parlamento. Questa modalità rende le quote proposte dal Primo Ministro deboli: infatti, questa norma non è parte dell’accordo elettorale, e sarà quindi responsabilità dei delegati dei clan decidere se rispettarla o meno.