Pensioni d’oro, la falla da 2 miliardi e la riforma Fornero

Pubblicato il 24 Novembre 2014 alle 18:55 Autore: Giulia Angeletti
pensioni statali

Un nuovo emendamento sarà probabilmente presentato al ddl Stabilità a seguito dell’accendersi di una nuova polemica: sembra infatti essere sparita un’importante clausola dalla riforma delle pensioni di Elsa Fornero, la quale prevedeva un tetto per le pensioni d’oro. La norma introdotta dall’ex ministro doveva stabilire, a partire dal primo gennaio 2012, un limite ben preciso per quelle pensioni più elevate relative ad alcuni funzionari statali, i quali, una volta deciso di restare in servizio dopo aver raggiunto i 40 anni di anzianità, avrebbero percepito una pensione non superiore all’80% del valore dell’ultimo stipendio.

A rendersi conto di tale “falla” nella legge è stato, secondo l’Ansa, lo staff di Matteo Renzi: la non attuazione di questa clausola ha portato a un cumulo per coloro che sono passati dal sistema contributivo a quello retributivo e soprattutto nel caso di consiglieri di Stato e della Corte dei Conti, i quali percepirebbero attualmente una pensione più alta rispetto al vecchio sistema. Questo potrebbe rappresentare un problema non da poco per la classe dirigente di fronte all’opinione pubblica, a seguito dei grossi sacrifici già fatti soprattutto dai giovani.

Elsa Fornero

L’agenzia Public Policy ha riferito che l’emendamento che dovrebbe ripristinare il tetto alle pensioni d’oro è già al vaglio della Ragioneria dello Stato, la quale sembra aver espresso qualche dubbio. L’emendamento porta la firma del governo e l’autorizzazione del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi e ristabilisce un assegno pensionistico non superiore all’80% del valore dell’ultimo stipendio percepito per quei funzionari statali che decidano di lavorare fino ai 75 anni, senza perciò alcun incremento progressivo della pensione.

La forte polemica è scaturita soprattutto a seguito della denuncia della Codacons, secondo la quale la “norma scomparsa” all’interno della legge 241/2011 costa allo Stato 2,6 miliardi di euro l’anno e riguarda 160 mila persone.  “La clausola, che di fatto poneva un limite all’importo delle pensioni erogate dall’Inps, è misteriosamente sparita, con la conseguenza che circa 160 mila lavoratori che hanno già raggiunto i 40 anni di anzianità potranno contare su un incremento progressivo della pensione, il cui importo sarà addirittura superiore a quello dell’ultimo stipendio percepito”, è quanto si legge in una nota dell’associazione, la quale ha sporto denuncia presso la Procura di Roma, la Corte dei Conti e il Tribunale dei Ministri.

L'autore: Giulia Angeletti

Giornalista pubblicista classe 1989, laureata in Scienze Politiche, "masterizzata" presso la Business School del Sole 24 Ore, attualmente è addetta stampa e redattrice per Termometro Politico. Affascinata dal mestiere più bello del mondo e frustrata dalla difficoltà di intraprendere più seriamente questa professione, pianifica numerosi "piani B" per poter sbarcare il lunario nel settore della comunicazione. Ama informarsi e leggere, odia avere poco tempo per farlo. Su Twitter è @GiuliaAngelett3
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