Redditi e disuguaglianze, per ogni euro ai poveri 10 euro ai ricchi

Pubblicato il 10 Dicembre 2014 alle 12:32 Autore: Felice Tommasino
crisi poveri

Diseguaglianze di redditi, per ogni euro che va ai più poveri ne vanno 10 ai più ricchi. È un divario, quello individuato dal rapporto Ocse, che non è mai stato tanto netto dagli anni ’80 ad oggi.

Prendendo in considerazione il 10% più povero ed il 10% più abbiente nella popolazione italiana, il rapporto tra i loro redditi è di 1 a 10. Una situazione non molto differente da quella degli altri Paesi Ocse nei quali la diseguaglianza è solo leggermente più equilibrata. Trent’anni fa, negli anni ’80, il rapporto era di 1 a 7. Complice la crisi, le cose sono andate via via peggiorando.

Redditi, il diverso impatto della crisi su ricchi e poveri

Prima della crisi, a metà degli anni ’80, su una crescita del reddito medio in Italia dello 0,8%, il 10% più ricco della popolazione vedeva crescere il proprio reddito dell’1,1%. I più poveri invece solo dello 0,2%. Con la crisi l’Italia ha fatto registrare una perdita nei redditi dell’1,5% annuo: i più poveri hanno subito un -3,9%; i più ricchi solo un -0,8%.

redditi

Le diseguaglianze frenano la crescita del Pil

I numeri denunciano la mancata riuscita del principio di redistribuzione della ricchezza e l’accentuarsi della diseguaglianza che di certo non fa da traino alla crescita economica. Diseguaglianze che appaiono ancora più evidenti considerando il coefficiente Gini: tale misurazione del tasso di diseguaglianza assegna 0 quando tutti hanno lo stesso reddito e 1 quando invece il reddito va ad arricchire una sola persona. Prima della crisi, tale coefficiente nei Paesi Ocse era pari allo 0,29. Cresciuto di tre punti (0,32%) con l’acuirsi della crisi nel biennio 2011/2012. Questa crescita del divario tra ricchi e poveri si traduce in una perdita di Pil annua dello 0,35% per 25 anni. Nel caso dell’Italia, tra il 1990 e il 2010, la diseguaglianza ha privato il Paese di circa sette punti percentuali di crescita. Un Pil che faceva registrare una crescita dell’8%, la peggiore della zona Ocse, che avrebbe potuto raggiungere il 14,7%. Senza la zavorra delle diseguaglianze, il nostro Pil sarebbe praticamente volato al di sopra di quelli di Spagna e Francia.

Rafforzare redditi medio-bassi per far ripartire i consumi

Non resta dunque che provare a porre rimedio alle diseguaglianze di reddito per non frenare ulteriormente la crescita economica. Rafforzare i redditi medio bassi potrebbero essere un buon inizio: consentirebbero di rimettere in moto i consumi favorendo quindi la ripresa. D’altra parte, come recita lo stesso rapporto Ocse, le diseguaglianze minano anche l’istruzione ed ostacolano la crescita delle competenze. Fattori che vanno a porre un freno anche alla crescita del capitale umano.

L'autore: Felice Tommasino

Classe 1991, cilentano. Laureando in Editoria e Pubblicistica all'Università degli Studi di Salerno. Su Twitter @felicetommasino
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