Patto Stabilità, dall’Ue maggiore flessibilità ma sotto il tetto del 3%

Pubblicato il 14 Gennaio 2015 alle 14:36 Autore: Felice Tommasino
Patto Stabilità, dall’Ue maggiore flessibilità ma sotto il tetto del 3%

Patto Stabilità, dall’Ue maggiore flessibilità. La Commissione europea ha aperto a “temporanee deviazioni” sui conti pubblici per i paesi in recessione o che hanno in programma piani di investimento. Il rispetto delle regole sarà più agevole ma solo per i paesi che rimangono sotto il famoso tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha subito voluto rivendicare i propri meriti: “È un successo italiano”. I paesi dell’Ue che stanno varando riforme, come l’Italia, avranno più tempo per raggiungere gli obiettivi di bilancio; dai bilanci verranno esclusi gli investimenti co-finanziati dall’Ue; e il risanamento nei momenti di difficoltà economica verrà reso più morbido.

Le regole tutto sommato non cambiano: “La Commissione non propone nessuna modifica delle regole esistenti, quindi non sarà fatto nessun passo legislativo e queste linee guida saranno applicabili immediatamente”. L’obiettivo della Commissione è ben chiaro: “incoraggiare l’attuazione delle riforme, promuovere gli investimenti, soprattutto nel contesto del nuovo fonda strategico (EFSI) del piano Juncker, e prendere meglio in considerazione il ciclo economico in ogni Stato”.

Ue attende riforme incisive

Per quanto riguarda le già citate riforme attese, l’Ue vuole che tali riforme incidano positivamente sul bilancio e che trovino dunque attuazione. La loro incisività sul bilancio dovrà essere inoltre verificabile. Questo vale sia per chi è sotto il tetto del 3% che per chi il tetto l’ha già sforato. Le riforme passeranno sotto lo sguardo vigile di Bruxelles prima che venga consentita una “deviazione temporanea dall’obiettivo di medio termine o dal percorso verso esso”.

Deviazione che comunque non potrà essere superiore allo 0,5% e alla quale dovrebbe essere garantito un “margine di sicurezza” tale da garantire il non superamento del 3% del deficit.

Patto stabilità

 

La clausola per gli investimenti

È stata poi prevista una “clausola per investimenti” che riguarda i Paesi rimasti sotto il tetto del 3% e quindi nel braccio preventivo del Patto di Stabilità. Questi potranno deviare temporaneamente dall’obiettivo di bilancio per fare investimenti co-finanziati dall’Unione europea. Per fare ciò questi Paesi dovranno rispettare alcune regole: Pil sotto il potenziale (output gap non inferiore al -1,5%) e la deviazione dovrà comunque avvenire nei limiti del 3% di deficit.

Nuovo sistema di calcolo up e down dell’economia

La Commissione europea ha inoltre stabilito una nuova “matrice” per il calcolo degli “up” e “down” dell’economia: consentirà di adeguare la portata degli sforzi strutturali in virtù del ciclo economico di ogni singolo Paese.

Padoan soddisfatto: “Italia rispetta il tetto del 3%”

Soddisfatto il nostro ministro dell’Economia Padoan che ritiene le nuove indicazioni della Commissione europea “favorevoli per l’Italia perché la politica economica italiana è basata sulle riforme e sugli investimenti in una situazione di finanza pubblica sotto controllo”. E, intervistato dal Gr1, ha sottolineato che “aumentano ora le prospettive di crescita e occupazione”. Un passo in avanti importante quello compiuto ieri da Bruxelles volto a favorire le riforme strutturali e gli investimenti “garantendo una maggiore flessibilità nella gestione del ciclo e della politica di bilancio”. Padoan ha poi ricordato che “l’Italia è uno dei non molti paesi che rispetta il tetto del 3%”. Le nuove indicazioni dell’Ue potranno quindi vederla favorita.

Patto stabilità

 

 

Il ministro ha nuovamente escluso quindi la necessità di una manovra aggiuntiva per sistemare i conti del nostro paese. Il giudizio della Commissione che arriverà a marzo in base alle sue previsioni sui conti pubblici degli Stati membri non lo preoccupa: “Non sarà un problema indipendentemente da eventuali nuovi meccanismi di valutazione delle regole”. Ha ribadito inoltre: “L’Italia rispetta il 3%, ci sono molti altri Paesi che lo superano, siamo in posizione migliore”.

L'autore: Felice Tommasino

Classe 1991, cilentano. Laureando in Editoria e Pubblicistica all'Università degli Studi di Salerno. Su Twitter @felicetommasino
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