Isis: la versione di Assad
Intervistato da Jeremy Bowen della Bbc, il Presidente siriano Bashar Al Assad parla della guerra civile in Siria, della battaglia contro Isis e Al Qaeda, delle relazioni con gli Usa.
La guerra in Siria
Cinque anni di combattimenti e oltre 200mila vittime: la Siria è ormai uno “stato fallito”? Non per Assad: “fino a quando il governo e le istituzioni statali compiono il loro dovere verso il popolo siriano non possiamo parlare di stato fallito”. Quando un paese subisce l’invasione di terroristi stranieri “il governo fa il suo lavoro e difende la nazione”.
Bowen invita Assad a tornare con la memoria al 2011, quando sono cominciate le manifestazioni contro il suo governo. Il giornalista, allora inviato a Damasco, riferisce di aver intervistato molti cittadini, di essi nessuno voleva un “califfato” solo più libertà e democrazia. “In Occidente – ribatte Assad – alcuni ancora pensano che quello fosse un periodo di pacifiche dimostrazioni, ma nelle prime settimane molti poliziotti furono uccisi, non penso che la loro morte sia dovuta alle onde sonore prodotte dai manifestanti”.
Il Presidente siriano rispedisce al mittente anche le accuse rivolte all’esercito: oltre a quelle che si riferiscono all’uso di armi chimiche (cloro), più fonti riferiscono di aver visto lanciare dagli elicotteri delle armi non convenzionali, nello specifico delle “barrel bomb” cioè degli ordigni rudimentali contenenti frammenti metallici usati per moltiplicarne l’effetto distruttivo.
Lotta al terrorismo
L’Isis e Al Qaeda controllano una vasta aerea del territorio siriano, ma il governo di Damasco non si aggregherà alla coalizione che combatte lo Stato Islamico e i suoi fiancheggiatori “per una semplice ragione, perché non possiamo allearci con i paesi che sostengono i terroristi, perché stiamo combattendo i terroristi”. Assad si riferisce senza usare mezzi termini all’Arabia Saudita e alle altre monarchie del Golfo, infatti, “l’ideologia dello Stato Islamico e di Al Qaeda è quella wahhabita sostenuta dalla famiglia reale saudita”.
Il presidente siriano critica anche gli Usa per l’addestramento fornito all’opposizione “moderata” perché “ci sono solo i miliziani dell’Isis e del fronte Al Nusra a combattere in Siria”. Tuttavia, è innegabile che i raid della coalizione a guida americana stiano alleggerendo e non di poco il lavoro dell’esercito siriano anche se tra Damasco e Washington “non c’è un vero e proprio dialogo, solo uno scambio di informazioni” perché “anche se ci hanno informato prima che iniziassero” non c’è “nulla di tattico”.