Torna la BCE: Draghi farà chiarezza su Grecia e Quantitative Easing?

Pubblicato il 4 Marzo 2015 alle 15:08 Autore: Giovanni De Mizio

Ritorna dopo sei settimane il meeting di politica monetaria della Banca Centrale Europea, che si riunirà a Cipro giovedì. Se da un lato non dovrebbero esserci sorprese dal punto di vista monetario (ovvero i tassi resteranno fermi), dall’altro l’intervento di Draghi a seguito della riunione sarà importante per motivi tecnici e politici.

Circa gli ultimi, bisogna ricordare che la BCE ha in mano la spina che tiene in vita la Grecia: attraverso i suoi prestiti di emergenza le banche greche possono continuare a funzionare, continuando a pompare il (poco) sangue della spossata economia greca. La BCE nelle scorse settimane aveva già escluso i titoli di Stato greci come garanzia per ottenere prestiti dalla banca centrale a seguito dell’annuncio del nuovo governo Tsipras della volontà di non voler proseguire con il programma di salvataggio.

Titoli greci, Rischio carta straccia

Senza questo programma i titoli greci rischiano di diventare velocemente carta straccia, impossibili da tenere nel bilancio di Francoforte. Per questa ragione le banche greche possono finanziarsi solo attraverso il più costoso programma ELA, che è diventato sempre più fondamentale man mano che i correntisti greci ritiravano euro dalle banche per proteggersi da una possibile, disastrosa uscita dalla moneta unica. La Grecia rischia di ritrovarsi con le casse vuote entro la fine del mese, se non entro due settimane, perché deve restituire una tranche di prestiti ai propri creditori. Si tratta di pochi spiccioli, ma la Grecia non li ha. Atene potrebbe provare a cercarli sul mercato, emettendo titoli a brevissimo termine (massimo sei mesi), ma il governo può emettere al massimo 15 miliardi di euro: il tetto è stato già raggiunto, e la BCE ha potere di veto per il suo innalzamento. Il motivo è semplice: le banche greche compravano i titoli del debito pubblico greco per ottenere prestiti dalla BCE, ricomprando di volta in volta i titoli di Stato per finanziare le necessità di brevissimo della Grecia. Il giochino era sopportabile quando la Grecia era commissariata dalla Troika, ma adesso questa monetizzazione del debito pubblico (cosa peraltro vietata dai Trattati) rischia di finanziare un governo che ha usato parole e figure molto dure ed eterodosse.

Falchi della Bce in assetto da guerra

Il problema è che l’ala dei falchi in seno alla BCE vorrebbe cominciare a staccare la spina alla Grecia, a prescindere dalle conseguenze: se il governo greco si ritrovasse con le tasche vuote, l’uscita dall’euro sarebbe inevitabile, e le conseguenze sul resto dell’Eurozona, specie nel lungo periodo, si farebbero sentire molto dolorosamente. Esiste comunque la possibilità che la BCE voglia dare una possibilità al governo Tsipras e credere alla sua promessa di presentare un piano di riforme credibile entro il mese di aprile, e riammettere i titoli di Stato greci come collaterale, anche se probabilmente verranno richieste maggiori “condizionalità” (ovvero stabilire che il debito detenuto da Francoforte resta senior, cioè maggiormente protetto).

Draghi e i dettagli del Quantitative Easing

Dal punto di vista tecnico, si attendono dettagli relativamente al Quantitative Easing, ormai pronto a partire: si sa molto poco di questo programma, se non (più o meno) la dimensione (mille miliardi di euro) e il ritmo degli acquisti (60 miliardi al mese in titoli pubblici e privati). La distribuzione degli acquisti e la loro meccanica restano invece ignoti: su quali prodotti saranno distribuiti i 60 miliardi degli acquisti? La BCE acquisterà sul mercato secondario come al solito oppure farà delle “aste al ribasso” (reverse auction) come la Federal Reserve? Ma soprattutto, esattamente, quando comincerà questo programma di acquisto di titoli di Stato?

Non rispondere a queste domande creerebbe forti incertezze sui mercati, che potrebbero subire vendite sugli attivi più rischiosi (azioni e titoli della periferia), oltre che ovviamente spingere l’euro al rialzo.