Le parole di Mieli per la Fornero, oltre il danno la beffa

Pubblicato il 18 Marzo 2015 alle 15:40 Autore: Giovanni Orazio Marotta
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Ieri sera su La Sette è andato in onda regolarmente la puntata di Otto e mezzo, il programma di approfondimento politico condotto dalla Gruber. Gli ospiti Salvini (di questi tempi in piena campagna elettorale e onnipresente su ogni canale televisivo) e Paolo Mieli, attuale presidente Rcs libri. La solita diatriba tra le domande scomode del giornalista in studio e le risposte dell’esponente politico in collegamento, in relazione al recente passato scandalistico della Lega (i diamanti in Tanzania, Belsito ecc…) sullo sfondo dell’attuale caso che coinvolge il ministro delle infrastrutture Lupi, si è svolto secondo copione, fino al punto in cui la Gruber, quasi a rispettare un protocollo richiesto da chi cura le ospitate dello stesso Salvini in tv (la richiesta di parlare di argomenti precisi dove dare libero sfogo al populismo da campagna elettorale), ha tirato in ballo la riforma, o meglio la signora nonché ex ministro del governo Monti, Elsa Fornero.

Il cavallo di battaglia di Salvini la Fornero, anzi la professoressa Fornero, come si è preoccupato di precisare più volte Paolo Mieli, il quale si è reso protagonista di una richiesta di scuse che a suo dire molti italiani, e ovviamente lo stesso Salvini, dovrebbero inoltrare all’ex ministro del governo Monti.

Se questo non è una beffa oltre il danno già ampiamente consumato ditemi voi cos’è. Che la riforma Fornero sia stata una tragedia per un numero elevato di lavoratori italiani, e sottolineo la parola lavoratori, è fuori discussione, e ridurre il problema come fa il sig. Mieli affermando che a parte gli esodati la riforma è stata più che soddisfacente, come a dire a parte una minoranza, è una provocazione che sa di estremismo al pari degli insulti tanto deprecati e oggetto di critiche che Salvini ha rivolto alla Fornero negli ultimi anni, in un escalation che Paolo Mieli critica fortemente invocando per questo scuse pubbliche. Ma questa richiesta ribadisco ha lo stesso livello di volgarità di quella deprecata, in quanto ridurre il problema in quanto non direttamente interessati è vigliacco e soprattutto altamente provocatorio per chi ha subito ingiustamente una decisione che lo ha penalizzato e rovinato. La ragione espressa da Mieli in merito al fatto che tramite questa riforma l’Italia ha evitato la bancarotta,e che bisogna ringraziare il coraggio della Fornero non regge affatto, e anzi provoca ancor di più ribrezzo visto che alla fine con tutti quelli che in Italia potevano sacrificarsi, la scelta è ricaduta su poveri cristi che non arrivano a fine mese. E poco conta che il problema ad oggi risulta lontano anni luce da una soluzione, un occasione servita su un piatto d’oro per Salvini e la sua propaganda.

Gli esodati per Mieli insomma sono solo un dettaglio (non appena è uscita l’ansa sui primi exit pool relativi alle elezioni israeliane Mieli ha colto l’assist della Gruber per sviare l’attenzione), come le lacrime di coccodrillo della stessa Fornero alla presentazione di quella riforma, immagine chiara di ciò che venne imposto al popolo italiano. Così l’estremismo di Salvini immerso nel populismo trova forza e consistenza nel diniego a scusarsi oggi o domani con la Fornero, rafforzando la posizione da oppositore fermo e deciso di una riforma che combatterà sempre. Una situazione che da sola cancella dubbi polemiche e passato recente della Lega e dello stesso Salvini, e che ne rafforza l’immagine di uomo vicino ai più deboli, ancra più di quello che vuol comunicare il golfino e le felpe tradizionalmente indossate ad ogni apparizione televisiva. Con buona pace, o contributo indiretto,  dell’elite di intellettuali alla Mieli.

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L'autore: Giovanni Orazio Marotta