Sì del Senato: torna il reato falso in bilancio Palazzo Madama approva ddl anticorruzione

Pubblicato il 1 Aprile 2015 alle 13:06 Autore: Redazione

Dopo 734 giorni di discussioni e di polemiche, dopo ore di dibattito in Aula, il ddl anticorruzione ha ottenuto il primo via libera del Senato con 165 voti favorevoli, 74 contrari e 13 astenuti. A favore hanno votato Pd, Area popolare, Autonomie-Maie-Psi. Contrari Forza Italia, M5s e Gal. Astensione dalla Lega Nord. Il provvedimento passa ora all’esame della Camera. Soddisfatto il premier Renzi che scrive su Twitter:

“E’ chiaro che sono soddisfatto perché si trattava di un traguardo non scontato”, ha commentato a il ministro della Giustizia Andrea Orlando. “Ma nessun trionfalismo perchè battaglia contro la corruzione deve andare avanti”. Un solo rammarico: che il voto su un “tema così importante non sia stato unanime”.

Reintrodotto anche il falso in bilancio

Sì del Senato anche alla reintroduzione del reato di falso in bilancio. Il Senato ha approvato con 124 voti a favore l’articolo 8 del ddl che prevede il reato del falso in bilancio anche per le società non quotate. Previste pene da uno a cinque anni di reclusione per “false comunicazioni sociali”.

Il Senato ha approvato, con 146 sì, 95 no e 8 astenuti, l’art.9 del ddl anticorruzione che introduce nel Codice civile gli articoli 2621-bis e 2621-ter sui fatti di lieve entità nella valutazione delle false comunicazioni sociali nelle società non quotate. Si prevede una riduzione di pena rispetto a quanto previsto dall’art.8 precedentemente approvato.

A ritmo serrato continua l’esame del ddl anticorruzione nell’aula di palazzo Madama, che ha votato anche l’art.10 del provvedimento, approvandolo con 182 voti a favore, 85 contrari e 48 astenuti. L’articolo modifica l’articolo 2622 del codice civile, e fissa la pena della reclusione da tre a otto anni gli amministratori di società quotate che si siano resi responsabili di false comunicazioni sociali.

Via libera con 205 sì, 56 no e un astenuto, anche all’articolo 11 del ddl anti-corruzione che completa il pacchetto di norme sul falso in bilancio e riguarda la sanzione per la responsabilità amministrativa che diventa più severe per tutte le società: fino a 600 quote da pagare. Nel dettaglio: per il delitto di false comunicazioni sociali previsto dall’articolo 2621 del codice civile (relativo alle società non quotate) la sanzione pecuniaria da duecento a quattrocento quote; per il delitto di false comunicazioni sociali previsto dall’articolo 2621-bis del codice civile (relativo alla tenuità del fatto per le società non quotate), la sanzione pecuniaria da cento a duecento quote; per il delitto di false comunicazioni sociali previsto dall’articolo 2622 del codice civile (relativo alle società quotate, la sanzione pecuniaria da quattrocento a seicento quote.

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M5S, voto falsato da ‘Pianisti’ in Aula

“La legge sull’anti-corruzione è falsata dal voto di pianisti che si esprimono per senatori assenti e il presidente Grasso non annulla le votazioni”. La denuncia arriva dal capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Giustizia al Senato Enrico Cappelletti. “Molti emendamenti anche migliorativi non vengono approvati sul filo del rasoio per 1-3 voti. Il Movimento 5 Stelle ha già scoperto un »pianista« che ha votato per il senatore Tarquini (Forza Italia) assente in Aula, ma di fronte alle denunce del M5S – avverte Cappelletti – Grasso non annulla votazioni palesemente irregolari”.

Di Pietro “Ddl è pesce d’Aprile, è inefficace”

“Il pesce d’aprile oggi sta nel fatto non che si faccia la legge, ma come è fatta la legge. Poi piuttosto che non fare niente, va bene anche questo”. Lo dice Antonio Di Pietro a Radio Montecarlo parlando della legge anticorruzione all’esame del Senato.

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