Sondaggio Demos: solamente il 30% degli italiani ha fiducia nella magistratura ( 13-04)

Pubblicato il 15 Aprile 2015 alle 21:27 Autore: Umberto Zimarri
Sondaggio Demos magistratura

Il sondaggio Demos pubblicato da Repubblica il 13 Aprile è dedicato al rapporto tra la magistratura e gli italiani che purtroppo è tornato al centro del dibattito pubblico dopo l’assurdo e ingiustificabile massacro nel Tribunale di Milano. Gherardo Colombo, Rodolfo Sabelli ma anche lo stesso Presidente della Repubblica, Mattarella, hanno tempestivamente dichiarato il loro grido di disappunto contro le campagne politiche e a mezzo stampa che hanno puntato e puntano tutt’ora è infangare e screditare la magistratura.

Cosa pensano gli italiani su questo delicato argomento e come è variato nel tempo il sentimento-risentimento del popolo verso gli ambienti giudiziari? Sicuramente come in tanti hanno sottolineato è scorretto pensare che l’azione criminale sia più o meno riconducibile alle condizioni dell’ambiente sociale. E’, però, evidente che il rapporto tra l’opinione pubblica e il mondo della giustizia viva da alcuni anni un momento di profonda crisi. Secondo Ilvo Diamanti solamente il 30% degli italiani attualmente ha fiducia nella magistratura. Per dare un termine di paragone questo dato negli anni di tangentopoli arrivò a sfiorare il 70%, senza particolari distinzioni di appartenenza partitica, cosa che accade oggi. La ricerca demoscopica rileva come il 41% dell’elettorato Pd dimostri fiducia nell’operato della magistratura. Il dato scende in maniera verticale se si guarda al centro-destra, arrivando al 25% tra gli elettori forzisti e addirittura al 18% tra i leghisti. Si potrebbe definire scettica la base dei 5 Stelle in quanto circa tre su dieci mostrano apprezzamento verso il lavoro dei magistrati.

Sondaggio Demos magistraturaCosa è successo quindi in questo ventennio? Secondo il Presidente Demos la debolezza dei partiti e il vuoto politico, unite ad corruzione ormai endemica e pervasiva hanno allargato lo spazio della magistratura che si è ritrovata “immischiata” nella realtà politica e nella vita pubblica. Insomma i magistrati si sono ritrovati volenti o nolenti ad avere un ruolo politico a causa delle sempre più frequenti inchieste riguardanti la corruzione, il malaffare e i partiti, divenendo “garanti della pubblica virtù“, come osserva Alessandro Pizzorno. La scelta di alcuni come Di Pietro, Ingroia, Emiliano, De Magistris di lasciare il ruolo precedente e di divenire attori politici di rilievo ha, inoltre, influito nel creare nell’immaginario collettivo l’immagine di una magistratura politicizzata ampiamente cavalcata e abusata irresponsabilmente dal mondo berlusconiano. Da controllori moralizzatori del sistema nel 1992, per alcuni sono divenuti nel corso degli anni attori e giocatori verso cui rivolgere sentimenti, risentimenti, simpatia o odio.

In conclusione è bene evidenziare come un precedente sondaggio Demos ( marzo 2015) abbia evidenziato come praticamente per una persona su due la corruzione politica sia maggiore adesso che negli anni di tangentopoli.

 

 

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