Naufragio migranti, Renzi: “Interventi mirati contro gli scafisti, no a guerra”

Pubblicato il 20 Aprile 2015 alle 10:03 Autore: Emanuele Vena
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“Ci sono politici che fanno polemiche per prendere un voto”. Questa l’opinione del premier Matteo Renzi – intervistato da Rtl – a proposito dei commenti politici dopo il naufragio dei migranti nel Canale di Sicilia. E sul tema il premier aggiunge: “Qualcuno è vero che ha fatto lo sciacallo ma io ho molto apprezzato le posizioni sagge di molte forze politiche, anche dell’opposizione”. Ed entrando nel dettaglio, spiega: “Berlusconi ha detto cose molto più sagge di Salvini. Quando ci sono questioni come il naufragio di sabato notte, evitiamo di fare polemiche interne”. E aggiunge: “La magistratura sta indagando per capire se lo scafista è tra i sopravvissuti”.

Riguardo alle strategie internazionali, Renzi sottolinea gli scarsi risultati ottenuti dall’inviato ONU, ma spiega: “In questo momento in Libia intervenire con forze internazionali in terra ferma è un rischio assolutamente eccessivo. Non possiamo pensare di mandare decine di migliaia di uomini senza una strategia, sull’onda del’emozione”. Ciò che va fatto, secondo il premier, è “evitare che il mare diventi un cimitero e perciò occorre andare a risolvere il problema alla radice, ovvero risolvere la situazione libica”.

“Siamo in presenza di nuovi schiavisti”, ha continuato Renzi, e per fermarli occorre “una risposta solida di tutta la comunità internazionale per prendere questi criminali che stanno facendo tanti soldi e stanno rovinando tante vite”. Ma ha ribadito che per ora non c’è “nessuna ipotesi di un intervento militare in Libia”, perché non ci sono le condizioni per far fare la pace con un intervento militare. Obiettivo dell’italia sono “interventi mirati per distruggere un racket criminale che è fuori dal controllo in questo momento”. E ha confermato il suo no a un blocco navale, “che sarebbe un regalo agli scafisti“.

A parlare della tragedia del Mediterraneo è anche lady Pesc, Federica Mogherini, che annuncia così il vertice odierno tra i ministri degli interni: “Ho sentito che fosse nostro dovere morale concentrare le nostre responsabilità per impedire che queste tragedie si ripetano ancora ed ancora”. Si attende gesti concreti dall’UE anche il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: “non è più sostenibile una situazione in cui ad una emergenza europea si risponda solo con risorse ed impegni italiani”. La risposta dei colleghi Ue non tarda ad arrivare. Germania, Francia e Gran Bretagna sono pronte a fare la loro parte e a non lasciare da sola l’Italia.

Naufragio migranti, Renzi: “Ipotesi militare non sul tappeto”

Nel pomeriggio, durante la conferenza stampa con il primo ministro maltese Joseph Muscat, il premier Renzi ha ribadito che l’intervento militare in Libia “è un’ipotesi che non è sul tappeto, perchè non ci sono le condizioni per far fare la pace con un intervento militare”. Questo non vuol dire che l’Europa si girerà dall’altra parte. “Venti anni fa – ha ricordato il premier – abbiamo chiuso gli occhi davanti a Srebrenica, oggi non possiamo chiudere più gli occhi e ricordarci di certi eventi solo per le commemorazioni. Dobbiamo evitare che le persone siano schiavizzate: non possiamo pensare di dargliela vinta, avremmo una responsabilità verso la storia” perché “quello che avviene in queste ore nel Mediterraneo è molto più di un naufragio: siamo in presenza di un grave momento di crisi umanitaria che va affrontato come tale”. Il capo del governo dà poi qualche numero: “Sono aumentate in queste ore le segnalazioni di soccorso: c’è un gommone a 30 miglia dalla Libia, con 100-150 persone a bordo. E una barca più grande con 300 persone. Anche oggi un’operazione delle forze di polizia e dell’ordine italiane ha portato all’arresto di altre 24 persone, siamo a 1.002 in totale”. Intanto l’emergenza continua. A Rodi si è ribaltato un barcone con 200 immigrati a bordo. Numerosi i dispersi.

Renzi: “Governo durerà fino al 2018”

Il premier Renzi ha parlato anche della tenuta del governo e delle polemiche che ruotano attorno alla riforma della legge elettorale. In merito alla stabilità dell’esecutivo, Renzi assicura: “Questo governo durerà da qui al 2018. Con calma ci arriviamo. Tutto quello che abbiamo detto che faremo, lo faremo”. Sull’Italicum, il premier si affida ad una battuta: “Più che ‘fiducia sì, fiducia no’, le posizioni sulla legge elettorale mi ricordano la canzone di Elio e le storie tese ‘Cara ti amo’, che è un pò troppo volgare per ricordarla”. Ed aggiunge: “Se i collegi della legge elettorale sono 90, 100 o 110, non è un tema decisivo per i cittadini. Lo è per gli addetti ai lavori che magari pensano alle chance di tornare in Parlamento”. Nessun timore di imboscate: “So che in tanti alzano la voce, urlano e sbraitano. Li lasciamo urlare e sbraitare. E le riforme stanno procedendo, a partire dalla legge elettorale”.

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Renzi e le prossime mosse del governo

Renzi spiega le prossime mosse del governo, a partire dal fisco, con i decreti delegati attuativi della delega fiscale previsti per domani in Consiglio dei Ministri. Il premier parla anche della concessione dei mutui ai lavoratori con i nuovi contratti previsti dal Jobs Act: “Abbiamo un impegno esplicito dell’Abi: il presidente Patuelli mi ha assicurato che tutti coloro che hanno il nuovo contratto a tutele crescenti hanno tutti i titoli per prendersi il mutuo”. E aggiunge: “dateci l’elenco delle segnalazioni di chi ha negato il mutuo e noi come Palazzo Chigi le diamo all’Abi e chiederemo risposte sui singoli casi, uno per uno. Perchè su questo ci ho messo la faccia”.

Tra i punti prioritari dell’azione del governo per il 2015 c’è anche la grana delle aziende partecipate, le quali “in alcune regioni funzionano bene, in altre sono carrozzoni in cui sistemare gli amici degli amici”. Renzi parla anche del problema scioperi, promuovendo le proposte di regolamentazione avanzate dal neoministro delle Infrastrutture e Trasporti, Graziano Delrio: “La proposta di Delrio è di buon senso. È sacrosanto il diritto allo sciopero ma poi il rispetto per i servizi pubblici essenziali secondo me ci vuole”. E spiega: “Per lo sciopero non è mai giusto ipotizzare il licenziamento ma il presupposto è che anche i dipendenti pubblici devono rispettare le regole”.

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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