Regno Unito: i Tories minacciano di abolire lo Human Rights Act

Pubblicato il 14 Maggio 2015 alle 11:53 Autore: Piergiuseppe Parisi

All’indomani delle elezioni nel Regno Unito, che hanno visto trionfare, oltre le aspettative, i Tories di Cameron, riconfermando l’ex Primo Ministro a capo dell’Esecutivo, questa volta composto al 100% da membri del partito conservatore, si mette in moto il processo di distacco dall’Europa, cominciando da uno dei progetti più nefasti e insensati concepiti dall’attuale governo: l’abolizione dello Human Rights Act.

Regno Unito: lo Human Rights Act 1998

Di cosa si tratta? Lo Human Rights Act, approvato dai Labouristi nel 1998 è un piccolo gioiello di architettura legislativa, pensato e progettato per assorbire nel sistema britannico i diritti enunciati dalla Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo, e presidiati dal vaglio giurisdizionale della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Si badi bene, non si tratta di un sottosistema dell’Unione Europea, ma piuttosto di un sistema parallelo, di cui fanno parte gli Stati appartenenti all’Unione ed altri. Peraltro, giova ricordare che l’Unione ha adottato una Carta dei Diritti Fondamentali che ricalca in parte la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, sancendo così un progressivo avvicinamento dell’Unione al sistema della Convenzione Europea.

Ebbene, il Regno Unito, membro della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, ha adottato una soluzione originale e distinta da quella di molti altri stati che hanno ratificato la Convenzione. Ha deciso di far propri i diritti enunciati dalla Convenzione, mediante l’adozione di un apposito atto legislativo interno, che ha recepito la Convenzione, peraltro allargandone, in alcuni casi, i parametri applicativi: lo Human Rights Act.

Regno Unito: il piano dei Tories

Sarà proprio per questa affinità tra il sistema dell’Unione Europea e quello della Convenzione che il governo Cameron avrà deciso di liberarsi dello Human Rights Act, coerentemente con i piani di allontanamento dall’Unione (si pensi al tanto ventilato referendum)? O vi sono ragioni ulteriori, legate ai piani di irrigidimento delle politiche dell’immigrazione per esempio?

Sicuramente il processo di allontanamento dall’Unione Europea starà giocando un ruolo fondamentale nella decisione di abolire lo Human Rights Act, ma come si è visto, si tratta di un atto che recepisce un trattato internazionale che, in principio, nulla ha a che vedere con l’Unione.

Tra l’altro, all’atto della stesura della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo presero parte svariate personalità britanniche, tra cui anche esponenti del Partito Conservatore, forti della loro superiorità culturale e giuridica, giacché i valori sottesi a quei diritti erano fortemente ancorati nella società britannica.

Dacché la proposta dell’attuale governo di sostituire lo Human Rights Act con una nuova legge squisitamente britannica, svincolata dai lacci e lacciuoli del sistema europeo.

regno unito

Regno Unito: le ragioni dei Tories

Ma vi è di più. Una delle ragioni utilizzate per giustificare la mossa dei Conservatori risiede nella volontà di non voler sottostare alla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, composta da giudici culturalmente distanti dalla Common Law inglese.

Peccato, però, che lo Human Rights Act non contenga alcuna obbligazione stringente di attenersi a quelle decisioni. L’unica obbligazione che emerge dal testo legislativo è quella di prendere in considerazione la giurisprudenza dei giudici di Strasburgo, luogo ove risiede la Corte.

E, peraltro, giova ricordare che l’obbligo di adeguamento alle sentenze non deriva dallo Human Rights Act ma dalla Convenzione Europea stessa.

Altra ragione avanzata dal governo Cameron per potersi liberare dello Human Rights Act risiede nella volontà di diminuire le garanzie dell’imputato di procedimento penale, onde garantire una risposta più severa del sistema penale.

Tuttavia, sebbene il diritto ad un equo processo sia incluso tra i diritti enunciati dallo Human Rights Act, la gran parte della legislazione a protezione dell’imputato deriva dalla legislazione adottata dalla signora Thatcher nel 1984, ben prima che lo Human Rights Act vedesse la luce.

Regno Unito: gli effetti della riforma

Allora, viene da chiedersi quale sia il vantaggio di abolire lo Human Rights Act e quali possano esserne le conseguenze.

Bisogna sottolineare, innanzi tutto, il ruolo innovativo dello Human Rights Act, che ha l’effetto di proteggere, mediante i diritti in esso enunciati, categorie deboli di persone, tra i cui i minori vittime della tratta di essere umani, le donne vittime di violenza domestica e sessuale, i disabili, ecc. Eliminando lo Human Rights Act si otterrebbe l’effetto di privare queste categorie deboli di una voce in capitolo. Soprattutto, laddove si consideri anche ulteriori restrizioni poste dal precedente governo, come per esempio, il taglio dei fondi per il gratuito patrocinio, o la riforma del sistema di judicial review.

Categorie a parte sono gli immigrati che, grazie allo Human Rights Act, beneficiano della possibilità di proporre appello contro le decisioni di espulsione. Questo diritto potrebbe venire gravemente compromesso dalla sostituzione dello Human Rights Act con un atto legislativo interno. Il che, peraltro, non sorprende, data l’annunciata stretta del governo Cameron sull’immigrazione.

regno unito gove

Regno Unito: le conseguenze politiche

Altrettanto drammaticamente andrebbero considerate alcune conseguenze più propriamente politiche dell’abolizione dello Human Rights Act.

In primo luogo, i rapporti con il partito repubblicano nell’Irlanda del Nord. L’abolizione dello Human Rights Act, infatti, sarebbe in grado di mettere a rischio il Good Friday Agreement che, nel 1998, pacificò, anche se solo parzialmente, la situazione nell’Irlanda del Nord. Come si sentiranno gli attivisti che, ritenendo di essere vittime di decisioni ingiuste, potrebbero perdere il diritto di ricorrere alla Corte di Strasburgo?

E, infine, che dire della virata a destra dell’intero governo Cameron? Non si dimentichi che la riforma è stata affidata a Michael Gove, nuovo ministro della giustizia, che avrebbe auspicato il ritorno alla pena di morte per impiccagione, come editorialista del Times, negli anni ’90, come ricorda Il Fatto Quotidiano.

L'autore: Piergiuseppe Parisi