Iraq: la resa dei conti tra Isis e milizie sciite

Pubblicato il 18 Maggio 2015 alle 14:05 Autore: Guglielmo Sano

Iraq: la strategica città di Ramadi, provincia di Anbar, è caduta nelle mani dell’Isis. I miliziani sciiti si preparano a riconquistarla.

L’Isis conquista Ramadi

Nella giornata di ieri le milizie dell’Isis hanno preso il controllo della città di Ramadi, capitale della provincia di Anbar, la più popolosa dell’Iraq. È la più grande vittoria militare riportata dallo Stato Islamico dopo la conquista di Mosul dello scorso giugno, parallelamente è la peggiore sconfitta riportata dal governo iracheno che, in un’offensiva di fine marzo, era riuscito a riconquistare Tikrit, assestando un duro colpo alle forze del Califfato.

A causa dei combattimenti degli scorsi giorni sono morte circa 500 persone, circa 24mila il numero degli abitanti fuggiti in 3 giorni. D’altra parte la caduta di Ramadi assume anche un nefasto carattere simbolico: finora gli attacchi dell’Isis, in tutta la regione di Anbar, erano stati arginati della milizie delle tribù sunnite locali, appoggiate dagli Usa.

Quando gli attacchi dell’Isis intorno a Ramadi si sono fatti sempre più violenti, il governo di Baghdad ha temporeggiato di fronte alle richieste di aiuto e rinforzi. Con un comunicato il governo ha chiesto di resistere perché “stanno arrivando le milizie di Al Hashd al Shaabi (le milizie a maggioranza sciita protagoniste della riconquista di Tikrit, ndr)”. Ramadi è caduta, ormai era troppo tardi.

isis iraq

Le resa dei conti tra Isis e Hashd

Non pochi hanno pensato che, il presidente iracheno Abadi, non abbia voluto avvantaggiare le milizie sunnite: l’Hashd era pronto a mettere in sicurezza Ramadi, sin dalla presa di Tikrit. Altri, invece, tra cui lo stesso Karim Nouri, portavoce dell’Hashd, hanno spiegato che il ritardo nella mobilitazione dei paramilitari sia da collegare “alla campagna mediatica contro l’Hashd”, colpevole di aver compiuto violenze settarie contro la popolazione sunnita, anche se tali responsabilità sono state ripetutamente negate dai suoi comandanti.

Le “Forze di mobilitazione popolare” (Al Hashd al Shaabi), gruppo militare che opera sotto il controllo del governo iracheno anche se non dipende da esso in senso stretto, è composto per la stragrande maggioranza da sciiti e solo in piccola parte da sunniti. L’Hashd gode dell’appoggio economico dell’Iran, inoltre, molti suoi appartenenti sono stati addestrati da Teheran. Proprio per la “dichiarata” vicinanza alla guida del mondo sciita, l’Isis gli ha dichiarato guerra: a Ramadi sono stati schierati oltre 5mila combattenti.

La battaglia di Ramadi secondo l’analista Hisham Al Haschimi sarà “la resa dei conti tra Daesh (Stato Islamico in Arabo, ndr) e Hashd”.

L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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