Usa: obbligati a difendere un quarto dell’umanità

Pubblicato il 30 Maggio 2015 alle 13:55 Autore: Guglielmo Sano

Usa: considerando tutti i trattati sottoscritti tra il 1947-2014, gli Usa sono “obbligati” a difendere un quarto dell’umanità.

Il mito delle alleanze aggrovigliate

Secondo uno studio condotto dal professore di scienze politiche della Tuft University Micheal Beckley – intitolato “Il mito delle alleanze aggrovigliate” è stato recentemente pubblicato sulla rivista International Security – gli Usa sono “legalmente obbligati” a difendere il 25% della popolazione mondiale.

Stando ai calcoli di Beckley sono 69 in tutto gli stati che, nel caso in cui fossero attaccati, potrebbero contare sull’intervento militare americano. Nello studio si precisa come questi costituiscano il 75% della produzione mondiale mentre la loro popolazione, sommata a quella degli Stati Uniti, arriva a quota 2 miliardi di persone.

Beckley ha preso in considerazione i patti di difesa internazionali – sottoscritti nel quadro dell’appartenenza all’OAS (Organizzazione degli Stati Americani), alla NATO (North Atlantic Treaty Organization) e all’ANZUS (patto di difesa tra Usa, Australia e Nuova Zelanda) – e gli accordi bilaterali come quello firmato con le Filippine (anche se il professore americano sostiene che, pur in mancanza di patti internazionali e accordi bilaterali, gli Usa sarebbero obbligati a “difendere” anche Taiwan e Israele in base ad altri impegni, comunque formali).

usa

“Amicizia con tutte le nazioni”

Il numero di paesi con cui gli Usa si sono impegnati dal punto di vista militare appare ancora più significativo se si considera che il paese si è tenuto alla larga da questo genere di patti per 165 anni – ne venne firmato solo uno con la Francia rivoluzionaria. “Pace, commercio e sincera amicizia con tutte le nazioni, alleanze aggrovigliate (entangling alliances) con nessuno”: questo era l’ideale dei padri fondatori della nazione americana.

Qualcuno ha sottolineato che tale rete di alleanze assomiglia molto a quello che portò allo scoppio della “Grande Guerra”. D’altra parte, Beckley rileva che solo una volta il “gioco delle alleanze”, insieme a una complicata serie di altri fattori, obbligò gli Usa alla mobilitazione militare (guerra del Vietnam). In realtà, gli Stati Uniti hanno finora ignorato tutti i patti di “difesa” (per esempio, nel 1954 non accorsero in aiuto dei francesi a Dien Pien Bhu) a meno che non ci fossero degli “interessi nazionali” in ballo.

A tal proposito, Beckley scrive: “le politiche di sicurezza sono saldamente in mano ai vertici dell’esecutivo”. Spetta, dunque, ai leader del paese gestirle in base ai “core interests” della nazione. Però, precisa lo studioso, questo non vuol dire che non potremmo vedere una guerra tra Usa e Russia (Ucraina) o tra Usa e Cina (dispute territoriali nel Mar Cinese meridionale) nell’immediato futuro; significa che spetterà ai leader Usa capire se rispettare, o meno, l’impegno alla guerra (teoricamente) imposto da un’alleanza.

L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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