Dichiarazioni di trasparenza e riflessione

Pubblicato il 1 Gennaio 2012 alle 09:30 Autore: Matteo Patané
dichiarazione di trasparenza

Nei commenti l’attacco velato alla ricchezza dei Ministri degli articoli diventa aperto, e arriva a toccare un nervo scoperto della società capitalista occidentale: quanto è etico guadagnare una cifra così esorbitante rispetto alla stragrande maggioranza della popolazione? Con il termine etico non si intende naturalmente indagare sulla provenienza più o meno lecita della ricchezza di Monti e della sua compagine, quanto piuttosto interrogarsi sulle basi filosofiche del concetto di proprietà privata.
In un mondo in cui il dogma della crescita infinita sembra quantomai in crisi, in cui le risorse e le ricchezze sono limitate e in cui un accumulo da una parte genera invariabilmente una scarsità dalla parte opposta, non dovrebbe essere fissato un limite alla ricchezza individuale? Ma, dalla parte opposta, se una persona per merito o per fortuna viene in possesso di una simile ricchezza in maniere legali, perché il suo diritto a tale possesso dovrebbe essere messo in discussione?
A complicare e confondere ulteriormente le idee è stata la semplificazione – naturalmente errata – di ragionamento che vuole che poiché i membri del Governo sono dipendenti pubblici, anche quanto guadagnato in precedenza debba essere stato pagato con soldi pubblici. A maggior ragione si è gridato allo scandalo per i redditi principeschi dei membri del Governo, ma la realtà è ben differente: molto pochi di coloro che compongono l’esecutivo avevano in precedenza un incarico pubblico, e nessuno tra quelli con i redditi più alti. L’ipotesi di porre un limite alla ricchezza deve scontrarsi anche con questo importante fattore: i soldi con cui Paola Severino, per citare l’esempio più eclatante, ha costruito il suo reddito 2010 non provenivanodallo Stato, ma da altri privati. Perché dovrebbe essere fissato un tetto ad un simile ammontare? Sulla base di quali vincoli legali?
Lo strumento a disposizione dello Stato per la redistribuzione della ricchezza già esiste, e sono le tasse: attraverso il fisco lo Stato raccoglie la ricchezza dei singoli in un bacino comune e la utilizza per fornire i servizi a cui siamo abituati. La progressività della tassazione è di per sé garanzia che i ricchi finanzieranno i servizi per i più poveri… o almeno così sarebbe in un regime teorico di tassazione, senza evasione ed elusione. Se lo strumento è imperfetto o starato, quindi, è possibile correggerlo, senza andare ad invocare misure che se una persona dovesse subirle non troverebbe poi così gradite.

dichiarazione di trasparenza

Un altro spunto di riflessione generato dalla pubblicazione dei redditi e dei compensi dei Ministri è il fatto che per quasi tutti l’assunzione della carica pubblica ha significato un abbassamento del reddito, per lo meno di quello espressamente monetario. Istintivamente un simile accostamento non può che far pensare all’integrità di persone che rinunciano a maggiori guadagni per servire lo Stato, ma deve tuttavia essere interpretato con la giusta dose di pensiero critico da parte di chi oggi si erge a paladino contro la Casta dei politici. Nel bene o nel male, fare il politico è una professione. Entrare in politica, per una persona normale, significa abbandonare un impiego, spesso senza alcuna garanzia di riaverlo al termine del mandato. Non è solo naturale, ma è anche giusto che la politica debba essere fonte di sussistenza per chi se ne occupa, nel momento in cui se ne occupa. Il rischio è infatti una sorta di deriva di censo, tale per cui solo chi ha alle spalle capitali consistenti potrà permettersi di sedere in Parlamento o in generale assumere cariche pubbliche, segnando un’imperfezione drammatica nella qualità della nostra democrazia. Chiaramente lo scenario prospettato è estremo, ma altrettanto estreme, ad oggi, sono le posizioni di molte persone che guardano alla politica con una certa miopia, pensando non tanto a come la politica dovrebbe funzionare, ma solo ai mali che la classe dirigente italiana ha compiuto negli anni.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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