Crisi greca e uscita dall’euro, il caso delle bufale sull’Islanda

Pubblicato il 29 Giugno 2015 alle 08:00 Autore: Gianni Balduzzi
crisi greca: istogrammi in ordine di dimensione sull'aggiustamento dei conti in Europa

Crisi greca e bufale, il caso del confronto con l’Islanda

Come ha sottolineato Eco  effettivamente l’emergere dei Social Network e dell’informazione sul web ha portato a mettere sullo stesso piano l’opinione di tutti, anche dei più incompetenti, e un effetto collaterale vistosissimo è la diffusione di bufale, tormentoni, luoghi comuni non verificati.

Il caso dell’Islanda, della sua crisi e della sua ripresa, paragonata con la crisi greca, così come quella italiana, è esemplare.

Si è ormai diffusa la convinzione tra la gente comune che l’Islanda ha rifiutato di restituire il proprio debito, e soprattutto di fare quell’austerità toccata ad altri.

La famigerata pagina Informarexresistere  è un esempio.

Gli anti-euro ci si buttano a capofitto:

crisi greca: slogan gilli su foto dell'Ilanda

 

Il Fatto Quotidiano aderisce alla narrazione, che naturalmente vede tutti gli ingredienti che movimenti di estrema sinistra o populisti di tutta Europa amano: la ribellione verso il sistema, in primis le banche, la tecnologia usata in modo anarchico e comunitario (la “Costituzione scritta dalla rete”), il rifiuto dell’austerità

In realtà mancato pagamento del debito riguarda il debito di banche private verso dei privati, non certo di quello pubblico, che è il problema italiano e greco, (e non sappiamo come reagirebbero molti in Italia se la propria banca non garantisse i propri depositi), ma soprattutto paradossali sono le credenze sull’austerità

Peccato che sia tutto falso!

L’austerità in Islanda c’è stata.

Ed è stata la seconda più grande dopo la Grecia.

L’Islanda ha intrapreso una serie di misure tra il 2009 e il 2012 che non potremmo definire in altro modo se non di austerità. E si può verificare tutto dai report del FMI o dell’OCSE.

L’insieme dei provvedimenti intrapresi è stato impressionante.

Questo prospetto, proveniente da un report del ministero delle Finanze islandese presso l’OCSE del 2012 riassume le misure dal lato delle entrate nel corso di 4 anni

crisi greca: tabella con date in alto e misure economiche nei riquadri in basso

Nella sostanza:

l’IVA (VAT) è stata alzata al 25%, la più alta del mondo

– L’aliquota più alta sul reddito (TIP, Top Income Tax) è salita dal 35,7% al 46,2%

– La tassa sui redditi da capitale (CIT) è salita dal 10% al 20%

– La tassa sui redditi d’impresa è andata dal 10% al 15%

– Aumentati anche i contributi per la previdenza, dal 5,34% al 8,65%, e le tasse sulla pesca

– Introdotte nuove tasse, come una patrimoniale, tasse sulle attività finanziarie, tassa di successione, ecc

Queste misure riguardavano solo le entrate, ma pesanti sono stati i tagli delle uscite.

Di seguito dallo stesso report vediamo i tagli in percentuale delle entrate del 2012 nei vari anni

crisi greca: tabella con percentuali e anni di budget in alto

In totale è stato tagliato il 12,7% della spesa primaria reale. Come se in Italia si fosse tagliato più di 80 miliardi di euro.

Non sono è stato risparmiato alcun capitolo di spesa dal welfare, alla spesa dei ministeri, all’istruzione. I salari pubblici e i benefit sono stati congelati per quattro anni in un periodo in cui l’inflazione è stata particolarmente alta a causa della svalutazione del 50% della corona.

Vediamo di seguito la percentuale cumulativa dei tagli alla spesa e degli aumenti delle tasse. Rispetto al PIL l’aumento delle tasse è stato infine del 6% e il taglio delle spese dell’8%

crisi greca: tabella con  percentuali e dati e date in alto

Nel complesso si può misurare quello che è stato l’aggiustamento del budget primario, ovvero senza contare le spese per interessi, corretto per gli effetti del ciclo, ovvero al netto degli effetti della congiuntura economica negativa, che poi è il criterio usato anche dalla Commissione Europea:

crisi greca: istogrammi in ordine di dimensione sull'aggiustamento dei conti in Europa

Come si vede solo la Grecia ha avuto una aggiustamento maggiore, del 18%. L’Islanda viene subito dopo con il 13%.

Si noti come l’Italia abbia avuto un aggiustamento solo del 3,3%, addirittura inferiore di quello medio dell’Eurozona, questo per chi pensa che l’Italia abbia subito una pesante austerità.

Quindi cosa cambia? Perchè l’economia islandese è cresciuta del 2,1% nel 2011, del 1,1% nel 2012, del 3,3% nel 2013 e del 1,9% nel 2014, mentre in questo periodo l’Italia è stata in recessione e la Grecia in una profondissima depressione?

Qualcuno dirà, per il blocco dei capitali e per la svalutazione della moneta, che la Grecia non può mettere in atto. Tuttavia non sono state certo misure indolori per l’Islanda. L’inflazione dopo la svalutazione ha toccato il 18%, e come abbiamo detto i salari sono rimasti fermi, svalutandosi in un modo che in Italia non abbiamo mai sperimentato, visto che anche ai tempi di alta inflazione c’era la famosa scala mobile.

crisi greca: grafico con l'andamento dell'inflazione e gli anni

Quindi non esistono mitiche ricette, vediamo che vi sono Paesi, come l’Islanda o i Paesi Baltici, in cui anche una pesante austerità non ha poi impedito, e per qualcuno ha favorito la ripresa successiva, i miti e i luoghi comuni che girano per la rete non aiutano certo a capire che evidentemente è la capacità produttiva e la competitività intrinseca dei prodotti delle imprese a contare, più di ogni altra cosa. E l’Islanda già da tempo aveva cominciato a diversificarsi, non solo pesca, ma anche produzione di software, biotecnologie, turismo, produzione di alluminio. I frutti di questa tendenza si sono visti dopo la crisi economica.

 

L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
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