Sinai: la battaglia che rafforzerà l’alleanza tra Israele, Egitto e Hamas

Pubblicato il 3 Luglio 2015 alle 12:05 Autore: Redazione

Due giorni fa circa settanta miliziani di Bayt al-Maqqdis, gruppo jihadista del Sinai il quale ha annunciato fedeltà al Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi, hanno assaltato a colpi di mortaio cinque check-point nella città di Sheikh Zuweid, a ovest di Rafah.

Sinai: una strana alleanza

Il Generale Abdel al- Fattah al Sisi ha deciso di rispondere inviando gli F16. La battaglia durata quasi 12 ore ha lasciato sul campo circa 108 morti: tra cui 70 tra soldati, poliziotti e civili, oltre a 38 miliziani. Anche se l’ attacco di ieri rientra nell’ottica dell’espansione dell’IS nella penisola del Maghreb, l’assalto, sebbene perfezionato rispetto ai precedenti, è molto azzardato in quanto non farà che fortificare e giustificare questa strana alleanza che si va via via formando tra Egitto, Israele e Hamas.

Di fatti come ha fatto notare l’ex ministro degli esteri, Davide Frattini, “ se i jet del Cairo hanno potuto volare sul Sinai è solo perché Israele ha concesso il via libera”.

Come è noto l’IS sta pressando il triangolo Egitto-Israele-Gaza. Di questo ne sono consapevoli anche i vertici di Hamas che gli uomini del Califfo hanno promesso di annientare “assieme agli ebrei, al Fatah e a tutti i miscredenti”. Contemporaneamente Hamas deve affrontare l’indebolimento della propria organizzazione.

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Sinai: il vuoto lasciato da Hamas

Quest’ultimo risulta lampante se si considera che durante le ultime fasi del conflitto di Gaza dell’estate scorsa, diversi gruppi antagonisti o scissionisti da Hamas e da Palestinian Islamic Jihad (Pij) avevano adottato una propria strategia, diversa e quasi competitiva rispetto a quella di Hamas. Anche Israele è conscia di tale situazione ed è probabilmente per questo che durante l’ultimo conflitto di Gaza, si decise di non “decapitare“ i vertici dell’organizzazione palestinese. Il vuoto lasciato da Hamas potrebbe essere colmato dai miliziani dello stato islamico.

Gruppi jihadisti del Sinai come Wilayat Sinai, Tawhid wal-Jihad e Mujahideen Shura Council, da tempo affiliati al Califfo al-Baghdadi, hanno già iniziato a tessere una rete di comunicazioni con i gruppi salafiti in competizione con Hamas all’interno di Gaza. Queste tensioni, come fa notare il Research Assistant dell’ISPI, Giuseppe Dentice, non possono che portare ad “un ampliamento della condivisione della minaccia che tocca non solo Israele ma anche e soprattutto Hamas ed Egitto”.

Ugo Tramballi, giornalista de Il Sole 24 Ore, ha fatto notare che, per Israele, la situazione geopolitica ai suoi confini è quasi ideale. Di fatti, Hezbollah è impegnato in Siria, dove Basher- Al Assad è più debole che mai. Addirittura secondo Tramballi con al-Nusra in Siria gli israeliani hanno una trattativa informale per far funzionare una specie di reciproca neutralità. Tuttavia, ogni status quo medio-orientale non è mai definitivo ed il principio di realtà è il comune denominatore di Egitto, Hamas e Israele.

Francesco Migliore

L'autore: Redazione

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