Marò: si apre il processo davanti al Tribunale internazionale del diritto del mare

Pubblicato il 11 Agosto 2015 alle 12:46 Autore: Stelio Pagnotta

Marò: è iniziata ieri ad Amburgo, davanti al Tribunale internazionale del diritto del mare la discussione sulle richieste italiane relative alla questione dei fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, arrestati il 19 febbraio 2012 nello stato del Kerala, in India, con l’accusa aver ucciso due pescatori indiani – Ajesh Pinky, di 25 anni, e Selestian Valentine, di 45 anni – che si trovavano a bordo del peschereccio St. Antony, dopo averli scambiati per pirati.

Marò: il processo di Amburgo

L’Italia aveva avviato le procedure per l’attivazione dell’arbitrato internazionale lo scorso 26 giugno. Fallita la mediazione diplomatica dopo oltre tre anni di tentativi, il nostro governo ha deciso dunque di percorrere la strada giuridica, strada però tutt’altro che semplice. L’iter appena iniziato infatti è particolarmente complesso e l’arbitrato vero e proprio non avrà inizio prima di fine agosto e potrà avere tempi molto lunghi.

La prima udienza, benché le parti abbiano ricordato la tradizionale “amicizia” che lega i due paesi, si è aperta con toni molti forti. In attesa della costituzione della corte  arbitrale, l’Italia ha avanzato due richieste preliminari: la prima è che l’India si astenga dall’esercitare ogni forma di giurisdizione. La seconda invece relativa alla rimozione delle restrizioni alla libertà personale per i due fucilieri di marina. “La giurisdizione è nostra, chiediamo il rientro di Girone, cui va il nostro pensiero, e la permanenza di Latorre in Italia affinché possa completare la fase di recupero”  ha dichiarato Francesco Azzarello, agente del governo italiano dinanzi ai giudici.

L’ambasciatore ha poi proseguito: “Girone è trattato come un ostaggio, costretto a restare in India nonostante non sia stato ancora incriminato visto che Delhi lo considera una garanzia che Latorre tornerà alla fine della sua permanenza in Italia”, chiudendo con affermazioni durissime : “I marò non sono ancora stati incriminati di alcun reato dalla giustizia indiana. Ma l’India dimostra di disprezzare il giusto processo ritenendoli già colpevoli”.

marò

Marò: tempi lunghi

Altrettanto aspra e decisa la replica dell’India: “Definire Girone un ostaggio è inappropriato e offensivo, a Delhi gode di una vita confortevole; E la salute di Latorre potrebbe migliorare nei prossimi mesi consentendogli di tornare”. Inoltre secondo la tesi sostenuta a Delhila storia italiana omette aspetti cruciali e distorce la realtà su una vicenda che non è stato un incidente di navigazione, ma l’omicidio di due indiani commesso da due italiani”.

Nelle osservazioni scritte poi il comportamento dell’Italia viene definito “in malafede per non aver mantenuto promesse solenni”. Il testo fa riferimento al periodo delle elezioni politiche del 2013 quando la giustizia indiana permise ai Marò di rientrare in Italia. Il governo italiano annunciò poi che non sarebbero tornati in India, ma dopo le proteste indiane i due fucilieri vi tornarono nei tempi previsti dagli accordi.

Per oggi è prevista un’ulteriore udienza in cui le parti risponderanno alle rispettive domande e l’Italia presenterà le richieste conclusive. La decisione sulle richieste preliminari del Tribunale Internazionale del diritto del mare è attesa entro due – tre settimane. L’Itlos dovrà quindi decidere se ha giurisdizione sul caso e se le richieste italiane sono ammissibili. In caso di esito positivo sarà costituito il tribunale arbitrale vero e proprio le cui sentenze sono definitive e obbligatorie. Il rischio però è che i tempi per arrivare ad una soluzione definitiva siano ancora molto lunghi.

L'autore: Stelio Pagnotta

Classe 1988, laureato in giurisprudenza ho frequentato un master in management della comunicazione pubblica. Scrivo per diletto,amo lo sport, concilio queste due passioni collaborando con la sezione sportiva del termometro politico.
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