Riforme, Lotti avverte la minoranza: “Pronti a rivolgerci ad altri per farle passare”

Pubblicato il 11 Settembre 2015 alle 19:23 Autore: Andrea Turco
a sinistra il sottosegretario luca lotti e a destra denis verdini entrambi in giacca e cravatta

I mal di pancia di Ncd, la fermezza della minoranza Pd. La partita che si gioca sulle Riforme è più in bilico che mai e tutto ruota intorno all’ormai famigerato articolo 2. I ribelli capitanati da Pier Luigi Bersani lo vorrebbero modificare in toto, i renziani rispondo picche. Alla fine “quando sarà il momento deciderò io” afferma oggi il presidente del Senato Pietro Grasso. “So – aggiunge – che c’è un tavolo in cui si prospettano le varie ipotesi e le varie tesi; sono molto fiducioso”.

Il tavolo a cui si riferisce il presidente di Palazzo Madama è quello intavolato ieri dal capogruppo al Senato del Pd, Zanda. Durerà fino a martedì anche se le parti rimangono sempre distanti. Così distanti che il sottosegretario Luca Lotti arriva a minacciare: “Questa è una riforma che dobbiamo portare a termine e se siamo costretti a rivolgerci ad altre forze politiche per farlo lo faremo“. “Sono disposto a discutere con i nostri parlamentari purchè non si arrivi a bloccare le riforme a ripartire da zero. Noi – ripete – non ci fermeremo e non ci interessa se alcuni senatori non la pensano come noi. Dobbiamo fare le riforme, anche l’Europa ci guarda e quindi entro i primi giorni di ottobre arriveremo in Senato e porteremo a casa questa importante riforma”.

Denis Verdini e i suoi sono stati messi in allerta (Lotti lo ha incontrato pochi giorni fa).

Il pericolo che Ncd si sfaldi è reale anche se Lotti non se ne cura: “La fronda Ncd? Non è un problema nostro ma dell’Ncd che, per altro, ha già dichiarato di voler votare questa riforma e l’ha già fatto”. Saranno dunque decisivi i prossimi giorni di incontri. Ma soprattutto sarà decisivo Pietro Grasso che avrà l’ultima parola sull’articolo 2. Sarà emendabile (come auspica la minoranza Pd) oppure no?

Secondo il giurista Gianluigi Pellegrino, vale la prima opzione. “Le modifiche apportate dalla Camera sono concettuali e sostanziali, incidono sul peso da dare a Regioni e Comuni nella composizione del Senato; e composizione del Senato e natura del mandato sono due facce della stessa medaglia: per questo il Senato deve ripronunciarsi su tutti gli aspetti dell’articolo 2“. Scenario che Renzi preferirebbe evitare.

L'autore: Andrea Turco

Classe 1986, dopo alcune esperienze presso le redazioni di Radio Italia, Libero Quotidiano e OmniMilano approda a Termometro Politico.. Dal gennaio 2014 collabora con il portale d'informazione Smartweek. Su Twitter è @andreaturcomi
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