Brexit: le 4 condizioni poste da Cameron per restare nell’UE

Pubblicato il 12 Ottobre 2015 alle 13:19 Autore: Emanuele Vena
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Il governo britannico si appresta alla sfida con l’Unione Europea. A rivelarlo è il quotidiano Telegraph, che svela come l’esecutivo guidato da David Cameron stia preparando un progetto in 4 punti, condizioni da presentare a Bruxelles e ritenute imprescindibili per la permanenza del Regno Unito nell’Unione, scongiurando il cosiddetto Brexit.

Stando alla documentazione pubblicata dal Telegraph, le condizioni sarebbero molto stringenti, tali da mettere in serio pericolo la concezione di UE così come è stata sino ad oggi, minandone le fondamenta.

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Brexit, le 4 condizioni poste da Cameron

Tra le clausole, vi è quella di escludere il Regno Unito da qualsiasi progetto riguardante un futuro “superstato europeo”. Confermata e dunque ampliata la concezione intergovernativa dell’UE portata avanti da Londra, a scapito di qualsiasi visione prettamente sovranazionale e volta al depotenziamento dei singoli stati membri.

Non meno stringente la richiesta di non considerare più l’Euro come la valuta ufficiale dell’UE, aprendo la strada ad un’Unione multivalutaria e “mantenendo la legittimità” della Sterlina.

Forte anche la clausola avanzata sul piano normativo, con la previsione di una sorta di “cartellino rosso” che garantirebbe ai parlamenti nazionali la possibilità di bloccare direttive ritenute indesiderate.

Ultima – ma non per importanza – la richiesta di una nuova struttura per l’UE, tale da non porre in secondo piano i 9 Paesi fuori dall’Eurozona (Regno Unito in primis, ovviamente) ed evitare che “vengano dominati” dai 19 membri a moneta unica.

Secondo gli esperti, le proposte avanzate da Londra potrebbero non avere vita facile, rischiando un lungo iter negoziale, che potrebbe andare oltre la data del referendum sul Brexit, inizialmente prevista nel 2017 ma che potrebbe essere anticipata all’autunno 2016.

Intanto, le ultime rilevazioni condotte dagli istituti demoscopici confermano lo stato di incertezza. Nonostante i dati di Ipsos Mori – che a giugno evidenziava una stragrande maggioranza degli elettori (61%) a favore della permanenza nell’UE – e le quote di Paddy Power (che danno l”IN” favorito sull'”OUT”), gli ultimi dati di YouGov e Survation danno margini molto più stretti, con un paio di punti di vantaggio per l’IN (Survation) o l’OUT (YouGov).

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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