Sawiris: un miliardario salverà l’Egitto?

Pubblicato il 29 Ottobre 2015 alle 12:56 Autore: Guglielmo Sano
sawiris egitto

Sawiris: dieci giorni fa si è svolta la prima fase della tornata che dovrebbe consegnare all’Egitto un’assemblea generale che manca dal 2013. Fu sciolta dopo la deposizione dell’ex presidente, legato ai Fratelli Musulmani, Mohammed Morsi. Sono andati alle urne 14 governatorati, il 22 e il 23 novembre toccherà agli altri 13. Dei 596 seggi che comporranno il parlamento: 448 saranno assegnati direttamente ai candidati risultati vincenti, altri 120 saranno attribuiti alle liste di partito, invece, ai restanti 28 si accede per nomina presidenziale. I candidati che non otterranno la maggioranza assoluta al primo turno andranno al ballottaggio, che si svolgerà il 27 e il 28 novembre. Dunque, i risultati definitivi non si conosceranno prima di dicembre.

Il dato che più ha caratterizzato il primo turno è stato sicuramente la scarsissima affluenza: solo il 26,5% della popolazione si è recato alle urne. Tuttavia, anche un’altro aspetto sta catturando l’interesse dei media egiziani e, soprattutto, internazionali: il successo del partito “Per amore dell’Egitto” capeggiato dal miliardario Naguib Sawiris.

Sawiris: “più libertà, basta anarchia”

Naguib Sawiris, il terzo uomo più ricco del paese proprietario di un vero e proprio impero dei media e delle telecomunicazioni (il “Berlusconi d’Egitto” è recentemente salito agli onori della cronaca chiedendo che gli venisse venduta un’isola da cui gestire l’accoglienza dei migranti), intervistato da Le Monde ha mostrato soddisfazione per i risultati del suo partito. Il “Partito degli egiziani liberi” è nato perché “le voci dei laici e liberali rimanessero in vita” ha detto Sawiris spiegando l’importanza di quest’ultimo voto: “mi sono reso conto che dei fascisti religiosi volevano prendersi il paese, approfittando del vuoto di potere lasciato dalla rivoluzione del 25 gennaio (che porto alla deposizione di Mubarak, ndr)”.

Tuttavia, deposto Morsi e messi fuorilegge i Fratelli Musulmani il “pericolo islamista” è ormai stato sventato ha sottolineato sempre Sawiris, che poi ha ricordato come siano stati pochissimi i candidati salafiti (corrente radicale dei sunniti) a superare il primo turno elettorale. Intanto, però, il “nuovo” fatica comunque ad avanzare dalle parti de Il Cairo visto che nel suo partito di ex figure del Pnd (l’ex partito di Mubarak) non ne mancano (“non sono corrotti” ha assicurato), oltre al fatto che, per quanto partito liberale e laico, è parte di una coalizione favorevole ad Al Sisi e capeggiata dall’ex capo dei servizi segreti Sameh Seif Elyazal.

“I nostri candidati sono fedeli al partito, non alla coalizione. Il popolo egiziano capirà presto che noi siamo un partito ragionevole, razionale e fedele al popolo, non al governo” risponde alle accuse Sawiris. D’altra parte, “noi non vogliamo entrare in collisione con il regime, perché la situazione in Egitto è troppo fragile. Vogliamo dare consigli al regime e poi abbiamo un programma da difendere”. Il partito del miliardario, alla luce dei risultati odierni, a dicembre potrebbe essere quello più rappresentato in parlamento. Conforta che una voce “liberale” stia diventando così forte, ma come la mettiamo con il costante attacco alla libertà di stampa condotto dalle autorità egiziane? “Noi saremo la voce di chi vuole più libertà, ma a una condizione: basta scioperi che paralizzano il paese, basta anarchia o battaglie non costruttive” ha risposto Sawiris a chi lo accusa di non esporsi contro i “bavagli” di Al Sisi.

L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
Tutti gli articoli di Guglielmo Sano →