PIL Italia, al Sud nel 2014 il calo del reddito è stato 3 volte la media

Pubblicato il 3 Dicembre 2015 alle 08:00 Autore: Gianni Balduzzi
PIL Italia , barre con colori diverso e contributo all'occupazione

PIL Italia, il Sud nel 2014 il calo del reddito è stato 3 volte la media

I dati sul PIL li conosciamo, il calo, un po’ a sorpresa, del 2014, dello 0,4%, e l’attuale aumento dello 0,9%.

Sono però dati nazionali, che nel nostro caso rappresentano solo pallidamente la realtà. Sappiamo come siano enormi le differenze regionali, probabilmente le più ampie d’Europa all’interno di uno stesso Paese.

E ciò ci viene confermato dall’ISTAT che ha ora pubblicato il dettaglio dei dati del 2014, l’ultimo della grande crisi.

PIL Italia, Milano, Trento e Bolzano in cima alla classifica della ricchezza

La seguente mappa ci dice bene dove si concentra la ricchezza in Italia. Nel 2014 erano Val D’Aosta, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Lombardia le regioni più benestanti. Si noti invece la crisi del Piemonte, con un PIL inferiore a quello toscano o umbro:

PIL Italia , mappa delle regioni italiane

 

In effetti il Piemonte sembra solo di pochissimo superiore alla media italiana, ma l’attenzione principale va naturalmente al Mezzogiorno: Puglia, Campania e Calabria sono  le regioni con il PIL pro capite minore, meno della metà di quello della Lombardia per esempio, 16,2 migliaia di euro contro 35.

 

PIL Italia , barre orizzontali con statistiche sulle regioni

E l’elemento più preoccupante è che durante il secondo capitolo della grande recessione sono state proprio queste regioni meridionali quelle che hanno avuto i cali maggiori del PIL tra il 2012 e il 2014: vicino al 3% il calo in Abruzzo, Calabria e Campania. La Valle d’Aosta invece è riuscita a crescere del 1,9%.

I redditi da lavoro seguono un modello simile a quello del PIL, con la differenza che lo scarto tra regioni del Sud e del Nord è inferiore, la Calabria con 28,8 migliaia di euro contro il 39,9 della provincia di Bolzano.

PIL Italia, barre orizzontali sul reddito

PIL Italia ed occupazione, al Sud il maggiore calo di posti di lavoro

Una differenza in effetti limitata, ma che nasconde il vero gap, che è nel numero di occupati: del resto non si poteva avere il rispetto dei contratti collettivi nazionali e tassi di occupazione simili a quelli settentrionali allo stesso tempo.

E anzi, è proprio al Sud che gli occupati sono calati maggiormente: a fronte di una stabilità a livello nazionale in Campania son scesi dell’1,3%, in Puglia del 2,1% mentre è il Centro Italia che se l’è cavata meglio, sia come PIL che come occupazione, il Lazio ha visto salire del 1,4% il Prodotto Interno Lordo, bene anche le Marche,

PIL Italia, barre orizzontali con statistiche

Chiaramente il calo dell’occupazione si è tradotto in una riduzione dei consumi, che tra il 2011 e il 2014 è stata del 6%, superiore di quella del PIL (5%), ma come al solito si è trattato della media del pollo: il 6% nazionale si è tradotto in un 8,4% in meno al Mezzogiorno, con un -9,3% in Calabria, -9,1% in Abruzzo, -8,8% in Sicilia, mentre in Lombardia e in Emilia Romagna si calava solo del 4,8% e 4,5%.

PIL Italia, al Sud il crollo trascinato dall’agricoltura

Cosa ha provocato questi cali? Abbiamo già visto che il calo occupazionale ha colpito di più i giovani, ma dal punto di vista settoriale quali aree produttive sono state più coinvolte?

Forse nella differenza settoriale vi sono le variazioni più ampie di tutte: è l’agricoltura, al sud evidentemente meno produttiva e competitiva, che è crollata al mezzogiorno, -6%, mentre al Centro e al Nord Ovest il calo sia in termini di PIL che di occupazione è stato, e qui non è una sorpresa, nelle costruzioni.

PIL Italia, tabella con percentuali  d crescita

Si è salvato il settore dei servizi, che rappresenta la gran parte del PIL, che non ha visto cali di occupazione, tranne, appunto al Sud.

Ma vediamo regione per regione quali sono stati i settori che hanno più pesato nella recessione di quegli anni:

In Puglia e in Calabria si è fatto sentire il calo del settore agricolo, che si è aggiunto a quello del commercio e delle costruzioni, presente anche nelle altre aree. Proprio in queste due regioni è più grave il problema del caporalato e il calo dei margini e la crisi del settore non può certo migliorare le cose.

Bene il settore finanziario e le attività professionali al Centro Nord, anche se queste sono normalmente concentrate in alcuni importanti centri, come Milano, e non diffuse, come l’industria, più presente in provincia, e alle presse con una crisi occupazionale che ha picchiato duro in Abruzzo, Liguria, Piemonte, regioni che dipendono moltissimo dall’attività manifatturiera.

PIL Italia , barre con colori diverso e contributo all'occupazione

A dispetto della crisi che attanaglia Roma con il processo per mafia capitale all’inizio, il Lazio è la regione che ha affrontato meglio la crisi economica, con un aumento in tutti i settori tranne costruzioni e industria, che comunque lì conta poco. Piuttosto i servizi hanno avuto buone performances, ottime se paragonate a quelle delle altre regioni. Uno dei tanti paradossi di questa crisi.

L'autore: Gianni Balduzzi

Editorialista di Termometro Politico, esperto e appassionato di economia, cattolico- liberale, da sempre appassionato di politica ma senza mai prenderla troppo seriamente. "Mai troppo zelo", diceva il grande Talleyrand. Su Twitter è @Iannis2003
Tutti gli articoli di Gianni Balduzzi →