Schengen, tutto quello che c’è da sapere

Pubblicato il 27 Gennaio 2016 alle 17:47 Autore: Giacomo Salvini
schengen

Mentre continua la strage di migranti sulle coste turche e greche (altri 5 morti e 16 dispersi nella giornata di ieri), gli Stati membri dell’Unione Europea si azzuffano sulle sorti di Schengen. Con il vertice informale dei ministri dell’Interno di lunedì scorso ad Amsterdam sono state avviate tutte le procedure per l’attivazione dell’articolo 26 del codice Schengen che, secondo una modifica del 2013, permetterà agli Stati membri di poter ripristinare il controllo alle proprie frontiere per un massimo di due anni con verifiche ogni 6 mesi. Ad oggi i paesi ad aver ripristinato i controlli sono 6: Austria, Germania, Francia, Norvegia, Svezia e Danimarca. Ma secondo l’Ansa la soluzione è condivisa da “una larga maggioranza” dei 28. Tra questi però non c’è l’Italia. “Mettere in discussione l’idea di Schengen significa uccidere l’idea di Europa” ha scritto il premier Matteo Renzi nella sua ultima e-news proprio lunedì. “Il bisogno di sicurezza è un valore primario, irrinunciabile – è il pensiero del Presidente del Consiglio – ma garantirlo con la chiusura non funziona. Se vogliamo più sicurezza, lavoriamo a livello militare, diplomatico, politico”.

Schengen, Renzi-Merkel: vertice sui migranti

E proprio a questo proposito, Renzi venerdì volerà a Berlino per incontrare la Cancelliera tedesca Angela Merkel dopo gli ultimi screzi tra Roma e Berlino e, soprattutto, tra Roma e Bruxelles delle ultime settimane. Secondo quanto riporta la Stampa Renzi nella riunione con i capigruppo di ieri avrebbe presentato un piano ancora “embrionale” per uscire indenne dalle sabbie mobili del caso Schengen: per evitare infatti che l’Italia diventi un “campo profughi” a cielo aperto (pericolo possibile con l’abolizione di Schengen in molti paesi), il premier italiano avrebbe deciso di puntare non più sulla ricollocazione dei migranti ad oggi fallita miseramente ma ad un piano con gli altri partner dell’Unione per “rispedire nella patrie d’origine i tanti che non hanno diritto all’asilo”.

schengen

Ricollocamento, i numeri di un fallimento annunciato

Il piano di ricollocamento dei migranti approvato a settembre dal Consiglio Ue sta infatti procedendo a passo di lumaca. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) i migranti sbarcati in Grecia dall’inizio di gennaio sono ben 46mila (solo ieri 1.887) mentre in Italia sono 2.200. Tuttavia ad oggi, secondo i dati forniti dalla Commissione Europea, i ricollocamenti dall’Italia sono solo 257 sui 39.600 previsti mentre quelli dalla Grecia sono 157 su 66.400. “Numeri da condominio” è stata la reazione del ministro dell’Interno Angelino Alfano. Ieri intanto è arrivata la notizia, per voce del ministro dell’Interno Mariusz Blaszczak, che la Polonia porrà il veto su qualunque piano di ricollocamento dei migranti economici. Varsavia infatti ha accettato la richiesta di accogliere non più di 7mila richiedenti asilo (ma non migranti economici) fino alla fine del 2017.

Panebianco: polizia di frontiera e investimenti in Medio Oriente

Così, mentre la Commissione avvia l’iter per ripristinare i controlli alle frontiere per i prossimi due anni, gli altri paesi si interrogano sulle possibili soluzioni. Infatti una chiusura totale dei confini della maggioranza degli Stati membri potrebbe mettere in crisi tutti quei paesi che si oppongono all’abolizione temporanea di Schengen. Angelo Panebianco, politologo e editorialista di punta del Corriere della Sera, stamani sul quotidiano di via Solferino parla di “legge del ‘danno sfasato’”. Ossia: “non paga mai chi rompe il vaso e i cocci restano sempre a qualcun altro”. “Una classe politica di governo può benissimo rendersi conto del danno che un certo evento (come, per l’appunto, la fine di Schengen) arrecherebbe nel medio termine al proprio Paese – spiega Panebianco – ma resta il fatto che oggi quell’evento genera consenso e quindi il politico pensa di doverlo perseguire. Quando arriveranno i danni, probabilmente, al governo ci sarà già qualcun altro”. Nell’editoriale il politologo ipotizza anche alcune delle possibili soluzioni sul tavolo: una polizia comune di frontiera e “un piano di investimenti in Medio Oriente e Africa per bloccare i flussi migratori”. Ma, per ora, questi provvedimenti non sembrano essere all’ordine del giorno. Almeno a Bruxelles.

schengen mappa

Migranti, Danimarca: ok del Parlamento al sequestro dei beni

Ma non c’è solo il caso frontiere a preoccupare le principali Cancellerie europee. In questo periodo conta soprattutto la percezione delle opinioni pubbliche nazionali, da non indisporre in periodo di crisi economica e campagne elettorali alle porte. Così ieri il Parlamento danese ha approvato a larga maggioranza (81 favorevoli su 109 votanti) una legge che permette di sequestrare i  beni dei migranti sopra la soglia dei 1.340 €. Il valore di denaro e gioielli servirà per “coprire le spese di accoglienza”. Una pratica del genere è già in vigore da tempo in Svizzera, come ha riportato dieci giorni fa la televisione pubblica STF, che ha applicato una soglia ancora più bassa: vengono confiscati tutti i beni sopra i 1000 franchi svizzeri, ossia 915 €.

Giacomo Salvini

Twitter @salvini_giacomo

L'autore: Giacomo Salvini

Studente di Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze. 20 anni, nato a Livorno. Mi occupo di politica e tutto ciò che ci gira intorno. Collaboro con Termometro Politico dal 2013. Su Twitter @salvini_giacomo
Tutti gli articoli di Giacomo Salvini →