Fratelli d’Italia: è tensione tra gli ex An

Pubblicato il 29 Gennaio 2016 alle 09:10 Autore: Gabriele Maestri
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Sembra non conoscere pace il destino degli ex militanti di Alleanza nazionale appartenenti, per un motivo o per l’altro, a Fratelli d’Italia: coloro che, pur restando nel partito, avevano dato vita nei mesi scorsi al movimento Azione nazionale, sono stati deferiti dal presidente nazionale Ignazio La Russa all’organo di garanzia del partito e rischiano sanzioni, compresa forse l’esclusione da Fdi.

Tutto, in fondo, era iniziato alcuni mesi fa, dopo l’assemblea della Fondazione An che lo scorso ottobre aveva concesso al partito guidato da Giorgia Meloni l’uso – senza limiti di tempo – del simbolo di An, battendo il progetto diverso portato avanti dal gruppo “dei quarantenni”, vicino a Prima l’Italia e a Gianni Alemanno. Già all’indomani della conta, i sostenitori della mozione sconfitta avevano lamentato in Fdi “un’incredibile manovra di commissariamento” dei dirigenti vicini alle loro posizioni; a quelle mosse, poche settimane dopo, avevano risposto varando Azione nazionale – nome e simbolo riecheggianti An – per cercare di allargare il perimetro della destra italiana e la dirigenza del partito non aveva condiviso l’iniziativa.

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Fratelli d’Italia: è tensione tra gli ex An

Il nuovo casus belli è stato una lettera, inviata alle massime cariche di Fdi da iscritti e dirigenti membri pure di Azione nazionale. Il documento arrivava dopo le ultime dichiarazioni della Meloni, parse un passo indietro sulla strada delle primarie per scegliere il candidato sindaco del centrodestra a Roma (primarie in “discontinuità con le esperienze fallimentari del passato già bocciate dagli elettori” e solo per “chi dichiara di condividere i principi e i programmi della coalizione”): il gruppo aveva chiesto di convocare subito gli organi dirigenti di Fratelli d’Italia per discutere e decidere sulle primarie, da statuto “metodo principale di indicazione delle candidature agli organi istituzionali di ogni livello”.

La stessa missiva, peraltro, è stata inviata da Ignazio La Russa, presidente dell’assemblea nazionale di Fdi, alla commissione nazionale di garanzia del partito “per ogni opportuna valutazione”. Il problema sarebbe legato alla “doppia iscrizione” dei firmatari della lettera (oltre che a un probabile mancato rinnovo del tesseramento a Fdi entro il 2015): l’appartenenza ad Azione nazionale, in particolare, sarebbe incompatibile con l’adesione a Fratelli d’Italia nel momento in cui la prima “implica l’intenzione conclamata di operare al di fuori delle posizioni assunte da Fdi-An”, di promuovere o sostenere liste concorrenti o gruppi autonomi negli organi elettivi, costituendo tutto ciò una violazione statutaria.

Gli autori della lettera, ovviamente, l’hanno presa malissimo e hanno reagito con una nota, a prima firma di Marco Cerreto, membro della direzione nazionale di Fdi e portavoce di Prima l’Italia. Le accuse ricevute sono controbattute, anche in punto di statuto (documento nel quale l’associazionismo risulta favorito e non scoraggiato e la decadenza dall’iscrizione si ha solo con due anni di mancato pagamento delle quote); Azione nazionale nega anche di avere promosso liste elettorali contrapposte a Fdi e di avere costituito propri gruppi consiliari autonomi solo “in situazioni particolari da esaminare caso per caso”. Per Cerreto e gli altri “ad una richiesta di democrazia come la convocazione delle primarie si risponde con un atto disciplinare burocratico e autoritario, ennesimo segnale di una volontà del vertice di Fratelli d’Italia di chiudersi politicamente e organizzativamente in se stessi”, quando all’assemblea della Fondazione An l’impegno era di cercare l’unità di tutta la destra.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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