Situazione Ucraina: nuovi echi di rivoluzione a 2 anni dall’Euromaidan

Pubblicato il 24 Febbraio 2016 alle 12:20 Autore: Gabrielis Bedris
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Situazione Ucraina: nuovi echi di rivoluzione a 2 anni dall’Euromaidan

Il secondo anniversario della rivoluzione Maidan era il giorno per ricordare le vittime, deporre i fiori intorno agli improvvisati memoriali in Piazza Maidan a Kiev, accendere le candele e rimpiangere coloro che sono morti, che sono ricordati come i “Cento Celestiali”. Ma sabato, infangando la memoria di quella che è stata definita “la rivoluzione della dignità”, gli eventi hanno preso una brutta piega. Decine di nazionalisti, milizie in uniforme e alcuni con le maschere, con intenti rivoluzionari, si sono riuniti nella piazza nel cuore di Kiev.

Questo è un momento angoscioso per l’Ucraina, e certi eventi contribuiscono solo a peggiorare un quadro già di per sé drammatico. A partire dagli avvertimenti del FMI , che ha minacciato di bloccare il piano di salvataggio economico in caso di mancato contrasto da parte di Kiev alla piaga della corruzione. Inoltre, i combattimenti con i ribelli filo-russi nella parte orientale del paese si sono intensificati, con violazioni quotidiane del cessate il fuoco lungo tutta la linea del fronte.

La legittimità del governo è in discussione. La scorsa settimana, il presidente Petro Poroshenko ha incoraggiato il governo a dimettersi. Il sostegno pubblico per il presidente sta evaporando: solo il 17 per cento degli ucraini approva ciò che sta facendo, secondo un sondaggio Razumkov. Il procuratore generale del paese, Victor Shokin, ha confermato le sue dimissioni.

In piazza ovviamente, gli attivisti paramilitari provano a sfruttare la precarietà della situazione. Sabato pomeriggio, circa 50 uomini in uniforme hanno occupato l’hotel Kozatskyn e davanti al Parlamento hanno issato una forca con l’immagine del primo ministro. La musica da requiem, diffusa nella piazza in memoria degli eccidi di due anni fa, era appena percettibile per il fracasso dei manifestanti che urlavano: “Rivoluzione!”, mentre i microfoni chiamavano a raccolta i passanti.

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Situazione Ucraina, i nuovi manifestanti: chi sono e cosa vogliono

Gli organizzatori del “Terzo Maidan” si sono presentati come Forze Rivoluzionarie di Destra (RPC). Il loro capo, Roman Stoika, un ex poliziotto, che è stato licenziato dal Ministero degli Interni nel 2009, è legato ad un gruppo di contrabbandieri.

Nel 2013, la polizia ha arrestato Stoika con l’accusa di contrabbando di sigarette verso l’Europa. Il leader delle proteste di questo fine settimana non è mai stato menzionato durante la rivoluzione della dignità; ma il suo nome è apparso molto più tardi, in una serie di scontri tra la polizia e la milizia radicale di Pravy Sektor – nazionalisti di estrema destra – a Mukachevo, un villaggio in Ucraina occidentale.

Due anni fa il movimento Maidan era composto da attivisti civili, studenti professionisti e artisti. Questa volta, i manifestanti sono milizie di movimenti nazionalisti, veterani di guerra e alcuni discutibili personaggi con precedenti penali.

La domenica, il giorno della ricorrenza, i manifestanti hanno iniziato a lanciare mattoni e ciottoli contro le finestre di Alfa Bank e Sberbank, due banche russe. Dopo aver rotto i vetri sono entrati e hanno demolito gli uffici. Molti cittadini ucraini, alla vista degli atti vandalici, hanno lanciato il sospetto che il cosiddetto “Terzo Maidan”, in realtà non fosse altro che l’ordine del giorno dei separatisti pro-Mosca.

“Non percepisco sincerità in questi manifestanti”, ha riferito Galina Odnorog, uno dei leader della società civile. “Se vogliono boicottare la Russia, basta solo non comprare i suoi prodotti, non sfasciare le banche. La cosa migliore è semplicemente quella di ignorarli, questi sono puri provocatori che giocano a favore di Putin. Non mi sorprende che il sito web “Primavera russa” domani non dia ampio spazio a queste notizie. È pur vero che siamo stressati con questo governo, ma pensare ad un nuovo “Maidan” è irreale”.

Domenica sera, decine di membri della milizia che occupavano l’hotel, hanno marciato in fila lungo la strada che porta alla sede del battaglione d’estrema destra, Azov. “Non stiamo progettando di lasciare Maidan – ha spiegato uno di loro.

L'autore: Gabrielis Bedris

Nato a Vilnius in Lituania, ho esercitato la professione di avvocato per 25 anni, ora opero come consulente giuridico in Ucraina, Kiev. Iscritto all’ordine dei giornalisti in Ucraina, collaboro in Italia con Termometropolitico e altre riviste, scrivo giornalmente sul mio blog: bedrisga.worldpress.com
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