Mutui banche, che cosa cambia

Pubblicato il 3 Marzo 2016 alle 18:39 Autore: Giacomo Salvini
mutui banche

Mutui banche, che cosa cambia

Il governo Renzi ha una spina nel fianco perpetua: le banche. Prima il bail in che tanto ha fatto dannare la coppia Renzi-Boschi, poi la riforma del credito cooperativo (anch’essa non priva di polemiche), ora l’atto del governo n. 256 che – recependo una direttiva Ue del 2014 – prevede, tra le altre cose, l’introduzione del “patto marciano”: ovvero la possibilità per una banca di espropriare e rivendere, senza passare da un giudice (oggi è obbligatorio), la casa di un mutuatario che risulta inadempiente nel pagamento del mutuo per 18 rate (anche non consecutive). Se l’immobile non copre il mutuo, si continua a pagare. Tutto questo naturalmente potrà avvenire solo se esplicitamente previsto dal contratto di acquisto. Fino a ieri la norma presentata dal governo il 21 gennaio era passata in sordina e solo pochi giornali ne avevano dato notizia, poi è successo il pandemonio. La Commissione Finanze della Camera infatti ieri doveva esprimere il proprio parere (non vincolante) sul decreto legislativo del governo ma i grillini hanno impedito la votazione occupando i banchi della Commisione e protestato in maniera vibrante in aula durante il question time. Tutto rimandato alla prossima settimana, ma anche il governo dopo la “gazzarra” dei 5 stelle ha fatto retromarcia per bocca del viceministro dell’Economia Enrico Zanetti che ha aperto a possibili modifiche.

Mutui banche, cosa prevede la norma

L’articolo incriminato è il 120 Quinquiesdecies dell’atto n.256 del governo. La norma – si legge nell’introduzione al testo – ha lo scopo di “velocizzare il processo di escussione delle garanzie (ovvero l’esproprio della casa, ndr)” destinato ad andare all’asta come prevede il Testo Unico Bancario e quindi ad essere comunque espropriato al mutuatario che non paga il mutuo. Inoltre come ha spiegato stamani Vito Lops sul Sole 24 Ore la norma non è retroattiva, come hanno detto in molti, e l’unica novità apportata sta nell’esclusione del giudizio di un tribunale prima della vendita dell’immobile

“Il Testo Unico bancario – datato 1993 – stabilisce che ‘la banca può invocare come causa di risoluzione del contratto il ritardato pagamento quando lo stesso si sia verificato almeno sette volte, anche non consecutive’. La grossa novità della direttiva non è quindi il tema dei ‘sei cartellini gialli’ consentiti al cattivo pagatore, quanto quello di impedire che una banca – che in ogni caso, sia secondo le norme vigenti che in base a quelle future non ha alcun interesse ad arrivare all’estrema ratio, cioè all’iscrivere in bilancio una sofferenza – impieghi in media sette anni (come accade ora) per trasformare quella sofferenza in liquidità. La norma non tocca i vecchi contratti, ma solo quelli nuovi e solo se questa clausola verrà inserita di comune accordo tra le parti.”

Il ruolo dell’Abi

Nonostante la smentita del Presidente Antonio Patuelli (“la norma non è stata richiesta da noi”) l’Associazione Bancaria Italiana (Abi) sembra aver giocato un ruolo determinante nell’estensione del testo. O perlomeno di aver messo in campo un’operazione di moral suasion nei confronti del governo. Come ha rivelato stamani Il Fatto Quotidiano infatti durante l’audizione alla Camera del direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, risalente al 29 febbraio scorso era stata auspicata l’approvazione di norma per “rendere più celere, efficace ed efficiente il recupero del credito” con “procedure concorsuali ed esecuzioni individuali ed escussione delle garanzie passibili”. Tradotto dal “burocratese”: l’espropriazione della casa per coloro che non pagano il mutuo. “Con il decreto del Governo sulle banche non c’è il rischio di avere la casa pignorata, è una direttiva europea, non è stata richiesta dall’Abi” è stata la reazione di Patuelli dopo le prime polemiche. “Ho studiato il documento del governo – ha concluso il Presidente di Abi – che recepisce la direttiva e non riguarda fatti passati ma eventualità, possibilità per il futuro. È una cosa lasciata alla libera contrattazione tra famiglie e istututi bancari e non riguarda il passato e i crediti deteriorati”.

Mutui, la polemica politica

La bagarre parlamentare è esplosa nella giornata di ieri con “l’okkupazione” della Commissione Finanze da parte dei deputati a 5 stelle. “#LaCasaNonSiTocca” è stato l’hashtag divenuto in poche ore virale sul web lanciato dai pentastellati. Durante il question time i grillini hanno esposto cartelli tutti uguali con scritto “la casa non si tocca” o “#semitocchilacasa”, atto che ha portato all’espulsione di 3 deputati pentastellati (Marco Brugnerotto, Ivan Della Valle e Nicola Bianchi) e del democratico Emanuele Fiano reo di aver inveito contro il banco della Presidenza. Anche le altre forze di opposizione protestano. Fratelli d’Italia ha organizzato per oggi un sit-in a Montecitorio. Sulla vicenda è intervenuta a gamba tesa anche Forza Italia che chiede a gran voce di rivedere il provvedimento. “La norma che favorisce la requisizione delle case da parte delle banche va rivista – ha detto ieri il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri – È ovvio che i mutui vanno pagati ma chi è in già forte difficoltà non deve essere vittima di norme ancora più semplici e automatiche che lo sbatterebbero in mezzo a una strada. È assurdo vedere banche generose con imprenditori e speculatori che non restituiscono i soldi e poi severissime nei confronti di famiglie che faticano a pagare il mutuo”. Nella serata di ieri infine è arrivato il dietrofront di Zanetti che si è reso “disponibilissimo” a modificare la norma. Palazzo Chigi deve essersela vista brutta.

Giacomo Salvini

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L'autore: Giacomo Salvini

Studente di Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze. 20 anni, nato a Livorno. Mi occupo di politica e tutto ciò che ci gira intorno. Collaboro con Termometro Politico dal 2013. Su Twitter @salvini_giacomo
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